SOGGETTO

SCENEGGIATORE

MUSICHE

MONTAGGIO

SCENOGRAFIA

TRAMA

Durante una spedizione in una remota giungla africana, John Greystoke e sua moglie muoiono in un incidente di elicottero mentre conducono delle ricerche su un misterioso meteorite. Solo il figlio, il piccolo J.J., soprannominato Tarzan, sopravvive all'incidente. Un gruppo di gorilla trova il piccolo tra i resti dell'elicottero, lo soccorre e lo cresce come se fosse uno di loro. Tarzan diventa grande imparando la dura legge della giungla e dopo dieci anni incontra un altro essere umano, la coraggiosa e bella Jane Porter. Tra i due è amore a prima vista. Ma le cose si complicano quando William Clayton, in viaggio in Africa con Jane, rivela le sue vere e avide intenzioni. Tarzan, diventato un uomo diverso da tutti gli altri, dovrà fare appello all'istinto sviluppato nella giungla e a tutto il suo ingegno per proteggere la sua casa e la donna che ama.

CRITICA

"La variante rispetto alla saga di Edgar Rice Burroughs consiste nell'attualizzazione della vicenda all'oggi e in un sottointreccio filoecologista alla 'Avatar', con un cattivo imprenditore che vuole impadronirsi di una forma d'energia piovuta dal cielo. Una quindicina d'anni dopo il cartoon Disney sull'Uomo-scimmia, il popolare 'franchise' è ripreso da uno studio di Monaco di Baviera in una versione che non brilla per sceneggiatura e bombarda lo spettatore di sequenze sensazionalistiche. L'impressione è quella di un film d'animazione con un quarto d'ora di autonomia gonfiato a dismisura (come i muscoli di Kellan Lutz, il modello-attore che presta la voce a Tarzan). Ben riuscite, invece, le scene in motion-capture con gli animali (molto più interessanti dei personaggi umani) e le variopinte scenografie di foresta tropicale." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 marzo 2014) "Spiacerà a coloro che magari si aspettavano un bel cartoncione alla Disney e invece si ritrovano un pretenzioso prodotto germanico, indigesto anche formalmente. Perché (da buon germanico) assolutamente privo di umorismo (una barba specie per il pubblico piccino). Eppoi non è un vero cartone, la tecnica è quella del motion picture ( un incrocio bastardo tra l'animated e il live) che ha rovinato casse e reputazione di non pochi grandi del cinema (da Zemeckis e Spielberg)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 6 marzo 2014) "Bizzarro esempio di animazione digitale in motion capture, ovvero con veri attori stilizzati al computer. Un gioco rischioso, che alla lunga stanca, ma sulla breve distanza colpisce per la tecnica prodigiosa. La storia è arcinota. (...) i manichini fanno rimpiangere la statua Johnny Weissmuller." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 6 marzo 2014)