Stoker2013

SCHEDA FILM

Stoker

Anno: 2013 Durata: 100 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, THRILLER

Regia:Park Chan-wook

Specifiche tecniche:ARRICAM ST/ARRIFLEX 435, (2K)/SUPER 35 (3-PERF) STAMPATO A 35 MM/D-CINEMA (1: 2.35)

Tratto da:-

Produzione:RIDLEY SCOTT, TONY SCOTT, MICHAEL COSTIGANSCOTT PER FREE PRODUCTIONS, INDIAN PAINTBRUSH, FOX SEARCHLIGHT PICTURES

Distribuzione:20TH CENTURY FOX ITALIA

ATTORI

Mia Wasikowska nel ruolo di India Stoker
Matthew Goode nel ruolo di Charlie Stoker
Nicole Kidman nel ruolo di Evelyn 'Evie' Stoker
Jacki Weaver nel ruolo di Gwendolyn 'Gin' Stoker
Dermot Mulroney nel ruolo di Richard Stoker
Phyllis Somerville nel ruolo di Sig.ra McGarrick
Alden Ehrenreich nel ruolo di Whip
Lucas Till nel ruolo di Pitts
Ralph Brown nel ruolo di Sceriffo
Judith Godrèche nel ruolo di Dott.ssa Jacquin
 

SCENEGGIATORE

Miller, Wentworth
 

MUSICHE

Mansell, Clint
 

MONTAGGIO

de Toth, Nicolas
 

SCENOGRAFIA

DePrez, Thérèse
 

TRAMA

India Stoker, una ragazza sensibile e introversa, conduce un'esistenza tranquilla e solitaria che viene sconvolta nel giorno del suo diciottesimo compleanno: suo padre Richard, infatti, perde la vita in un tragico incidente. Durante il funerale, India incontra il misterioso e affascinante zio Charlie, il fratello di Richard di cui lei non aveva mai sentito parlare, tornato dopo una lunga assenza proprio per prendersi cura di India e di sua madre Evie, una donna fragile e instabile. Sulle prime la ragazza si mostra diffidente nei confronti dello zio, ma con il passare del tempo si renderà conto di avere molto in comune con lui e che la sua ricomparsa non è stata affatto casuale...

CRITICA

"Col suo bagaglio d'atroci vendette Park Chan-wook sbarca in Usa con la complessa rimozione di un lutto che diventa, per moglie e figlia, ménage a tre con lo zio disponibile (Matthew Goode). Veglia 'Ombra del dubbio' di Hitchcock ma l'autore inserisce il mistero di zone nere, il torbido del desiderio, tradotti in calcolata eleganza osservata dalla extraterrestre Kidman e dalla brava Mia Wasikowska." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 giugno 2013) "Dimenticate Bram Stoker. Dietro il primo film Usa del grande coreano di 'Old Boy' non c'è l'autore di Dracula, se non come eco metaforica, ma il capolavoro di Hitchcock 'L'ombra del dubbio', 1943. Di lì viene l'idea dello zio dai modi inquietanti che si piazza in casa della giovane e ipersensibile India e della sua instabile madre dopo la morte improvvisa del capofamiglia. Chi è davvero, cosa vuole, e soprattutto cosa provoca la presenza di 'zio Charlie' nelle due donne di casa? Ciò che in Hitchcock era allusione, sotto-testo, minaccia, qui diventa gioco esplicito di identificazione fra la violenza occulta dello zio e quella latente della nipotina. In una partita serrata, morbosa e scossa da autentici brividi erotici (da antologia la scena del pianoforte a quattro mani). 'Solo' un esercizio di stile, forse. Ma accidenti che stile!" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 giugno 2013) "Pur non lasciandolo spettatore a digiuno di delitti (di preferenza nella forma dello strangolamento tramite cintura), 'Stoker' è un thriller che si basa soprattutto sulla tensione e sulle suggestioni, mentre ogni personaggio cerca di capire i pensieri degli altri. I conflitti si inaspriscono a causa della gelosia, quando ciascuna delle donne vede - o crede di vedere - l'altra in atteggiamento intimo col nuovo arrivato. Alla sua prima esperienza americana il regista sudcoreano Park Chanwook, noto per le scene di efferata violenza di 'Old Boy' e degli altri episodi della cosiddetta trilogia della vendetta, s'impegna a instaurare un clima lugubre e sinistro, gravido di reciproci sospetti. Piccoli eventi misteriosi (un ragno che cammina lungo la gamba della ragazza; una collezione di scarpe bianche e blu tutte uguali...) si dislocano lungo il corso del film; i capelli di una donna si trasformano in un mare d'erba; nella sequenza finale dei fiori bianchi si tingeranno di rosso-sangue. Pur cambiando Paese, insomma, Park non rinuncia al suo cinema stilizzato né alle invenzioni registiche, che forse scontenteranno chi, nel genere thriller, mira al sodo. Più che alle emozioni immediate, il regista mira alle sensazioni sotterranee dello spettatore, cuocendolo a fuoco lento verso un finale inaspettato. Non raccontabile, ovviamente, ma da cui nascono serie obiezioni all'accostamento - apparso in molte recensioni americane del film - tra Stoker e 'L'ombra del dubbio' di Alfred Hitchcock. Anche là si trattava, è pur vero, di uno zio affascinante e pericoloso e di una ragazza ingenua che ne subiva l'influenza. Sull''ingenuità' di India, tuttavia, è legittimo avanzare sospetti (...). Notevoli la fotografia di Chung Chung-hoon, collaboratore abituale di Park nei film coreani, e il montaggio di Nicolas De Toth. Forse la parte più debole del film è il cast femminile, per quanto costituito da attrici carismatiche: o meglio, lo è l'assortimento della coppia madre-figlia. Diventata famosa come 'Alice nel paese delle meraviglie', Mia Wasikowska interpreta la parte di un'adolescente ostile; ma sta per compiere ventiquattro anni, e la differenza anagrafica si nota. La cosa sconcertante, però, è volercela far credere la figlia di Nicole Kidman (...), madre instabile e sexy quanto si vuole, ma di cui è difficile accettare qualsiasi legame di parentela con Mia. E l'incompatibilità delle attrici si riflette sui personaggi, che non hanno scambi credibili in nessuna scena del film." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 20 giugno 2013) "Park Chan-wook è il regista sudcoreano della trilogia della vendetta, 'Mr. Vendetta', 'Old Boy' e 'Lady Vendetta', ricognizione raffinata ed estetizzante di un tema centrale nell'esperienza del cinema post-moderno. Acclamato nei festival e diventato regista di culto soprattutto all'estero, Park Chan-wook ha attirato le attenzioni di Hollywood, sempre alle ricerca, come sappiamo, di veri talenti in grado di rinfrescare e oliare quella industria. Spesso, però, le esperienze hollywoodiane di registi non americani, presi di peso e trasportati altrove, con operazioni spesso chirurgiche, non hanno funzionato e la recente storia di questo «sotto genere» produttivo è ricca di esempi negativi. Molte sono state le offerte fatte al regista sudcoreano, tutte rispedite al mittente fino a quando non gli è stata recapitata una sceneggiatura di quelle «perfette», in grado di stimolare il suo immaginario e di poter fare un omaggio al suo regista feticcio, l'intramontabile Alfred Hitchcock. Il risultato, 'Stoker' - presentato a gennaio al Sundance e in Italia al Bifest - è un film che aggiorna la ricerca stilistica di Park Chan-wook, portandola a un altro livello senza che si sia perso niente dell'originaria sua forza e inventiva. Citando a piene mani il cinema del maestro Hitch, da 'L'ombra del dubbio' alla 'Donna che visse due volte', 'Stoker' ambienta una torbida storia familiare che vede una quasi diciottenne piangere la morte improvvisa del padre nel momento stesso che si appalesa lo zio Charlie che sembra voler prenderne il posto. Park Chan-hook non si fa tra l'altro per nulla intimidire dal cast d'eccezione che gli è stato proposto, compresa quella Nicole Kidman, qui maschera perfetta e quasi inespressiva, come devono essere tutti i personaggi di questo film sospeso e diabolico, vera meccanismo a orologeria. L'aspetto estetico è prioritario e in esso si consuma tutta la voluttà di un film le cui inquadrature sono il frutto di uno studio ossessivo, diremmo millimetrico. Qualcuno potrà obiettare l'eccesso di cura formale, eppure vi assicuriamo che si tratta di un'esperienza importante che riguarda tutti i sensi, anche quello uditivo, considerato il grande lavoro fatto sul sound design. Perfetto film di inizio estate." (Dario Zonta, 'L'Unità', 20 giugno 2013) "Dopo avere ballato su diverse scrivanie, la sceneggiatura dell'attore Wentworth Miller, scritta peraltro sotto pseudonimo, è finalmente approdata sullo schermo per opera di Park Chan-wook (...) in escursione statunitense. E il tocco di esotica inquietudine funziona perché Park Chan-wook contribuisce con una ricchezza visiva spesso estranea a prodotti di genere, gioca e incide con immagini imprevedibili, come un ragno che sale lungo le gambe durante una sonata al pianoforte. Pianoforte dove tra l'altro viene eseguito a quattro mani un brano di Philip Glass che vede zio e nipote impegnati in un'operazione virtuosa e spaventosa. C'è del marcio in questa storia, buon segno per una vicenda che costruisce tutto su atmosfere e personaggi che spariscono trasformandosi in cadaveri. Basta poco per finire maluccio o magari dentro il freezer dello scantinato. India si aggira in questo universo agghindata con tutto quanto ha contraddistinto la sua breve esistenza, contrassegnata però da una sorta di luccicanza che sino a quel momento non si era espressa compiutamente. Acquista così un ulteriore tratto di sconcerto il rapporto madre figlia, due figure così distanti tra loro da risultare estranee. E da questo punto di vista diventa azzeccata la scelta del cast. Mamma Evie è Nicole Kidman, boccuccia sempre più a sedere di gallina, svampita quanto basta per essere una sorta di oca giuliva che nulla comprende dell'orrore che si sta dipanando intorno a lei. E centrata è la figura di India-Mia Wasikowska, brutto anatroccolo che un po' alla volta si rivela essere un cigno, per quanto nero. Mentre babbo Dermot Mulroney è limitato a qualche flashback la figura dello zio è affidata a Matthew Goode destinato a far lanciare urlettini di eccitazione alle compagne di scuola di India quando va a prenderla strizzato nei suoi gilerini accanto alla decapottabile da sogno. E una citazione merita il cameo di Jacki Weaver, fantastica attrice australiana. Non bisogna avere pregiudizi nell'accostarsi a 'Stoker', cognome della famiglia di India ma anche trasparente omaggio all'inventore di Dracula. A questa condizione si può godere appieno il disagio sottile che Park Chan-wook sciorina nel suo racconto lontano da cinema tutto fracasso giocando solo su effetti semplici ma efficaci per riconciliare tutti con il segno, perverso, dell'armonia famigliare." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 20 giugno 2013) "Prima avventura in lingua inglese del regista coreano di culto Park Chan-wook ('Oldboy', 'Lady Vendetta', 'Mr. Vendetta'), Stoker è un thriller psicologico formato famiglia, ma le relazioni pericolose figlia-madre-zio hanno tanto fumo - leggi, uno stile esibito - e poco arrosto. La trasferta stelle & strisce toglie sporcizia, sangue, verità e ossessione alla poetica di Park: 'Stoker' è come la fronte della Kidman, luccica ma non si muove." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 20 giugno 2013) "Molta forma e poco contenuto in 'Stoker', primo film in lingua inglese del regista coreano Park Chan-Wook che assolda Mia Wasikowska e Nicole Kidman per interpretare una solitaria ragazzina turbata dall'improvvisa morte del padre, e la sua vacua madre." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 giugno 2013) "Piacerà a chi ha nel cuore i classici di Hitchcock e ne ritrova parecchi motivi in questo esordio americano del coreano Park Chan Wook ('Old boy')." (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 giugno 2013) "Inquietante, perverso e morboso giallo del coreano Park Chan-wook, tecnicamente magnifico, ma con larghi buchi nella sceneggiatura (come mai nessuno ha sospetti sulla morte iniziale?) e dal sadismo fastidiosamente esibito. Tutto ha inizio quando la neovedova Nicole Kidman e la figlia Mia Wasikowska ricevono la visita del misterioso zio Charlie, il fratello minore del defunto. Cosa diavolo vuole quell'uomo? Certo non ci si annoia, ma lo stomaco sobbalza." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 20 giugno 2013)

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