SCHEDA FILM

Sola con l'assassino

Anno: 1991 Durata: 86 Origine: USA Colore: C

Genere:THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:RUDY LANGLAIS E LIZZIE BORDEN PER SOVEREIGN PICTURES

Distribuzione:ARTISTI ASSOCIATI

TRAMA

Una giovane procuratrice distrettuale indaga sul conto di un uomo che, spacciandosi per famoso fotografo, abborda e seduce donne, e facendo poi leva sul loro recondito desiderio di sottomissione, le manipola e sfrutta finanziariamente. Il più grosso ostacolo per la procuratrice è il rifiuto da parte delle vittime di denunciare il fotografo, poiché esse si sentono in qualche modo appagate dall'incontro con l'uomo, e l'unico modo per incastrarlo resta quindi per lei l'esporsi in prima persona...

CRITICA

"Intenti nobili, ovviamente, ma, appunto - in un poeta come Kurosawa sempre teso a sublimare - qua e là un po' troppo scoperti. Comunque, anche se qualche episodio potrà non coinvolgere e se il film, nel suo complesso, proprio per la varietà dei climi in cui i sogni sono immersi, potrà non risultare dal punto di vista stilistico compatto come ci si potevi invece aspettare da un autore che, da sempre, ha una sua cifra conseguente e precisa, pagine sparse per essere affascinati se ne incontrano, e suscitano incanti. Forse non proprio nella cifra onirica - l'incubo in Kageinusha, metà Fauve metà Espressionista, era più coinvolgente e suggestivo - ma nella cifra, almeno, di una visionarietà in cui pur attraverso il realismo vibrano note non di rado anche intensissime e arcane: come nel Tunnel, appunto, con tensioni addirittura drammatiche, come nei due episodi sognati del bambino, fragranti di palpiti teneri e sempre nel segno di una cultura veramente giapponese e come forse, ma allora soprattutto in cifre di grande spettacolo, nel sogno del Fujiama tutto fiamme atomiche, bello e tremendo almeno da vedersi. E troppo poco per Kurosawa? Sì, se si pensa ad altri suoi film, ma anche qui i tesori non mancano. E ci sono offerti come manciate di perle." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 11 Maggio 1990) "Qualcuno ha rimproverato a 'Sogni' una struttura didascalica. Quando un uomo compie ottant'anni, ha detto Kurosawa, la tradizione giapponese gli consente di dire ciò che vuole. E allora ascoltiamo questo grande vecchio con l'attenzione e il rispetto che meritano le persone anziane. Ascoltiamo la sua esperienza e la sua saggezza perché in Sogni c'è tutta una vita segnata dal talento e dalla sensibilità; una vita affidata a un discorso semplice e lineare e forse per questo disarmante, perché rivolto a un mondo che ha perso il piacere della semplicità; un 'Amarcord' dal quale emerge la formazione tipicamente nipponica di Kurosawa, tutta orientata a indicare all'uomo la sua giusta collocazione nell'armonia del creato; un film per la gioia degli occhi con i suoi scenari incantati, le sue composizioni pittoriche, le sue cangianti gamme cromatiche. Ma soprattutto un film per la gioia dell'anima." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 13 Giugno 1990) "L'episodio è come il precedente un po' troppo didascalico, ma dominato magistralmente da tinte nere e sanguigne e da echi danteschi (e ora ai fans della fantascienza farà piacere sapere che Kurosawa ha avuto come consigliere artistico Ishiro Honda, il papà di 'Godzilla'). Un idillio conclude il film, dove 'lui' ha raggiunto il paese di sogno in cui, senza le comodità della vita moderna, i contadini conducono un'esistenza serena secondo i ritmi della natura e anche i funerali sono occasione di cortei con banda e danzatori. Il protagonista è un saggio ultracentenario, portavoce d'un Kurosawa che tradisce la sua tarda età nel rimpianto d'un'armonia utopistica ma al quale si è ancora una volta debitori di immagini stupende, costruite con una ricchissima varietà cromatica, un senso del ritmo e invenzioni che portano la messinscena a un impareggiabile livello formale. Purtroppo in Italia 'Sogni' sarà visto doppiato, ma il suo superbo lirismo sarà più forte delle parole." (Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero', 11 Maggio 1990)

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