Real Steel2011

SCHEDA FILM

Real Steel

Anno: 2011 Durata: 127 Origine: USA Colore: C

Genere:AZIONE, DRAMMATICO, FANTASCIENZA

Regia:Shawn Levy

Specifiche tecniche:-

Tratto da:racconto "Steel" di Richard Matheson

Produzione:SHAWN LEVY, DON MURPHY, SUSAN MONTFORD PER ANGRY FILMS, DREAMWORKS SKG, IMAGEMOVERS

Distribuzione:THE WALT DISNEY COMPANY ITALIA

ATTORI

Hugh Jackman nel ruolo di Charlie Kenton
Dakota Goyo nel ruolo di Max Kenton
Evangeline Lilly nel ruolo di Bailey Tallet
Anthony Mackie nel ruolo di Finn
Kevin Durand nel ruolo di Ricky
Hope Davis nel ruolo di Deborah Barnes
James Rebhorn nel ruolo di Marvin Barnes
Marco Ruggeri nel ruolo di Cliff
Karl Yune nel ruolo di Tak Mashido
Olga Fonda nel ruolo di Farra Lemkova
 

MUSICHE

Elfman, Danny
 

MONTAGGIO

Zimmerman, Dean
 

SCENOGRAFIA

Meyer, Tom
 

COSTUMISTA

Stewart, Marlene

TRAMA

Charlie Kenton, è un ex boxeur che si è ritirato quando il mondo del pugilato è stato invaso da giganteschi robot d'acciaio. Ridotto a promoter di mezza tacca, Charlie si guadagna da vivere a stento assemblando robot scadenti e in disuso per cui organizza match nei ring clandestini. L'uomo proverà a prendersi una rivincita assemblando un boxeur hi-tech insieme al figlio Max, un ragazzino pieno di risorse malgrado la sua giovane età, che aveva da tempo perso di vista e improvvisamente riapparso nella sua vita.

CRITICA

"Chissà se Richard Matheson, nel suo racconto 'Steel' dal quale è stato adattato questo film, ci ha visto giusto. Se, cioè, in un futuro non così distante, i pugili saranno sostituiti realmente, sul ring, da robot con i guantoni per soddisfare le esigenze di distruzione di una umanità che non si accontenta più dei pugni tra due boxeur: li vuole fatti a pezzi. È l'audience bellezza. Del resto, se una volta, per un torto in macchina, al massimo ti prendevi del cornuto, mentre adesso, ben che ti vada, ti investono direttamente, ci sarebbe da meravigliarsi di un pugilato trasformato in uno scontro tra macchine sofisticate telecomandate da umani? La Disney (che ha solo distribuito ma non prodotto), ancora più pessimista di Matheson, ci punta forte sul soggetto e, cosa strana trattandosi di una pellicola col suo marchio, con una violenza inaspettata. Il risultato è un incrocio tra 'Rocky' e 'Over theTop', visto ovviamente di là nel tempo, con contorni favolistici, che piace maledettamente e senza distinzioni di età. (...) Il tema, interessante, di una società che, per il proprio divertimento, si inventa macchine umanoidi per vederle ridotte a pezzi, viene presto accantonato, così come quello dell'ingegno dell'uomo che supera qualsiasi software sofisticato. Si preferisce lavorare sul rapporto padre-figlio che qui funziona a dovere." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 25 novembre 2011) "L'unica cosa che riconduce il film a Shawn Levy, il regista della serie 'Una notte al museo', è l'uso evoluto degli effetti speciali. Per il resto, alla commedia si sostituisce il dramma: un mélo famigliare a sfondo fanta-sportivo originale nelle premesse, meno nell'evoluzione narrativa. (...) Non stupisce constatare che la casa produttrice è quella di Steven Spielberg, vista l'importanza che l'intrigo accorda al rapporto familiare. È così che il blockbuster di combattimento finisce per prendere l'aspetto di un piccolo apologo sulla redenzione di un uomo e la sua assunzione di responsabilità. Un po' (ma meglio) sulla scia del vecchio 'Over the Top' con Stallone." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 25 novembre 2011) "Nel futuro immediato non si faranno più combattere galli ('Cockfighter' di Monte Hellmann) o cani ('Amores Perros' di Iñárritu) bensì robot. (...) 'Real Steet' è un simpatico assemblaggio di vecchio (il cinema di Sylvester Stallone) e nuovo (robot in computer animation alla 'Transformers'). Epico come 'Rocky' (lo scontro finale ricorda 'Rocky IV'), strappalacrime come 'Over the Top' (dove Stallone era camionista con figlio piccolo al seguito), fotografato con luce calda e patinata alla 'Top Gun', non brilla per originalità ma si lascia guardare con curiosità. Colpisce l'eterna capacità del cinema americano di rimasticare la propria mitologia per costruire nuove macchine di intrattenimento." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 25 novembre 2011) "Quel che non gli è riuscito con 'Le avventure di Tintin', ovvero risuscitare Indiana Jones, gli riesce qui: Steven Spielberg, produttore e qualcosa di più, affida a 'Real Steel' memoria e memorabilia di 'E.T.', delegando la prassi alla regia convenzionale di Shawn Levy ('Una notte al museo'), ai muscoli patern(al)i di Hugh Jackman, al sorriso disarmante del piccolo Dakota Goyo - ne sentiremo parlare - e, soprattutto, a un robot demodé, tenera sintesi di 'lo, robot' e 'Coraline', 'Daitarn' e il 'Golem'. Paparino prodigo (Jackman) e figliolo (Goyo) a manovrare i robot sul ring: già visto, d'accordo, ma il frullato uomo-macchina trova nuovi sapori. Gli orfani (maschili) di 'Lost' apprezzeranno Evangeline Lilly, le donne la sexy versatilità di Jackman, i cinefili il ribaltamento del teorema di 'Transformers': qui i robot non pensano, la testa ce la mette l'uomo, ma sentono e (si) commuovono. Perché il biglietto da visita parla action e sci-fi, ma 'Real Steel' è un family-movie: allargata, meccanica, ma pur sempre famiglia. Manca solo la chiamata: 'E.T. telefono casa!'." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 24 novembre 2011)

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