Profundo carmes?1996

SCHEDA FILM

Profundo carmesí

Anno: 1996 Durata: 114 Origine: MESSICO Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:MIGUEL NECOECHEA, PABLO BARBACHANO PER IVANIA FILMS, WANDA FILM - MK 2 PROD. NANIA

Distribuzione:LUCKY RED DISTRIBUZIONE 1997 - LUCKY RED HOME VIDEO

TRAMA

In Messico, nel 1949 l'infermiera Coral , che vive sola con due figli, risponde ad un annuncio su un giornale ed incontra Nicolas. Coral ne è subito affascinata. Anche dopo che questi, dopo aver passato la notte con lei, fugge via con i suoi soldi, lei lo insegue, decisa a vivere con lui al punto di abbandonare i figli in un orfanotrofio. Nicolas si lascia convincere e, insieme, riprendono il "lavoro" di prima. Fingendosi fratello e sorella, visitano nubili e vedove che, dopo essere state sedotte da Nicolas, vengono derubate.

CRITICA

"Un'autentica pagina di cronaca nera, che aveva già ispirato 'I killer della luna di miele' di Leonard Kastle, è ripresa da Arturo Ripstein e rimodellata con tratti surreali e visionari in 'Profundo carmesí'. Immagini grottesche, quasi caricaturali di un mondo deformato nell'anima e nella mente, ritratto con colori vivacissimi e marcati, assurde figure di mostri che sembrano ricalcare gli antagonisti di Dick Tracy nei fumetti di Chester Gould: i personaggi che popolano lo scenario di 'Profundo carmesí' sono fantasmi evocati dalle pieghe più riposte dell'orrore e della contraddizione umana. E sullo sfondo il Messico degli anni '40, un Paese dagli evidenti contrasti, ritratto da Arturo Ripstein come un deserto dello spirito violento e corrotto ambiguo e ingannevole, del quale la coppia omicida è lo specchio. E, alla fine, anche la vittima". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 13 agosto 1997) "L'iperrealismo di Ripstein attinge a una specie di stilizzazione ritualistica che produce un effetto paradossale: infatti lo spettatore non riesce a detestare i due mostruosi protagonisti, e nel vederli cadere alla fine sotto il piombo della polizia si corre il rischio di concedergli un minimo di pietà. Da Venezia scrissi: "Quando Marco Ferreri vedrà questo film, gli dispiacerà di non averlo girato lui". Non so se il nostro compianto maestro abbia fatto in tempo a vederlo, ma sono certo che avrebbe riconosciuto Ripstein come un fratello nella grande famiglia di cineasti discendenti di Bunuel". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 21giugno 1997) "In linea di principio diffidiamo di chi, alla fine del millennio, sostiene, come fece Ripstein al Lido, che non esiste 'niente di più forte dell'amore folle per sconvolgere l'ordine sociale... niente di più irriverente, sacrilego, eretico, dunque di più umano'. Ci sembra che siano dichiarazioni irresponsabili o, comunque, retoriche e letterarie, soprattutto quando sono fatte da intellettuali borghesi che magari hanno sempre condotto una vita tranquilla, matrimonialmente ordinata. Bisogna ammettere, però, che Ripstein controlla la materia, scava nei personaggi, tiene in precario equilibrio atrocità e tenerezza, dramma e umore sardonico, fa un uso efficace dei paesaggi nella seconda parte, la migliore, in cui dà al racconto cadenze di film di strada". (Morando Morandini, 'Il giorno', 14 giugno 1997)

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