SOY CUBA1964

SCHEDA FILM

SOY CUBA

Anno: 1964 Durata: 141 Origine: CUBA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO, POLITICO, STORICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:INSTITUTO CUBANO DEL ARTE E INDUSTRIAS CINEMATOGRAFICA (ICAIC), GOSUDARSTVENII KOMITET PO KINEMATOGRAFII

Distribuzione:FANDANGO

TRAMA

L'Avana, 1958. Quattro storie che narrano l'evoluzione di Cuba dal regime di Batista alla rivoluzione di Fidel Castro. Maria è una giovane cubana che si offre agli ospiti americani di un albergo lussuoso. Uno di loro, dopo aver passato la notte con lei, si trova a fare i conti con la miseria del quartiere dove vive la ragazza. Pedro è colono in un podere dove si coltivano canne da zucchero. Il raccolto si preannuncia particolarmente fruttuoso, ma il padrone delle terre decide di vendere tutto a una società americana. In preda a una furia cieca, Pedro sacrifica se stesso e la sua casa in un incendio. Enrique è un giovane dissidente che lotta contro il regime di Batista. Durante un conflitto con la polizia gli viene a mancare il coraggio di uccidere un poliziotto ma, quando lo stesso agente abbatte uno dei suoi compagni, Enrique decide di sacrificare la sua vita per la causa. Mario e la sua famiglia sono molto poveri e vivono nella Sierra Maestra. Dopo aver dato ospitalità ad un soldato seguace di Fidel Castro e aver subito senza ragione un bombardamento da parte dell'aviazione di Batista, Mario decide di arruolarsi nell'esercito dei rivoluzionari, ma cade in combattimento.

CRITICA

"Sepolto e dimenticato, 'Soy Cuba' sparisce. Per rinascere trent'anni dopo grazie a Coppola, Scorsese e al festival di Telluride. Ironia della sorte, è l'America a riscoprire il film anti-Usa. (...). Per chi ama il cinema (e Cuba), una manna." Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 ottobre 2005) "Il film è tutt'altro che didascalico e realsocialista: virtuosistiche soluzioni di ripresa e illuminazione provano un formalismo esasperato che riecheggia la grande scuola sovietica e richiama l'audacia di Welles. Scontentò tutti e sparì subito. I russi avevano dato prova di un ingenuo insieme di 'imperialismo' e generosità. Avevano tentato, pieni di slancio, di capire Cuba senza riuscirci. L'avevano idealizzata, stretta in una gabbia retorica infedele al suo vero carattere." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 7 ottobre 2005) "Doppio documentario, curioso esperimento Fandango che propone a Milano e Roma il magnifico 'Soy Cuba', prima coproduzione di Castro con l' Urss, '64, regia di Kalatosov; al fianco 'Il mammuth siberiano' di Vicente Ferraz, che racconta la genesi di quel film maledetto (cambiarono i rapporti politici) ora riscoperto da Coppola e Scorsese, intervistando chi vi prese parte. In quattro episodi di straordinario fascino visivo e formale, si celebra con bandiere la rivoluzione castrista: ma era troppo sovietico per i cubani e troppo americano (i tempi di Batista) per i russi. L' interesse è nell' incomprensione, ancor viva, tra i due partiti, ma è anche un bel discorso sul cinema utopia della revolución, magari scritta con le parole del poeta Evtuschenko. Oggi quel film russo è politicamente un esempio di vintage, ma la sua forza espressiva cresce col tempo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 ottobre 2005)

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