Posti in piedi in Paradiso2012

SCHEDA FILM

Posti in piedi in Paradiso

Anno: 2012 Durata: 119 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Carlo Verdone

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:AURELIO DE LAURENTIIS & LUIGI DE LAURENTIIS PER FILMAURO

Distribuzione:FILMAURO

ATTORI

Carlo Verdone nel ruolo di Ulisse Diamanti
Pierfrancesco Favino nel ruolo di Fulvio Brignola
Marco Giallini nel ruolo di Domenico Segato
Micaela Ramazzotti nel ruolo di Gloria
Diane Fleri nel ruolo di Claire
Nicoletta Romanoff nel ruolo di Lorenza
Nadir Caselli nel ruolo di Gaia
Valentina D'Agostino nel ruolo di Marisa
Maria Luisa De Crescenzo nel ruolo di Agnese
Giulia Greco nel ruolo di Marika Segato
Gabriella Germani nel ruolo di Luisella
Roberta Mengozzi nel ruolo di Gilda
 

MONTAGGIO

Siciliano, Antonio
 

SCENOGRAFIA

Marchione, Luigi
 

COSTUMISTA

Romanoff, Tatiana

TRAMA

Tre padri separati con promettenti carriere stroncate alle spalle e, dietro l'angolo, lo spettro della povertà. Ulisse, Fulvio e Domenico vivono storie parallele, accomunate dalle stesse difficoltà economiche: quasi tutto il loro stipendio viene, infatti, versato in alimenti e spese di mantenimento per ex mogli e figli. Dopo un incontro casuale, alla ricerca di una casa in affitto, i tre percepiscono le difficoltà che li lega. Decidono così, per dividere le spese, di vivere insieme: è l'inizio, per loro, di una grande amicizia. In seguito a un malore di Domenico, dovuto allo stress fisico del suo "secondo" lavoro, Ulisse incontra Gloria, una cardiologa appena mollata dal fidanzato: tra loro c'è, da subito, una sintonia particolare. Intanto la situazione economica dei tre peggiora. L'aiuto decisivo arriverà dai loro figli, che supereranno i traumi della lontananza e dei rapporti difficili, per dare una svolta alla vita dei padri. Per Ulisse, Fulvio e Domenico si inizia ad intravedere, forse, uno "spiraglio" di Paradiso.

CRITICA

"L'Italia salvata dai ragazzini, ovvero gli adulti di oggi salvati dagli adulti di domani. Il Bel paese come un covo di morti di fame che per giunta si vergognano di ammetterlo. (...) Come Verdone, che negli ultimi film ha messo il turbo e ha deciso di inchiodare le miserie di questi anni con l'arma del ridicolo. (...) 'Posti in piedi in Paradiso' magari non sviluppa fino in fondo tutti i suoi personaggi e rallenta un poco in sottofinale, quando la macchina comica sterza verso un misuratissimo epilogo sentimentale, ma resta un piccolo gioiello e uno dei rari film comici italiani di questi anni che rivedremo in futuro con piacere. Anche perché Verdone sa rinnovarsi restando miracolosamente fedele a se stesso, anzi ormai quasi esibisce certi tic e certe manie (il rock, i vinili, i malanni come terreno d'incontro amoroso), ritagliandosi a sorpresa un ruolo defilato e quasi tutto di sponda. Per dare massimo spazio ai coprotagonisti: come Giallini con i suoi deliri erotico-mercenari (...). Ma soprattutto una Micaela Ramazzotti al suo meglio. Basterebbe il modo geniale con cui addenta una zolletta di zucchero, i tempi perfetti delle sue scene, il mix di tenerezza e follia, eros e infantilismo, che il personaggio si porta addosso come una seconda pelle, per farne una star. Anche se le star hanno bisogno di tutto un cinema, intorno, e in Italia continuiamo ad avere solo dei film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 marzo 2012) "Realizzato su una sceneggiatura ben congegnata e brillante, senza dubbio, di cui sono coautori Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi. Ma non si rende del tutto giustizia a 'Posti in piedi in Paradiso' - nuovo film di e con Carlo Verdone, il suo ventitreesimo da regista - se ci si limita a illustrare trama, situazioni e fisionomia dei personaggi come sono stati concepiti in fase di pur eccellente scrittura, dalla quale molto dipende di un gioco di ritmi e incastri così fluido. Bisogna vedere il film e apprezzare come la materia sia stata animata dalle interpretazioni per godere pienamente della riuscita di questa commedia della piena maturità, che riesce a combinare magnificamente il dna tipicamente italiano della commedia che al tempo stesso fa ridere ed è ricca di risonanze drammatiche e sociali, realistiche e malinconiche, con il pieno raggiungimento di uno standard, completo di umori brillanti e romantico-sentimentali, capace di parlare a qualsiasi pubblico di qualsiasi luogo. Carlo Verdone in piena forma, come inventore, come regista, come attore. Si direbbe all'alba di un nuovo ciclo di ispirazione creativa." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 2 marzo 2012) "Mentre tante commedie di voga programmano la scalata al botteghino 'a prescindere' (dall'originalità, dalla qualità, dal buon gusto), Carlo Verdone può centrare il medesimo obiettivo regalando film-film agli spettatori. È questo il senso di ogni nuovo incontro con l'autore romano, uno dei pochissimi (l'unico?) a non avere svenduto la propria popolarità senza peraltro doversi genuflettere ai precettori del cinema d'essai. La prima dote che identifica 'Posti in piedi in Paradiso' è, non a caso, la generosità: maschera ormai storicizzata, puntuale entomologo e cronista del costume, il registattore ha avuto ancora il coraggio di offrire ruoli chiave a un trio di colleghi, personaggi autosufficienti con i quali giostrare in sintonia all'interno di un racconto rifinito e non pretestuoso. (...) 'Posti in piedi in Paradiso' funziona nella corale di signore e signori che ci rassomigliano e proprio per questo non hanno alcun bisogno d'esibirsi come scimmie nelle gabbie dei consueti zoo cinematografici. Peccato solo che si noti uno sfarinamento nei finali prolungati, in cui la beatificazione dei figli più maturi e assennati dei padri sembra a caccia di un approdo un po' troppo riparato." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 2 marzo 2012) "Carlo Verdone ci dice cose serie. Però divertendoci. Come ai tempi migliori della grande commedia all'italiana. Queste cose serie si dipanano tutte attorno a un problema sociale oggi molto sentito e diffuso, quello dei padri separati che, con ex mogli non di rado aspramente vendicative, finiscono quasi in miseria per pagare gli alimenti e il mantenimento di figli frequentati tra vari ostacoli molto saltuariamente. Il divertimento scaturisce dalla spigliatezza, dal brio e dalla vitalità con cui Verdone, sceneggiatore, regista e attore, ha poi affrontato questo problema con trovate, sorprese, invenzioni che giocano spesso anche con gli accenti della farsa, non cedendo mai, però, al troppo facile, anzi, con risentimenti a volte persino raccolti e pensierosi. (...) Una girandola di situazioni comiche, alcune, appunto, spinte - ma con misura - verso la farsa, con un florilegio di dialoghi esilaranti quasi ad ogni battuta, specie quelle - è la cifra del film - pronunciate con contegno serio. Ripreso, ad ogni svolta, specie verso un finale che tende al lieto, dalla recitazione dei tre: colorata e festosa, ma spesso abilmente interdetta, quella di Verdone; sempre sopra le righe ma con misure magistrali, quella di Giallini; comicamente dignitosa tra impacci e imbarazzi quella di Favino. Non dimentico in mezzo a loro Micaela Ramazzotti. È una cardiologa con molte traversie sentimentali. Alla fine però sarà felice anche lei. Insieme con il pubblico, che è tutto una risata. (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 2 marzo 2012) "È una straordinaria commedia dell'incompatibilità, questo 'Posti in piedi in Paradiso' di Carlo Verdone. Incompatibilità fra uomini e donne. Fra padri e figli. Fra coinquilini coatti. Fra desideri e bisogni. Fra uomini e oggetti. Come raramente capita di vedere in un film italiano, 'Posti in piedi in Paradiso' è pieno di letti che si schiantano, di armadi che cadono, di braccioli di divano che si staccano. Nello stesso tempo rigurgita di coppie che scoppiano, di amori che si rompono, di legami che si spezzano. Come nella miglior tradizione, il lavoro del comico consiste, prima di tutto, nel fare a pezzi il mondo. Nel far deflagrare le sue maschere. Per poi provare, ridendo, a rimettere insieme i pezzi. I modelli di riferimento sono alti: 'La strana coppia' (1968) di Gene Sacks e 'L'appartamento' (1960) di Billy Wilder. Dal primo Carlo Verdone riprende l'idea dei maschi da poco divorziati che coabitano nello stesso appartamento, dal secondo l'idea di usare la commedia per mostrare come le condizioni economiche e sociali influiscano sulla dimensione esistenziale e condizionino i sentimenti e le dinamiche sentimentali. (...) In un intreccio in cui tutti gli snodi sono determinati dalla tecnologia (telefonini senza campo, sms, skype, email ed e-bay...), con una Micaela Ramazzotti mai così brava (Marco Giusti: «La Shirley MacLaine svampita del Tiburtino»), Verdone trova un leggerezza quasi wilderiana nel raccontarci con sublime ironia la nuova, ridicola e devastante povertà italiana." (Gianni Canova, 'Il Fatto Quotidiano', 2 marzo 2012) "Già nel precedente 'Io, Lara e gli altri', Carlo Verdone si era creato una posizione di personaggio che da una parte sta dentro la storia, dall'altra ha una funzione di osservatore sia pur coinvolto. Ovvero, il comico romano che per anni ci ha divertito recitando tipi presi dalla vita - fossero il popolano tracotante o il borghese bigotto - preferisce ora ritagliarsi ruoli costruiti a propria misura. (...) Nel porre sul piatto i problemi economico-affettivi che affliggono parte non indifferente della popolazione maschile, Verdone li affronta con il piglio moralista del comico che ridendo castiga i costumi. Tuttavia il suo è un tono mai sarcastico, riscattato da un sentimento di affettuosa tolleranza verso chi (lui stesso incluso) corre il rischio di deviare dalla giusta via. In questo mondo di adulti confusi e in crisi, il segnale di salvezza stavolta viene dalla generazione dei figli; e anche da una figura femminile, che pur essendo la classica squinternata tanto cara all'immaginario di Verdone, tira fuori a sorpresa un buon senso equilibratore. II personaggio è affidato a Michela Ramazzotti, che lo incarna deliziosamente con una perfetta miscela di tenerezza e tempi brillanti: i suoi duetti con Verdone sono fra i più esilaranti e nell'universo prevalentemente maschile del film la sua presenza accende lo schermo di luminosa leggiadria." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 2 marzo 2012) "Oggetto da maneggiare con cura, il nuovo film di Carlo Verdone, anche e soprattutto nelle chiacchiere da bar. Da quando l'abbiamo visto in proiezione stampa, una settimana fa, sono numerosi gli amici e i colleghi che ci hanno chiesto ansiosi: com'è, com'è? Un nuovo Verdone è sempre un evento e la voglia di risate intelligenti, nonostante tutto, è tanta. La risposta non può che essere doppia: andateci tranquilli, perché si ride parecchio, ma siate pronti, perché è un film tristissimo, quasi disperato. E in questa doppia natura si nasconde l'essenza profonda di 'Posti in piedi in Paradiso', che non è un semplice film comico: semmai una commedia dal contesto amaro, o piuttosto una tragedia con momenti esilaranti (come non sarebbe dispiaciuto a Molière e Eduardo). (...) La bravura sempre più eccelsa del Verdone attore si capisce, negli ultimi film, da come questo impareggiabile mattatore sappia trasformarsi in 'spalla' quando intuisce le potenzialità comiche di un partner. Giallini, strepitoso, è il vero motore comico del film; e anche la Ramazzotti è buffissima, anche se il personaggio dell'imbranata coatta è simile a quelli già interpretati per Avati e Virzì. Quando Verdone usa i sacri strumenti della farsa - come nella scena della rapina, ovviamente disastrosa, e nell'ancor più tragicomica sequenza della festa a casa di Gloria - si muore dal ridere. Ma il contesto, si diceva, è drammatico. 'Posti in piedi in Paradiso' è la vera commedia sulla crisi, il bisogno di denaro è il tirante principale della storia." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 2 marzo 2012) "Si può ridere della solitudine e sopravvivere (di espedienti, equivoci e miserie assortite) anche in una disadorna casa di ringhiera squassata dal passaggio della metro. (...) Si parlerà di ritorno alla commedia all'italiana (si ride molto e non solo, in effetti) senza dimenticare che il segno malinconico di Verdone, una vertigine che attraversa tutti i suoi film, è qui non meno nascosto che altrove. Giallini ricorda il Gassman di Risi, Favino è un critico cinematografico in disgrazia di raro conformismo ed efficacia, Verdone strappa il sorriso con la prima 'periartrite' dopo 20 secondi e Micaela Ramazzotti, strepitosa, è una sciocca che si fa ricordare." (Malcom Pagani, 'Il Fatto Quotidiano', 1 marzo 2012)

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