SUGAR BABY1985

SCHEDA FILM

SUGAR BABY

Anno: 1985 Durata: 86 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:PELEMELE MUNCHEN

Distribuzione:MIKADO FILM (1988) - DELTAVIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

Marianne vive a Monaco di Baviera: ha 40 anni, è una sciatta grassona che lavora presso una impresa di pompe funebri, lavando e vestendo i cadaveri. Donna sola e golosissima, divora cioccolato e paste, quasi a compensare la propria vita grigia e deludente. Nel vagone della metropolitana la colpisce un giorno il timbro di voce del conducente e a lei viene la curiosità di conoscerlo. Si apre per Marianne un capitolo inatteso: studia le tabele dei turni di lavoro, segue le mosse del conducente al capolinea e apprende molti dettagli sulle sue abitudini. Quello ha una moto e, quando rincasa, trova una moglie stanca del proprio lavoro, sgradevole e senza affetto. Marianne, che per fare le sue ricerche si è messa in ferie, alla fine lo blocca in una stazione, gli offre un dolcetto acquistato a un distributore automatico, lo porta a casa, lo colma di premure e di tenerezze, si abbiglia e si fa bella per lui. Per i due è uno splendido sogno (la moglie essendo partita per due settimane di vacanza) e loro se lo godono a pieno, saziandosi di un amore senza prublemi. Rientrata all'improvviso la moglie del conducente questa colpisce Marianne selvaggiamente, umiliandola, mentre il marito assiste vilmente muto e annichilito alla penosa scenata, per poi tornare subito al domicilio coniugale. Si direbbe che la breve parentesi di felicità della tenera Marianne sia stata brutalmente chiusa. Ma questa eccola di nuovo vicino ai binari della metropolitana, nell'atto di offrire sorridendo un dolcetto.

CRITICA

"Un film tedesco con qualche merito. Realizzato da un regista, Percy Adlon, che già con il suo primo film, 'Celester' sulla governante di Proust, si era fatto apprezzare per l'intensità e la sensibilità dei suoi modi di rappresentazione. Anche qui protagonista è una donna, una grassona sulla quarantina che lavora, a Monaco di Baviera, in un'agenzia di pompe funebri. I suoi soli ideali sono la televisione e il cibo. Dopo si addormenta di schianto e il mattino dopo ricomincia il suo lugubre lavoro. Un giorno, però, nel suo quotidiano tragitto in metropolitana, è colpita, e affascinata, dal tono di voce con cui un giovane conducente annuncia le singole stazioni. La sua vita, e anche il suo aspetto, cambiano di colpo. Anche per merito di due interpreti che, pur alle prese entrambi con parti indubbiamente ingrate, si propongono sempre con solida evidenza. Soprattutto Marianne Sagebrecht, una nota esponente dell'underground teatrale bavarese, capace di essere allo stesso tempo ridicola e patetica, con una carica umana manifestata spesso anche solo con i silenzi, grazie a una mimica in apparenza opaca in realtà mobilisssima. Il suo partner è Eisi Gulp, un mimo ballerino molto apprezzato nei cabaret di Monaco. Deve essere quasi soltanto un uomo oggetto e ci riesce con il distacco del 'nonsense'. Metà come in Beckett, metà come in Brecht." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 23 Gennaio 1988) "Regista austriaco di teatro, cinema e televisione che già si era messo in luce qualche anno fa con una densa e colta trascrizione di 'Celeste', biografia della governante di Proust, Percy Ablon racconta questa storia con occhio distaccato e delicato, ironico eppur appassionato, sempre rispettoso verso i personaggi, ma lucido e critico verso il mondo e la società in cui vivono. La carta vincente del film è comunque Marianne Sagerbrecht, attrice teatrale che a Monaco ha svolto un importante funzione nel settore dell'avanguardia e della controcultura. Al di là dell'apparente naturalismo della sua recitazione, c'è fra l'attrice e il personaggio che interpreta una distanza critica che Carmelo Bene chiamerebbe probabilmente smedesimazione." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 1 Aprile 1988) "Tre anni fa, al Festival EuropaCinema di Rimini, costituì una bella sorpresa quest'opera alquanto singolare, oltre che assai divertente, scritta e diretta dal tedesco Percy Adlon, già autore del pregevole 'Céleste', che riguardava gli ultimi mesi di vita di Marcel Proust sotto il conforto e la dedizione della sua governante Céleste Albaret. Ora, sulla scia del successo che nel frattempo 'Sugarbaby' ('Zuckerbaby' nell'originale) ha ottenuto negli Stati Uniti, il film è stato finalmente riscoperto anche per il pubblico italiano, che può godere della più originale e bizzarra love story che sia mai stata concepita. (...) Nella parte conclusiva, il film un poco si inceppa nel motivare, sotto il doppio profilo psicologico e sociologico, i comportamenti della protagonista, con le sue ossessioni e fissazioni. Ma quanto precede è condotto dal regista con grande estro e delicatezza, dove non guasta nemmeno il kitsch ostentato nelle scenografie di Matthias Eleller e, soprattutto, nella fotografia dai colori zuccherosi di Johanna Heer, la videoartista che fu anche preziosa collaboratrice di Amos Poe per 'Subway riders'. Se poi, a tratti, l'artificio formale tende a stabilire un certo distacco dalle vicende intime e felici dei due amanti, pur sempre interviene a coinvolgerci la maniera portentosa in cui l'attrice Marianne Sagebrecht (presa in prestito dai teatrini eccentrici di Monaco) disegna con il giusto ingenuo candore, oltre che con la pingue presenza fisica, il suo delizioso personaggio. Affiancata da Eisi Gulp con non minore aderenza e sicurezza." ('Il Corriere della Sera', 30 Settembre 1988)

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