Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese2010

SCHEDA FILM

Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese

Anno: 2010 Durata: 111 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Stephen Frears

Specifiche tecniche:-

Tratto da:graphic novel "Tamara Drewe" di Posy Simmonds (edizioni nottetempo)

Produzione:RUBY FILMS, IN ASSOCIAZIONE CON NOTTING HILL FILMS, WESTEND FILMS, BBC FILMS E THE UK FILM COUNCIL

Distribuzione:BIM (2011) - DVD: 01 DISTRIBUTION/BIM HOME VIDEO (2011)

ATTORI

Gemma Arterton nel ruolo di Tamara Drewe
Roger Allam nel ruolo di Nicholas Hardiment
Bill Camp nel ruolo di Glen McCreavy
Dominic Cooper nel ruolo di Ben Sergeant
Luke Evans nel ruolo di Andy Cobb
Tamsin Greig nel ruolo di Beth Hardiment
Charlotte Christie nel ruolo di Casey Shaw
Jessica Barden nel ruolo di Jody Long
James Naughtie nel ruolo di Intervistatore
John Bett nel ruolo di Diggory
Josie Taylor nel ruolo di Zoe
Bronagh Gallagher nel ruolo di Eustacia
Pippa Haywood nel ruolo di Tess
Susan Wooldridge nel ruolo di Penny Upminster
Amanda Lawrence nel ruolo di Mary
Alex Kelly nel ruolo di Madre di Jody
Cheryl Campbell nel ruolo di Lucetta
Emily Bruni nel ruolo di Caitlin
Joel Fry nel ruolo di Steve Culley
Lois Winstone nel ruolo di Fran Redmond
Lola Frears nel ruolo di Poppy Hardiment
Patricia Quinn nel ruolo di Hippy sofisticato
Tom Allen nel ruolo di Vinaio
Walter Hall nel ruolo di Militare
Zahra Ahmadi nel ruolo di Nadia Patel
 

SOGGETTO

Simmonds, Posy
 

SCENEGGIATORE

Buffini, Moira
 
 

MONTAGGIO

Audsley, Mick
 

SCENOGRAFIA

MacDonald, Alan

TRAMA

Tamara, un tempo timida e bruttina, da quando vive a Londra ha completamente stravolto il suo look così come il suo modo di essere ed è diventata una vera femme fatale, oltre che una brillante e celebre giornalista. Quando Tamara torna a Ewedown, il suo paese natale, per vendere la casa della madre, la gente del posto, tra cui la sua vecchia fiamma Andy, stentano a riconoscere in lei il 'brutto anatroccolo di un tempo e ovunque lei vada mette in moto un processo di invidia, scandali e pettegolezzi per la sua ambizione, la sua indipendenza e il suo sex appeal. In realtà, nel paese Tamara si sente un timido e vulnerabile pesce fuor d'acqua. Avrà veramente dimenticato chi era e chi amava?

CRITICA

"Divertimento campagnolo, liberamente ispirato a 'Via dalla pazza folla' di Thomas Hardy passando per il fumetto di Rosy Simmonds (dopo 'Chéri', tratto da Colette, è un bel salto). Molto divertente la residenza per scrittori tra le mucche, con la padrona moglie di un romanziere di successo che tiene a pensione una banda di scribacchini e aspiranti tali. Due ragazzine innamorate di una rock star mettono in moto l'intreccio. Sì, c'è anche il bel giardiniere con i pettorali in vista." ('Il Foglio', 18 maggio 2010) "Per fortuna che c'è Tamara. Scrittori adulteri, adolescenti cospiratori, rockstar imbecilli, campagna inglese bellissima e neutrale, mucche pezzate impazzite, 'Tamara Drewe' (fuori concorso) è una tragicommedia che Stephen Frears lascia dilagare a volte nella farsa a volte nell'operetta, applaudito alla proiezione per la stampa internazionale. I personaggi di Frears vengono dal graphic novel di Posey Simmonds e dal romanzo di Thomas Hardy 'Via dalla pazza folla', ed entrano nella galleria della quotidiana promiscuità, della senilità sottaniera, del sacrificio muliebre, dell'idolatria dei famosi, della vanità dei mediocri. Non prende parte e si può vedere e raccontare da diversi punti di vista." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 18 maggio 2010) "È un film delizioso, e che forse il festival ha realizzato un autogol mettendolo fuori concorso. Si ispira a un fumetto, ma non è un film di supereroi. (...) E' una fiaba, ambientata in un lussuoso 'ostello' per scrittori in crisi, e imperniata su storie di corna multiple che esplodono quando nel paesino torna 'Tamara Drewe', la rampolla di una famiglia che è emigrata a Londra, si è rifatta il naso ed è diventata bellissima. Il film è divertentissimo, anche se nel finale prevede morti e feriti e una carica di mucche degna di un western!" (Alberto Crespi, 'l'Unità', 19 maggio 2010) "Amori, tradimenti, risate, colpi di scena e applausi a scena aperta per il secondo film inglese, dopo 'Another Year', visto al Festival: 'Tamara Drewe', diretto da Stephen Frears e interpretato dall'emergente Gemma Arterton, una bellezza castana di cui sentiremo ancora parlare, già attrice teatrale scespiriana e Bond Giri in 'Quantum of Solace'. L'eclettico regista di 'My Beautiful Laundrette', 'The Queen', 'Chéri' porta sullo schermo una graphic novel molto popolare lontanamente ispirata a 'Via dalla pazza folla' di Hardy." (Gloria Satta, 'Il Messaggero', 18 maggio 2010) "Finalmente, 'Tamara Drewe' nelle due versioni, grafica (...) e filmica (2010), già presentata al festival di Cannes fuori concorso. (...) Posy Simmonds, la sua geniale autrice, 64 anni, nota per una serie di libri per bambini (Mondadori ha pubblicato 'Le nozze di cioccolato') carica di premi, ha iniziato a scrivere e disegnare storie adulte nel 1977. Grande successo di critica e 'lettori' ha avuto Gemma Bovery (in Italia pubblicato dieci anni fa da Hazard), uscito a strisce quotidiane (100) sul Guardian, una satira del romanzo di Flaubert, come l'amara Drewe si ispira all'enfatico 'Via dalla pazza folla' di Thomas Hardy, già diventato un filmone in costume più di quarant'anni fa, protagonista Julie Christie. (...) Se il romanzo grafico è irresistibile, il film nella sua semplicità britannica è sorprendente per ironia e bravura degli attori. (...) Quello della cineTamara è il bel ritratto di una ragazza qualsiasi di oggi, che, ispirata da un cartoon, come altre dalla televisione o dalla pubblicità, non riesce comunque a cambiare (peggiorare, migliorare?) il mondo, in questo caso la vita immobile di un sonnolento villaggio di campagna (inglese), con le trame di sempre, adulteri, divorzi, sogni infranti, presunzioni spente, e naturalmente sesso e pettegolezzi, il tutto modernizzato (peggiorato, migliorato?) da cellulari e computer." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 4 gennaio 2011) "Divertente e cinico, campagnolo e raffinato, nero e frustrato dentro ma caldo e assolato nel paesaggio, antico e moderno, tutto un ossimoro, il film di Frears si gode per il sapore piccante, la satira precisa degli ambienti, la diversità dei toni, Oscar Wilde con le galline, il perfido patetismo che guarda alla società letteraria. Ma è fin troppo pieno di probabilità e imprevisti, di cose, di libri (molto Hardy appunto), di ripicche, rimorsi, di persone e animali, tante mucche (nella scena più a fumetto) e un cane baricentro dell'incastro. Inglese, dialogato a più voci e più insulti, il racconto si fa scudo dei bei panorami che nascondono umane cattiverie e si avvale di un ottimo cast perfidamente british dove si notano la sfacciata vittima della plastica Gemma Arterton (ex Bond girl), Roger Allam, Luke Evans, Jessica Barden e Charlotte Christie, bambinaccia così odiosa, perfida, amorale che sembra uscita da vecchie calunnie contro-firmate da Lillian Hellman e William Wyler." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 5 gennaio 2011) "L'anno al cinema comincia bene. Con una fine commedia un po' nera di Stephen Frears tratta da un romanzo a fumetti di Posy Simmonds che, in cifre moderne, si ispirava, sempre ambientandosi ovviamente nel Dorset, al romanzo ottocentesco di Thomas Hardy 'Via dalla pazza folla'. (...) Frears, grazie anche ad un'abile sceneggiatura scritta per lui da Moira Buifin, molto nota nei teatri anglosassoni, ha seguito con scioltezza e con brio tutti questi intrecci - colpi di scena, gelosie, tradimenti, un lieto fine sul tema del ritorno all'ovile - svolgendoli, con modi eleganti, spesso sulla falsariga dei disegni proposti dai fumetti, sia nella reinvenzione delle facce (...), sia nell'evocazione colorita e ispirata di quelle cornici del Dorset, dalla primavera all'inverno, che tanta parte hanno già avuto nella tradizione letteraria e figurativa britannica. Un simpatico gioiellino. Aperto ai sentimenti caldi (anche con pagine di sesso), prodigo di momenti di tensione, disseminato di dialoghi sprizzanti ad ogni svolta vitalità, freschezza, emozioni, umorismo. Li pronunciano degli interpreti tutti convincenti e colorati. Nei panni (pochi) di Tamara c'è una seducente giovane attrice inglese, Gemma Arterton, divisa anche lei, come quasi tutti i suoi colleghi, fra cinema, televisione e teatro." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 5 gennaio 2011) "Oggetto gradevole e misterioso 'Tamara Drewe: Tradimenti all'inglese'. Merito di Stephen Frears, che con la sua abilità e il suo talento ci ha insegnato che a volte, se sei un eccellente regista, la forma può prevalere sul contenuto. Ma Tamara Drewe non è, come altri suoi film, soprattutto recenti, (solo) un esercizio di stile, ma un gustoso gioco tra finzione e realtà sulla provincia e la percezione "sociale" della bellezza. Il viso angelico e malizioso di Gemma Arterton, attrice sottovalutata che sa percorrere quel filo sottile che passa tra melodramma e commedia, è il veicolo di una dark comedy che prende a piene mani dalle atmosfere da fumetto - la storia originale è di Posy Simmonds, autrice della graphic novel omonima (...) - e un po' anche da Hitchcock. E ovviamente da Thomas Hardy (...) e il suo 'Via dalla pazza folla', da cui entrambi traggono ispirazione. Un buon mix a cui Frears regala il suo tocco: laddove chiunque avrebbe potuto rovinare un fragile equilibrio, lui ha saputo dosare gli ingredienti di una storiella appetitosa. Anche grazie a uno storyboard, di fatto, già pronto. E seguito con accuratezza quasi pedante." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 5 gennaio 2011) "Se sono sempre Relazioni pericolose, possono essere decisamente divertenti: formato bucolico e registro sentimentale, Stephen Frears conferma. (...) Da parte sua, Frears dimentica la stucchevolezza del precedente 'Chéri' e opta per una dark-comedy dove tutto può succedere ¿ le vacche caricano stile western! ¿ e molto riuscire: cast affiatato, drammaturgia affinata, a fare una magra figura è solo la borghesia, trascurata dal cinema british e qui presa a frizzi e schiaffi. Sì, possiamo riconoscerci, soprattutto, ridere." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 6 gennaio 2011) "Un 'autore' da portarsi sulla proverbiale isola deserta? Noi scegliamo Stephen Frears. Chi altro può vantare, oggi, una raffica di titoli più vari e seducenti? Se l'eclettismo è una forma del talento almeno quanto l'ossessione per un mondo preciso, il 67enne Frears può stare tranquillo. (...) Se proprio vogliamo una costante, valida anche per i film meno riusciti di Frears (vedi 'Chéri'), dovremmo invocare gli amori azzardati, pericolosi, fuori squadra. E in 'Tamara Drewe' ce n'é un'intera serie, incastrati uno dentro l'altro in equilibrio instabile. (...) Difficile essere più beffardi e crudeli di Frears in materia di asservimento alle mode (e agli ormoni), dittatura delle apparenze e del successo materiale, culto del proprio miserabile e pompatissimo Ego. Ma Tamara Drewe non cede nemmeno un istante al moralismo facile, manipolando i personaggi come burattini. Al contrario: malgrado il tono al limite della caricatura, Frears e i suoi attori prodigano tesori di finezza e di aderenza psicologica per rendere tutta quella confusione insieme dolorosa e irresistibile. Una commedia agra come se ne vedono poche. E una frustata di energia." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 gennaio 2010) "Alla base di 'Tamara Drewe' ci sono le strisce create da Posy Simmonds ispirandosi a 'Via dalla pazza folla' di Thomas Hardy. (...) Stephen Frears (...), scelti la cornice e i bravi attori in spirito di rispetto verso il fumetto, si rifà per lo stile alla classica-black comedy britannica, tipo l'hitchcockiano 'La congiura degli innocenti'. Il tutto realizzato con il giusto mix di ritmo, cattiveria e ironia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 7 gennaio 2011) "Rifugio di scrittori frustrati in crisi d'ispirazione, un villaggio rurale è sconvolto dal ciclone 'Tamara Drewe', giovane giornalista che si presenta in minishort e dalle grazie irresistibili. Da una graphic novel di Posy Simmonds, illustratrice al quotidiano 'Guardian', una commedia sexy sui (molti) vizi e le (scarse) virtù dei britannici intellettuali che, a tratti, ricorda un Woody Allen con un pizzico di volgarità in aggiunta. Abituato a scorrazzare tra epoche, generi e stili differenti, Stephen Frears si prende una piacevole vacanza in campagna stigmatizzando, di passaggio, un repertorio di ipocrisie e falsità. Il tutto costruito intorno al corpo statuario di Gemma Arterton." (Roberto Nepoti, 'Repubblica', 8 gennaio 2011)

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