Razzabastarda2012

SCHEDA FILM

Razzabastarda

Anno: 2012 Durata: 106 Origine: ITALIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:Alessandro Gassman

Specifiche tecniche:DCP (1:2.35)

Tratto da:pièce teatrale tratta dal testo "Cuba and His Teddy Bear" di Reinaldo Povod, portata in scena in Italia con il titolo "Roman e il suo Cucciolo" dallo stesso Alessandro Gassman

Produzione:CRISTIANO CUCCHINI E MASSIMILIANO DI LODOVICO PER CUCCHINI S.R.L. E RAI CINEMA, IN CO-PRODUZIONE CON DAP ITALY, MOVIEMAX MEDIA GROUP,

Distribuzione:MOVIEMAX ITALIA (2013)

ATTORI

Alessandro Gassman nel ruolo di Roman Alessandro Gassmann
Giovanni Anzaldo nel ruolo di Nicu
Manrico Gammarota nel ruolo di Geco
Sergio Meogrossi nel ruolo di Talebano
Matteo Taranto nel ruolo di Dragos
Madalina Ghenea nel ruolo di Dorina
Michele Placido nel ruolo di Avvocato Silvestri
 

SOGGETTO

Povod, Reinaldo
 

MONTAGGIO

Spoletini, Marco
 

SCENOGRAFIA

Peng, Sonia
 

COSTUMISTA

Tufano, Mario

TRAMA

Roman, immigrato rumeno che vive in Italia da trent'anni e legato agli ambienti della piccola delinquenza, sogna per il figlio Nicu, che ha allevato da solo, senza madre, un'esistenza diversa e migliore della sua. Tuttavia, per un ragazzo vissuto da sempre in determinato ambiente regolato da precise dinamiche non è facile desiderare di essere qualcosa di diverso...

CRITICA

"Esempio vero di opera multimediale, 'Razzabastarda' segna il debutto di regista cinematografico di Alessandro Gassmann, che ha già dato ottime prove in teatro con 'La parola ai giurati', con l'amato Thomas Bernhard e 'Roman e il suo cucciolo', il dramma di Reinaldo Povod 'Cuba and his teddy bear', recitato anni fa in Usa da De Niro e da cui il film, girato con violenza morale di prima qualità e onestà, è tratto. Gassmann lo ha recitato in due stagioni teatrali con magnifici attori presenti nel film, Giovanni Anzaldo (il cucciolo) e Manrico Gammarota (Geco): tutti e tre sono una specie di Laocoonte, incastrati contro voglia l'uno nell'altro. (...) In un bianco e nero contrastato e senza speranza, quello del grande realismo del cinema americano, di come si immagina Faulkner, ma anche dell'Italia trash di Ciprì e Maresco e Pasolini, Alessandro Gassmann racconta senza sconti una storia che ci appartiene dalla morale alla cronaca di vite derelitte, un inferno a cielo nuvolo e aperto, un non luogo, una discarica beckettiana dove il richiamo della foresta della società organizzata avviene attraverso le più pericolose scorciatoie. Autore-attore, Gassmann jr. insegue ancora una volta il fantasma paterno, immedesimandosi in una delle paradigmatiche storie di padri e figli, parlando una lingua italo-romena che già in teatro aveva un violento valore espressivo. Adattato da Erba, il testo illustra senza pretese di trarre lezioni, fa la fenomenologia del degrado urbano ma citando Rimbaud, Sartre e Innesco." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 18 aprile 2013) "Cinema duro, anzi durissimo e una firma che merita stupore. Alessandro Gassmann, infatti, non si crogiola più da un pezzo nel celebre cognome, bensì osa, sperimenta e lavora per dimostrare giustamente di essere diventato un nome. L'esordio alla regia, in questo senso, è apprezzabile e finanche dignitoso nel ritmo e nella forma, ma non lascia il segno di qualità autoriale al quale aspirerebbe: 'Razzabastarda', racconto di tragica predestinazione incentrato sulla comunità rumena immigrata nella provincia di Latina, ha solo la potenzialità del pamphlet tutto anima-e-carne e finisce per imbucarsi in una parabola non supportata a dovere dai toni troppo urlati e giocoforza demagogici. Lo stesso Gassmann ce la mette tutta nel ruolo del pusher semianalfabeta Roman che sogna il riscatto attraverso l'adorato figlio Nicu e, in questo senso iperrealistico, la scelta del bianco e nero appare in linea con le buone intenzioni. Che peraltro, immerse nelle cupe e prevedibili discese agli inferi neo-pasoliniani, rimangono purtroppo tali." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 18 aprile 2013) "Alessandro Gassman esordisce nella regia con un testo portato con successo a teatro, 'Roman e il suo cucciolo', adattamento di una pièce ('Cuba and his Teddy Bear'), a Broadway negli Anni '80. Perfettamente calato nel personaggio, Gassman conferisce a Roman un'allarmante personalità in bilico fra ferocia e tenerezza, mentre il Nicu di Giovanni Anzaldo è il suo perfetto contraltare, un adolescente fragile che però nasconde zone oscure. Efficaci l'ambientazione e il contrastato bianco e nero delle fotografia, interessante l'operazione." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 18 aprile 2013) "Alessandro Gassman ha allestito in teatro il testo originale di Reinaldo Povod, 'Roman e il suo cucciolo', per due stagioni, vincendo numerosi premi e imponendosi come un attore ormai nel pieno della maturità espressiva. Partire da uno spettacolo così consolidato per esordire nella regia cinematografica ha una sua coerenza, oseremmo dire una sua consapevolezza dei propri limiti. Raccontando il rapporto burrascoso tra un padre romeno, immigrato in Italia, e un figlio che ormai è più italiano dei sotto-proletari romani che lo circondano, Gassman ha individuato uno spaccato sociale che ormai è diffuso e importante nel nostro paese; e al tempo stesso ha messo in scena una dinamica familiare che ben conosce, essendo figlio del grande Vittorio. Naturalmente non c'è nulla di autobiografico, se non i sottotesti psicologici di una ruvida competizione - anche fisica - tra due uomini che proprio non riescono a comunicarsi affetto e solidarietà con le parole. Film molto 'urlato' ma paradossalmente afasico, violento e tenero, fotografato in un bianco e nero che scalda il cuore. La giovanissima Madalina Ghenea, attrice che romena lo è davvero, giura che l'accento di Alessandro e degli altri attori è perfetto. Un bel complimento." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 18 aprile 2013) "C'è follia e rischio nell'esordio alla regia di Alessandro Gassmann, figlio d'arte del mitologico Vittorio. Eh già perché l'ex belloccio del duo fancazzista con Gianmarco Tognazzi (tanti film insieme nei '90) convertitosi al cinema d'autore dopo il bel confronto con Moretti in 'Caos calmo', ha deciso di impugnare la cinepresa per una storiaccia in bianco e nero di baracche, emarginazione, meticciato e cacofonico grammelot extracomunitario. (...) Argomento assai caldo nel nostro cinema recente ('Good Morning Aman', 'Fratelli d'Italia', 'Alì ha gli occhi azzurri'), cura stilistica ai limiti del formalismo (che meraviglia il bianco e nero ferocemente chiaroscurale di Federico Schlatter), sceneggiatura non proprio imprevedibile (dalla pièce teatrale di Reinaldo Povod) ma esordio feroce e bastardo che da un sofisticato signore come Gassmann Jr. non ci saremmo aspettati. Come diceva Orson Welles: brindiamo al carattere." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 18 aprile 2013) "Piacerà a chi avendo in simpatia Gassmann, aspetta da 30 anni che cresca, che eguagli e superi l'augusto genitore. Beh, finalmente il bersaglio è centrato. Almeno nella regia. Con 'Razzabastarda' si rivela solido e lucido come non riuscì mai a papà Vittorio nelle sue sporadiche direzioni cinematografiche. Alessandro è cresciuto anche come interprete. Il gradevole e leggerino interprete di tante commediole, ha acquistato una forza sanguigna che regge bene il carico di tutto il dramma." (Giorgio Carbone, 'Libero', 18 aprile 2013)

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