Sud1993

SCHEDA FILM

Sud

Anno: 1993 Durata: 92 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, SOCIALE

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:MARIO E VITTORIO CECCHI GORI PER CECCHI GORI GROUP, TIGER CINEMATOGRAFICA, PENTA FILM, MAURIZIO TOTTI PER COLORADO FILM PRODUCTION

Distribuzione:PENTA - DVD CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

L'avventura di tre disoccupati meridionali e di un disoccupato eritreo che s'impossessano della scuola-seggio elettorale di Marzamemi, paese siciliano più a Sud d'Italia, all'alba di una domenica elettorale, in segno di ribellione contro i brogli organizzati da un politico locale. Casualmente si trovano a tenere con sé (ostaggi oppure ospiti) la figlia del deputato che è il più forte candidato alle elezioni e il suo fidanzato. I quattro vengono circondati da un numero spropositato di carabinieri e alla fine catturati.

CRITICA

"Questi quattro, però, a differenza degli otto di 'Mediterraneo', non hanno quasi mai fisionomie molto precise salvo, forse, quello che ha finito per guidarli, Ciro, pieno di risentimento, di frustrazioni, di rivolte. Gli altri rischiano di confondersi, affidati un po' a degli stereotipi, e così la figlia per metà ribelle del deputato che alla fine denuncerà i brogli elettorali del padre, e così il suo accompagnatore borghese, appena sbozzato e solo in superficie. Qualche contrasto nel gruppo è disegnato con una certa finezza, ma i toni ed i modi - nonostante, all'inizio, una certa agilità di ritmi e molta cura nelle immagini - risentono troppo dei graffi del nostro cinema civile di trent'anni fa, senza mai, però rinverdirli. In parecchi momenti, tra quei luoghi chiusi, la vicenda ristagna, i caratteri non sono dinamici abbastanza per movimentarla e solo l'intervento di un reporter televisivo d'assalto, convocato per fare più o meno ad arte un po' di pubblicità alla protesta, strappa qualche sorriso divertito, in cifre che, pur abbastanza sottotono, tendono a sfiorare la beffa. Gli interpreti, comunque, hanno spesso un piglio giusto, soprattutto Silvio Orlando, un Ciro prima depresso, agli inizi anche patologicamente, poi a poco a poco caricato, fino a esplosioni addirittura concitate. La figlia del deputato è Francesca Neri, con qualche buona espressione, specie in chiavi ferigne, il padre, abbastanza di maniera, è Renato Carpentieri, il reporter Tv è Claudio Bisio: il solo che, un po', faccia spettacolo. Non dimentico, però, le canzoni rap dei "99 Posse" di Napoli e del collettivo "Assalti Frontali" di Roma; forse sono la cosa più nuova del film, almeno al cinema." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 16-10-93) "In un film svincolato da posizioni 'preparate', che non assomiglia a nessun altro (e, questo, è titolo di merito), Salvatores suggerisce - incoraggia e insieme nega - una possibilità di rivalsa da parte dei dannati della terra. E la individua, oltre che nei propositi pur monchi dei personaggi e nella solidarietà dei paesani che occupano la piazza nel corso della rivolta battendo gran colpi su bidoni, nella musica rap, in un'arte povera che ha scelto di trovare uno spazio fuori dai circuiti di diffusione della merce culturale. Pur servendosene anche Salvatores, stavolta, ha puntato su una produzione dai costi contenuti. Questo conferma la (relativa) novità del sogno 'rivisitato' dal regista milanese. Si vedrà, adesso, se esso è soltanto suo, una questione privata, o se è condiviso dalle ultime generazioni di spettatori." (Francesco Bolzoni, 'L'Avvenire', 15 10-93) "Un gruppo di persone rinserrate in un luogo chiuso assediato da una minaccia esterna, il rivelarsi ed evolversi delle diverse personalità ed esperienze, il nascere di conflitti e simpatie, il variare degli stati d'animo dalla depressione all'euforia alla malinconia, fino allo scioglimento della vicenda. Con 'Sud' Gabriele Salvatores, narratore della generazione quarantenne in fuga, Oscar per 'Mediterraneo', campione d'incassi con 'Puerto Escondido' (unico film italiano nell'elenco dei primi dieci successi della stagione '92-'93), fa un film politico, cambia personaggi: e sceglie una forma drammaturgica classicamente teatrale, usata in infiniti film americani, usata da lui stesso nel 1985 nella messa in scena di 'Comedians', per dare una struttura alla storia d'una rivolta forte e confusa, senza altro scopo che esprime l'esasperazione e la protesta, senza altro possibile risultato che restituire ai rivoltosi un senso di dignità dell'esistere, una fiducia nel fare. Cinematograficamente, è molto ben costruita l'avventura di tre disoccupati meridionali e del disoccupato eritreo che s'impossessano della scuola seggio elettorale del paese siciliano più a Sud d'Italia all'alba di una domenica elettorale, che per caso si trovano a tenere con sé (ostaggi oppure ospiti) la figlia del deputato che è il più forte candidato alle elezioni e un amico di lei, che vengono c

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