Sing Street2016

SCHEDA FILM

Sing Street

Anno: 2016 Durata: 105 Origine: IRLANDA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO, MUSICALE

Regia:John Carney

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:ANTHONY BREGMAN, MARTINA NILAND, JOHN CARNEY PER LIKELY STORY, FILMWAVE, DISTRESSED FILMS, COSMO FILMS

Distribuzione:BIM

ATTORI

Ferdia Walsh-Peelo nel ruolo di Conor
Lucy Boynton nel ruolo di Raphina
Jack Reynor nel ruolo di Brendan
Maria Doyle Kennedy nel ruolo di Penny
Aidan Gillen nel ruolo di Robert
Kelly Thornton nel ruolo di Ann
Ian Kenny nel ruolo di Barry
Ben Carolan nel ruolo di Darren
Percy Chamburuka nel ruolo di Ngig
Mark McKenna nel ruolo di Eamon
Don Wycherley nel ruolo di Fratello Baxter
Des Keogh nel ruolo di Fratello Barnabas
Kian Murphy nel ruolo di Mick Mahon
Marcella Plunkett nel ruolo di Madre di Eamon
Vera Nwabuwe nel ruolo di Madre di Ngig
Conor Hamilton nel ruolo di Larry
Karl Rice nel ruolo di Garry
Tony Doyle (II) nel ruolo di Wayne
Keith McErlean nel ruolo di Padre di Barry
Peter Campion nel ruolo di Evan
Lydia McGuinness nel ruolo di Miss Dunne
Eva-Jane Gaffney nel ruolo di Jacinta
Tony Doyle nel ruolo di Wayne
 

SCENEGGIATORE

Carney, John
 

MUSICHE

Clark, Gary
 

SCENOGRAFIA

MacDonald, Alan
 

COSTUMISTA

Corvisieri, Tiziana

TRAMA

Dublino, anni Ottanta. Per sedurre una ragazza carina incontrata fuori dalla sua scuola, Cosmo le fa credere di avere un gruppo musicale e le chiede di apparire in un videoclip della band. Quello che sembrava un progetto strambo diventa per Conor una grande passione, che lo aiuterà ad evadere dalla sua complicata situazione familiare.

CRITICA

"A otto anni dal delizioso 'Once', dopo diversi altri titoli e una deviazione meno felice negli Stati Uniti con il dolciastro 'Tutto può cambiare', l'irlandese John Carney (...), torna alla sua forma migliore con un film, 'Sing Street', che attinge a piene mani ai suoi ricordi personali (...). Non senza rileggerli col senno di poi, facendo delle avventure del 15enne Conor, arietta fragile ma determinazione a prova di bomba, una specie di precipitato ideale di tutto ciò che chiunque di noi ha vissuto, o meglio avrebbe voluto vivere a quell'età. Attenzione però: Carney non fa sconti a nessuno, tantomeno imbelletta il passato. In compenso regala al suo protagonista/alter ego una consapevolezza, una fiducia in se stesso e una capacità di assorbire i colpi piuttosto rare alla sua età. Anche se ha l'intelligenza, e l'eleganza, di svelare il trucco. (...) non è necessario essere cresciuti con i Duran Duran, i Cure o gli Spandau Ballet per immergersi in questa fiaba realistica e qua e là fin troppo scritta, come capita ai film anglosassoni, ma piena di grazia e ottimismo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 novembre 2016) "Conosciuto per due operine assai amabili, 'Once' e 'Tutto può cambiare', l'irlandese John Carney torna con un film che dovrebbe costituire materia obbligatoria d'insegnamento in tutte le scuole di cinema, alla voce 'commedia sentimentale'. (...) Come nei due film citati, 'Sing Street' fa della musica un personaggio altrettanto importante di quelli in carne e ossa: le scene musicali, in altre parole, non costituiscono intermezzi ma parti dell'azione. Non solo la colonna musicale è magistrale; il film si distingue anche per l'ambientazione dublinese e fa affiorare poco a poco, sotto lo strato del racconto di formazione per teenager, una generosa dose di poesia." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 10 novembre 2016) "A dieci anni da quella piccola meraviglia di 'Once', l'irlandese John Carney torna a quel che gli viene meglio, ovvero il triangolo musica, sentimenti e ricordi personali. (...) Colonna sonora perfetta, che spazia tra Jam, Motorhead, Cure e Duran Duran, attori felici (che carina Lucy Boynton alias Raphina) e nostalgia che ti porta via, 'Sing Street' canta e incanta, con accordi drammaturgici indovinati e uno spartito umano semplice e profondo. Nulla di nuovo, intendiamoci, ma che freschezza, che positività: andante con brio." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 10 novembre 2016) "Piacerà anche a chi (purtroppo) non ha l'età del giovane Connor e nemmeno (fortunatamente) i suoi problemi. Perché la Dublino di 30 anni or sono è raccontata con affettuose coinvolgenti immagini, e il regista mostra di conoscere bene la chimica tra commedia e dramma esistenziale." (Giorgio Carbone, 'Libero', 10 novembre 2016)

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