QUASI FAMOSI2000

SCHEDA FILM

QUASI FAMOSI

Anno: 2000 Durata: 122 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:DREAM WORKS SKG - VINYL FIMS

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA

TRAMA

TRAMA CORTA Russell Hammond è un adolescente aspirante giornalista. Un giorno si trova a dover intervistare il gruppo musicale degli 'Stillwater' per conto della rivista Rolling Stone. Per evitare le asfissianti attenzioni della madre, piuttosto apprensiva, decide di partire al seguito della band. E' la storia autobiografica del regista che ha iniziato come giornalista musicale. TRAMA LUNGA San Diego, California, 1969. L'undicenne William Miller vive con la madre Elaine e con la sorella più grande dal carattere ribelle la quale, appena maggiorenne, va via di casa per mettere fine ai continui conflitti con la madre iperprotettiva. Alla partenza, lascia al fratello la collezione di dischi rock tenuti di nascosto sotto il letto. Per William è un regalo di decisiva importanza. Passano infatti quattro anni e, nel 1973, la grande passione natagli per quel tipo di musica lo porta prima a scrivere articoli *di critica sul giornalino scolastico e poi a contattare il direttore di una rivista. Costui mostra di apprezzarne il lavoro, gli dà consigli di vario genere, gli fa recensire concerti. Ad uno di questi, grazie all'intervento delle ragazze di supporto, entra in contatto con gli Stillwater, un band in fase calante. William scrive un articolo, che piace ad un redattore di Rolling Stone, il quale subito lo contatta e gli offre di seguire gli Stillwater nell'imminente tour americano per fare articoli e interviste. Ottenuto con fatica il permesso dalla madre, William sale sul pullman per cominciare l'avventura "Almost famous". Dovrebbe rimanere solo pochi giorni, ma poi tutto il gruppo (i musicisti e le ragazze) gli mostra simpatia, e lui si innamora di Penny che però ama il leader Russell. Mentre cerca di realizzare qualche intervista, William resta coinvolto nelle beghe che dilaniano il complesso. E così, quando si arriva alla fine, tutti sono in lite e Russel ha toni duri con Penny, che tenta il suicidio. Allora William, per onorare l'impegno, scrive un articolo nel quale rivela i poco simpatici retroscena accaduti durante la tournée. Ma Russel e gli altri negano tutto, e Rolling Stone non pubblica il pezzo. William ora è a casa, stordito e deluso. Arriva a trovarlo Russel, che elogia la madre, fa coraggio al ragazzo e lo esorta a proseguire nella carriera intrapresa.

CRITICA

"Crowe azzecca emozioni e vissuto, ma è il punto di vista di una società giovanile rivolta all'integrazione, non il ruolo dirompente degli artisti e della loro musica. Non 'Doors' di Stone, ma Rubini e il Muccino dell' 'Ultimo bacio' con i soldi della Dreamworks di Spielberg". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 27 aprile 2001) "Il film di Crowe è allo stesso tempo un film sulla musica, della memoria storica, uno sguardo consenziente ma (fin troppo) padroneggiato verso i modi di vita alternativi, il ribellismo antiborghese e la controcultura, un inno agli slanci, agli ideali e alle allucinazioni dell'epopea rock. Ovvio che la colonna sonora (bellissima) sia motore e forza vitale d'un film mai iconografico né iconoclasta". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 27 aprile 2001) " 'Almost famous' è un film attualismo sulle difficoltà di crescere e sul perverso, misterioso rapporto con la divinità del successo. La nostalgia emerge a volte in una canzone di Simon & Garfunkel o di Cat Stevens. Non è solo il rimpianto della giovinezza di William, tanto simile a quella di tanti quarantenni di oggi, americani o europei. Piuttosto la nostalgia per la giovinezza di una società dove diventare adulti non significava, ancora, come oggi, mettere da parte ogni speranza di cambiare il mondo. E forse per questo diventare adulti era molto più attraente". (Curzio Maltese, 'D', 15 maggio 2001) "'Quasi famosi' diretto dal quarantatreenne americano Cameron Crowe è più modesto, meno romantico e più nostalgico, nettamente autobiografico (...) E' in un certo modo una doppia autobiografia del regista e del produttore: ma è soprattutto il segno del ritorno d'un genere musicale ineliminabile, la testimonianza d'una invincibile immortalità del rock". (Alessandra Levantesi, 'Il Mattino', 29 aprile 2001)

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