Anno: 1995 Durata: 101 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Richard Loncraine
Specifiche tecniche:SCOPE, SUPER 35 STAMPATO A 35 MM (1:2.35) - TECHNICOLOR
Tratto da:liberamente ispirato al lavoro teatrale di William Shakespeare
Produzione:BAYLY/PARÉ PRODUCTIONS, BRITISH SCREEN PRODUCTIONS, FIRST LOOK INTERNATIONAL, UNITED ARTISTS
Distribuzione:LUCKY RED 1996 - RCS FILMS & TV
Ian McKellen | nel ruolo di | Riccardo III |
Annette Bening | nel ruolo di | Regina Elisabetta |
Kristin Scott Thomas | nel ruolo di | Lady Anna |
Jim Broadbent | nel ruolo di | Duca di Buckingham |
Robert Downey Jr. | nel ruolo di | Lord Rivers |
Nigel Hawthorne | nel ruolo di | George, duca di Clarence |
John Wood | nel ruolo di | Re Edoardo IV |
Maggie Smith | nel ruolo di | Duchessa di York |
Edward Hardwicke | nel ruolo di | Lord Stanley |
Jim Carter | nel ruolo di | Lord Hastings |
Adrian Dunbar | nel ruolo di | James Tyrell |
Tres Hanley | nel ruolo di | Amante di Lord Rivers |
Dominic West | nel ruolo di | Henry, conte di Richmond |
Roger Hammond | nel ruolo di | Arcivescovo |
Tim McInnerny | nel ruolo di | Catesby |
Stacey Kent | nel ruolo di | Cantante alla sala da ballo |
Andy Rashleigh | nel ruolo di | Carceriere |
Bill Paterson | nel ruolo di | Ratcliffe |
Bruce Purchase | nel ruolo di | Gentiluomo |
Christopher Bowen | nel ruolo di | Principe Edoardo |
Denis Lill | nel ruolo di | Lord Mayor |
Donald Sumpter | nel ruolo di | Brackenbury |
Edward Jewesbury | nel ruolo di | Re Enrico VI |
Kate Steavenson-Payne | nel ruolo di | Principessa Elisabetta |
Marco Williamson | nel ruolo di | Principe di Galles |
Matthew Groom | nel ruolo di | Giovane Principe |
Ryan Gilmore | nel ruolo di | George Stanley |
In Inghilterra, agli inizi del 1930, una sanguinosa guerra civile culmina con l'uccisione del re Enrico. Il suo successore Edoardo (marito della regina Elisabetta e padre di due maschietti ed una bambina) ha due fratelli: Clarence e il duca di Gloucester, il deforme Riccardo, che ha studiato un piano per eliminare lo stesso Clarence. Edoardo, sconvolto per l'assassinio e già malato, muore di infarto. Riccardo, che intanto mira alla reggenza e poi al trono, si è circondato di una cricca di congiurati (il cinico duca di Buckingham e il Primo Ministro lord Hastings) che gli consentono di uccidere il principe Enrico (figlio del defunto re) e il giovane conte Rivers, fratello di Elisabetta. L'erede legittimo è il principe di Galles, il maggiore dei due figli di Edoardo, ma Riccardo li fa venire entrambi a Londra, li allontana dalla madre relegandoli nella torre del castello e poi li fa strangolare dal suo sicario di fiducia, James Tyrell. Un gruppo di coraggiosi, capeggiato dal giovane principe Richmond, si riunisce per ostacolare colui che ormai appare un vero mostro. Con il sostegno del nobile Stanley, del duca di Buckingam, nonché della duchessa di York, madre di Riccardo, che mai ha amato quel figlio deforme, malvagio e spietato. Riccardo, fallito il tentativo di impalmare la cognata, spera di sposarne la figlia adolescente Elisabetta per rafforzare il proprio potere, ma invano. Frattanto Richmond, con duemila fra soldati e avventurieri Bretoni, si scontra con gli uomini di Riccardo, che si batte energicamente fino alla morte. Richmond, assumendo il nome di Enrico VII, dà inizio alla dinastia dei Tudor.
"Eliminando numerosi personaggi, McKellen e Loncraine danno alla tragedia un tono, e un passo narrativo, a metà fra il thriller spionistico (di cui gli inglesi, si sa, sono maestri) e il kolossal bellico. Va molto di corsa, questo 'Riccardo III', e ciò nonostante affascina. Per merito, soprattutto, di una stupefacente squadra di attori, capeggiata da McKellen (prodigioso) e in cui risplendono fuoriclasse come Maggie Smith, Nigel Hawthorne, Jim Broadbent e John Wood (solo i due yankee, Annette Bening e Robert Downey jr., sembrano un po' spaesati). E a proposito di squadra, è giusto citare anche quella dei doppiatori: dove il capitano è il superbo Giancarlo Giannini che crea di fatto un 'suo' Riccardo di enorme fascino e potenza, mentre nel coro spicca la vice beffarda e poliedrica di Elio Pandolfi (il Buckingham di Jim Broadbent). Dove, invece, non occorre esagerare è nel valutare la portata 'politica' del film. Ha ragione McKellen, quando dice di considerare 'Riccardo III' un monito su quanto siano pericolosi i militari che si fanno politici in tempi di pace traballante: ma proprio per questo l'ambientazione in un'Inghilterra anni Trenta, appare più un'idea colorita che il frutto di un'analisi storica profonda. Con un po' più di coraggio, McKellen e soci avrebbero potuto 'violentare' maggiormente Shakespeare e portare gli orrori di 'Riccardo III' in Bosnia, o in Cecenia. Ma anche così, il film è notevole ed estremamente godibile". (Alberto Crespi, 'L'Unità', 25 aprile 1996) "Si segue lo svolgimento del dramma, dal celebre discorso dell' 'inverno del nostro scontento' fino a quando Ian McKellen precipita sghignazzando come un pupazzo del Grand Guignol in un inferno di fuoco e di fiamme, con la stessa curiosità con cui si segue un gioco di prestigio, affascinati dal fatto che ogni tassello di Shakespeare cade al posto giusto, senza sbavature, in una brillante mescolanza 'camp' di artificiosità, popolarità, e quel tanto di volgarità che rende i classici ancor più nostri contemporanei... Se è divertente vedere il discorso d'apertura pronunciato, dopo almeno dieci minuti di film e attraverso un microfono, nel corso di una pubblica cerimonia di investitura dei golpisti, la lussuosa messinscena del film è piena di risvolti consapevolmente grotteschi: e solo le risate possono far digerire la scena in cui Robert Downey, mentre si sta godendo un'appassionata fellatio, passa improvvisamente dal piacere all'orrore quando una lama teleguidata da Riccardo lo trafigge da sotto in su. Il rischio è che il gioco possa essere irritante per l'eccesso di manipolazione. Ma a garantire le credenziali scespiriane del film c'è una squadra di attori bravissimi (da cui personalmente toglierei Robert Downey): Ian McKellen è odioso, untuoso ed energetico, splendidamente dolorosa e ambigua Kristin Scott Thomas nel ruolo di Lady Anne, ottimi - in ordine sparso - Maggie Smith, Annette Bening, Nigel Hawthorne". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 10 giugno 1996)
Incasso in euro