Prossima fermata: Paradiso1991

SCHEDA FILM

Prossima fermata: Paradiso

Anno: 1991 Durata: 112 Origine: USA Colore: C

Genere:FANTASY

Regia:Albert Brooks

Specifiche tecniche:PANORAMICO, PANAVISION, TECHNICOLOR

Tratto da:-

Produzione:MICHAEL GRILLO PER GEFFEN PICTURES

Distribuzione:WARNER BROS ITALIA (1991) - WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)

ATTORI

Albert Brooks nel ruolo di Daniel Miller
Michael Durrell nel ruolo di Direttore dell'agenzia
Meryl Streep nel ruolo di Julia
Peter Schuck nel ruolo di Stan
Rip Torn nel ruolo di Bob Diamond
Sharlie Stuart nel ruolo di Susan
Marilyn Rockafellow nel ruolo di Helen
Art Frankel nel ruolo di Arthur
Ernie Lively nel ruolo di Ernie Ernie Brown
Lee Grant nel ruolo di Lena Foster
George Wallace nel ruolo di Giudice di Daniel
Lillian Lehman nel ruolo di Giudice di Daniel
Raffi Di Blasio nel ruolo di Daniel ragazzo
Kristopher Kent Hill nel ruolo di Bully
Mathew Scharch nel ruolo di Daniel da bambino
S. Scott Bullock nel ruolo di Padre di Daniel
Carol Bivins nel ruolo di Madre di Daniel
Ethan Embry nel ruolo di Steve Ethan Randall
Gary Ballard nel ruolo di Signor Wadworth
Beth Black nel ruolo di Donna teleromanzo
Clayton Norcross nel ruolo di Uomo del teleromanzo
Eric Ehasz nel ruolo di Bambino
Gary Beach nel ruolo di Venditore di automobili
James Eckhouse nel ruolo di Proprietario della jeep
Jim McKrell nel ruolo di Conduttore del gioco
Julie Cobb nel ruolo di Autista del tram
Mary Mukogawa nel ruolo di Ristoratrice
Mary Pat Gleason nel ruolo di Cameriera
Maxine Elliott nel ruolo di Donna sull'autobus
Roger Behr nel ruolo di Comico
Sage Allen nel ruolo di Concorrente del gioco televisivo
Time Winters nel ruolo di Facchino
Toshio Shikami nel ruolo di Capocuoco
Wil Albert nel ruolo di Concorrente del gioco televisivo
 

SOGGETTO

Brooks, Albert
 

SCENEGGIATORE

Brooks, Albert
 

MUSICHE

Gore, Michael
 

MONTAGGIO

Finfer, David
 

SCENOGRAFIA

Random, Ida
 

COSTUMISTA

Scott, Deborah Lynn
 

EFFETTI

Dion, Dennis

TRAMA

Daniel Miller, un giovane pubblicitario statunitense, schiantatosi con l'automobile appena comprata contro un pullman, si ritrova a Judgement City, la Città del Giudizio dove i defunti ritrovano i grandi alberghi ed i lussi di Las Vegas e nei ristoranti si mangia gratis ed a sazietà, col vantaggio, apprezzato soprattutto dalle signore un tempo a dieta, di non aumentare di peso. Tuttavia i trapassati devono subire una sorta di processo, che è poi una video seduta psicoanalitica, con un pubblico ministero, un avvocato e due giudici che scegliendo un certo numero di giorni da esaminare, in cui sono avvenuti episodi-chiave nella vita del giudicando, decideranno se costui sia idoneo ad un trasferimento a livelli superiori di perfezione oppure sia destinato ad un'ulteriore reincarnazione sulla Terra. Durante lo svolgimento del processo Daniel incontra Julia, una giovane donna morta cadendo malamente. Tra i due nasce un idillio "ultraterreno". A complicare le cose c'è Lena Foster, l'implacabile pubblica accusa di Daniel che cerca con ogni mezzo di dimostrare, con buoni fondamenti, che costui sia un vigliacco, malgrado le astuzie di Bob Diamond, l'avvocato difensore. Daniel viene così respinto, mentre Julia, che ha avuto un'esistenza generosa e piena di spontaneità, è destinata a progredire. Costretto a salire su un autobus diverso da quello di Julia per raggiungere la differente destinazione, Daniel, trovato il coraggio, si getta dal suo autobus e pericolosamente raggiunge l'altro dove si trova Julia: per tale fatto ottiene la "promozione" allo stesso livello superiore della donna ed il ricongiungimento con lei.

CRITICA

"Si sorride molto, si ride abbastanza e si avverte che tra una spiritosaggine e l'altra circola qualche riflessione non stupida sulla vita e sulla morte." (Tullio Kezich, "Il Corriere della Sera"). "Ben fotografata da Allen Daviau, l'ultraterrena commedia è graziosa, ma fragile." (Alessandra Levantesi, "La Stampa"). "L'intento è garbato, mai invadente e leggera, la tematica insegue la moda degli 'al di là' pericolanti, tanto in voga nel cinema americano." (Fabio Bo, "Il Messaggero"). "La favoletta qualche merito ce l'ha: non tanto nella sua costruzione narrativa un po' stentata, colma di pause, fitta di dialoghi verbosi, quanto piuttosto nei modi con cui poi Brooks regista ce l'ha rappresentata." (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo").

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