Terra Madre2009

SCHEDA FILM

Terra Madre

Anno: 2009 Durata: 78 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:Ermanno Olmi

Specifiche tecniche:HD

Tratto da:-

Produzione:SLOW FOOD, GIAN LUCA FARINELI PER CINETECA DI BOLOGNA, BEPPE CASCHETTO PER ITC MOVIE IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA

Distribuzione:BIM

ATTORI

Vandana Shiva nel ruolo di Se stessa
Ampelio Bucci nel ruolo di Se stesso
Marco Rizzone nel ruolo di Se stesso
Pier Paolo Poggio nel ruolo di Se stesso
Aldo Schiavone nel ruolo di Se stesso
Carlo Petrini nel ruolo di Se stesso
Carlo Petrini (II) nel ruolo di Se stesso
Maurizio Gelati nel ruolo di Se stesso
Angelo Vescovi nel ruolo di Se stesso
Omero Antonutti nel ruolo di Voce narrante
 

SOGGETTO

Olmi, Ermanno

TRAMA

A luglio del 2006 Carlo Petrini ha invitato Ermanno Olmi a far conoscere gli esempi positivi posti in essere da alcune comunità agricole in varie parti del mondo e dai presìdi Slow Food perchè la terra non sia depredata e distrutta dalla chimica. Olmi ha iniziato le riprese in occasione del Forum mondiale dei contadini tenuto a Torino nell'ambito di Terra Madre 2006, incontro mondiale delle comunità del cibo, in coincidenza con il Salone del Gusto (26-30 ottobre 2006). Ha poi organizzato il lavoro di alcuni fedelissimi che sono andati in giro per il mondo al seguito dei contadini che avevano partecipato a Terra Madre. Lo scopo non era quello di far vedere un mondo in via di estinzione quanto piuttosto mostrare la poesia e le suggestioni che scaturiscono dal lavoro e dalle vite di quanti ancora rispettano la terra. Tutto ciò guardando al futuro.

CRITICA

"Questo film è nato per volontà di Carlo Petrini e Luciana Castellina". Dalle note di regia: "Un tempo in India c'erano 200mila qualità di riso e garantivano la sopravvivenza perché la varietà comportava diversi gradi di resistenza alle intemperie. Oggi con la globalizzazione ce ne sono 200 e sono sempre a rischio." "Nel documentario di Olmi non manca l'exemplum, anzi le iniziative controcorrente si moltiplicano, ma abituati come siamo all'ipercementificazione del nostro ambiente circostante, che arricchisce soltanto pavidi imprenditori e amministratori locali, 'Terra Madre' sembra risultare esteticamente, quindi eticamente, un film fatto di fuori campo, in cui la macchina da presa stringe dove vuole per lasciare fuori dall'inquadratura il Suv di qualche contadino dirimpettaio. Bucolico e leggiadro, 'Terra madre' è selezione di buoni intenti, senza fornire, volontariamente e nonostante le barricadere parole di Petrini, iniziative politiche collettive sul territorio locale per uscire dal seminato: 'in Italia negli ultimi diciassette anni è stato cementificata un'area pari a tutto il Lazio e l'Abruzzo. Sempre a scapito di terreni rurali e agricoli tradizionali. Se non difendiamo questi territori e la sovranità alimentare di un paese, di un popolo, di una comunità, dove andremo a finire?' Basteranno Celentano che canta in chiusura di film 'Un albero di trenta piani' Olmi e Piavoli a rimirare le api con una focale lunga come in 'Microcosmos' e Petrini con gli ottimi prodotti slow food a costi proibitivi, per invertire il trend internazionale del totale disinteresse per la difesa dell'agricoltura tradizionale?" (Davide Turrrini, 'Liberazione', 7 febbraio 2009) "C'è tutta la visione del mondo di Ermanno Olmi nel film documentario Terra madre: la nostalgia della cultura contadina, l'amore per la terra e per i suoi frutti, l'infinita riproposizione del patto che lega l'uomo alla natura. Ma c'è anche la denuncia di tutto ciò che scardina l'armonia tra l'essere umano e il creato, ovvero lo sfruttamento insensato delle risorse che sta letteralmente consumando la Terra. E per questo, oltre a essere un'opera di poesia, l'ultimo lavoro del grande regista è soprattutto un documento politico nel senso più alto del termine. (...) Terra madre sembra davvero racchiudere il pensiero di un uomo ottimista per disperazione. Un uomo capace di non arrendersi al peggio della vita perché in grado di vedere anche nelle brutture uno spiraglio di speranza per l'umanità. Una speranza che in questo caso sta tutta nei volti e nel lavoro di quei contadini che in ogni angolo del pianeta ancora resistono a quella che Olmi chiama "la delittuosa politica di sfruttamento esasperato e devastante dei suoli fertili, unica risorsa per il cibo di tutti i popoli. Una testimonianza eroica di eterna e leale alleanza con la natura e i suoi frutti. Un'alleanza che non ha barriere di lingue, divisioni di ideologie e religioni, né confini di Stati". (...) Non si tratta di indicare come soluzione l'isolamento, la chiusura, l'estremismo di scelte difficilmente accettabili oggi, ma di segnalarne la possibilità. Per questo, l'ultima parte del film documentario - certamente la più suggestiva e poetica - racconta un anno di lavoro di un contadino della valle dell'Adige. Solo le immagini e i suoni della natura, disturbati di tanto in tanto dal volo radente di un elicottero o dal più lontano rombare di un jet, a ricordare un progresso che qui sembra superfluo. È la narrazione di semplici gesti quotidiani, del paziente e faticoso lavoro della terra scandito dal lento ritmo del giorno e della notte e dall'alternarsi delle stagioni. Alla fine non si ha l'impressione che il messaggio sia racchiuso in un nostalgico ritorno al passato. Al contrario, l'idea forte è che quel passato vada intelligentemente rielaborato per divenire un obiettivo." (Gaetano Vallini, 'Osservatore Romano', 6 maggio 2009) "E' come se la via Gluck non fosse più il ricordo di un cantautore, ma il progetto di una nuova città. E' come se il "Viaggio lungo la valle del Po", l'inchiesta che Mario Soldati compì già negli anni Cinquanta per raccontare un'Italia che stava scomparendo, non fosse la testimonianza di un passato ma il progetto di un futuro. Ermanno Olmi ci è riuscito. Questo magnifico ottantenne si è dimostrato molto più allegro, ottimista, vivo, vitale e ansioso di futuro di molti suoi colleghi." (Steve Della Casa, 'Rivista del Cinematografo', maggio 2009) "'Terra madre' ripesca forse per caso un vecchio titolo di Alessandro Blasetti (1931), un film fascio-stracampagnolo di ben altro carattere. Qui è in gioco la sopravvivenza stessa del pianeta. Più che girato direttamente, il film è concepito e composto da Olmi, che ha sguinzagliato per l'occasione sodali vecchi e nuovi, fra i quali Maurizio Zaccaro in India e l'eremita Franco Piavoli a registrare foglia per foglia come crescono le culture sotto i Monti Lessini. Si comincia da una pittoresca cronaca della seconda edizione del meeting mondiale Terra madre (Torino, ottobre 2006) animato da Carlo Petrini di Slow Food. Un altro Carlo, quello d'Inghilterra, si aggira anche lui da convinto militante ecologico fra le centinaia di delegati venuti da ogni parte del mondo per confrontarsi sul tema fondamentale: è possibile cambiare il corso delle cose? (...) Intervengono storici, sociologi, contadini, gente comune. E intanto la macchina da presa spazia in varie parti del mondo fornendo immagini a supporto, a volte struggenti a volte incantevoli. A differenza che nei prodotti Disney, qui non c'è patina, niente animaletti antropologici che danzano: c'è la realtà nuda e cruda ed è già abbastanza per fare spettacolo nel rapido trascorrere dall'informazione, dalla polemica e dalla denuncia alla poesia più rarefatta. Bellissima la frase fiduciosa di uno studente del Massachusetts che ha creato un orto modello: «Le piccole cose diventano grandi cose». Potrebbe essere il motto di tutta la sorprendente carriera, non solo cinematografica, di Ermanno Olmi, che da autore minimalista è pervenuto ai massimi problemi." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera, 8 maggio 2009)

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