Storia di una capinera1993

SCHEDA FILM

Storia di una capinera

Anno: 1993 Durata: 99 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:romanzo omonimo di Giovanni Verga

Produzione:C.G.G. TIGER OFFICINA CINEMATOGRAFICA

Distribuzione:PENTA (1994) - CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

Catania 1854, Maria ama fortemente, contraccambiata, Nino, ma non può sposarlo perchè è già stato promesso alla sua sorellastra. Sarà costretta a farsi monaca dalla matrigna.

CRITICA

"I protagonisti sono due giovani esordienti, Angela Bettis e Jonathon Schaech, privi però di quei carismi che Zeffirelli aveva saputo invece scoprire così bene, nei suoi due famosi innamorati di 'Romeo e Giulletta', Olivia Hussey e Leonard Whiting: piangono molto, anche lui, come del resto voleva far piangere Verga nel 1871 quando aveva dato alle stampe il suo romanzo. Preferisco perciò ricordare Valentina Cortese, che dà una voce piena di svolazzi e di veli al personaggio della Madre Superiora, e Vanessa Redgrave, nelle disperate arsure della vecchia monaca impazzita per amore: prefigurazione e specchio del destino di Maria." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 5 febbraio 1994) "Scritto in età giovanile, 'Storia di una capinera' riscosse gran successo nell'Italia del 1871. Zeffirelli sognava di portarlo sullo schermo da quando faceva l'aiuto di Visconti sul set de La terra trema. L'ombra del Maestro si avverte nel gusto pittorico delle immagini (di Ennio Guarnieri), nel contrasto fra la severità della vita in convento e lo sfarzo di scene e costumi (Giantito Burchiellaro e Piero Tosi), nel tentativo di metaforizzare le passioni attraverso la natura e i paesaggi. Ma ciò che nel maestro era stile nell'allievo è maniera; quel che dava forza ai personaggi di Visconti illanguidisce i protagonisti di Zeffirelli." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 febbraio 1994) "Costruito in forma epistolare attraverso le lettere. A un'amica in cui la povera reclusa sfoga i suoi tormenti, il romanzo ha una tensione sentimentale che in qualche modo prende il sopravvento sull'altro tema, pure importante, della denuncia sociale di un'atroce condizione di sottomissione femminile. Nella versione per lo schermo di Franco Zeffirelli la storia è oggettivata con qualche variante e messa in scena con il gusto sicuro del grande impaginatore di melodrammi formatosi alla scuola viscontiana. Per cui se l'opera di Verga è lirico-psicologica, il film è storicistico-formale nel visualizzare ambienti e situazioni che nel libro intravediamo negli stati d'animo sempre più alterati di Maria. (...) Peccato che immagini tanto belle e preziose siano banalizzate e l'agile ritmo narrativo appesantito dalle usuali leziosità zeffirelliane, intermezzi folcloristici, fotografia patinata, musica debordante. Perché con più asauttezza e rigore questa capineria rischiava persino di commuovere le emancipate pronipoti di quelle lontane avole." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 12 febbraio 1994)

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