Pericle il Nero2016

SCHEDA FILM

Pericle il Nero

Anno: 2016 Durata: 105 Origine: BELGIO Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GROTTESCO, NOIR, THRILLER

Regia:Abel Ferrara|Stefano Mordini

Specifiche tecniche:-

Tratto da:liberamente ispirato al romanzo omonimo di Giuseppe Ferrandino (ed. Adelphi, 2002)

Produzione:VIOLA PRESTIERI, VALERIA GOLINO, RICCARDO SCAMARCIO PER BUENA ONDA CON RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON JEAN-PIERRE E LUC DARDENNE PER LES FILMS DU FLEUVE E ALAIN ATTAL PER LES PRODUCTIONS DU TRÉSOR

Distribuzione:BIM

ATTORI

Riccardo Scamarcio nel ruolo di Pericle Scalzone
Marina Foïs nel ruolo di Nastasia
Michael Pitt nel ruolo di Frank
Valentina Acca nel ruolo di Anna
Gigio Morra nel ruolo di Don Luigi
Maria Luisa Santella nel ruolo di Signorinella
Lucia Ragni nel ruolo di Zia Nené
Eduardo Scarpetta (II)
Eduardo Scarpetta
 
 

MONTAGGIO

Quadri, Jacopo
 

SCENOGRAFIA

Gabriel, Igor
 

TRAMA

Pericle Scalzone, detto Il nero, di lavoro "fa il culo alla gente" per conto di Don Luigi, boss camorrista emigrato in Belgio. Durante una spedizione punitiva per conto del boss, Pericle commette un grave errore. Scatta la sua condanna a morte. In una rocambolesca fuga che lo porterà fino in Francia, Pericle incontra Anastasia, che lo accoglie senza giudicarlo e gli mostra la possibilità di una nuova esistenza. Ma Pericle non può sfuggire a un passato ingombrante e pieno di interrogativi.

CRITICA

"Trovare l'anima dentro un tipo così non è facile, ma è proprio quello che tenta di fare Mordini col suo film (...) adattando con molta libertà il romanzo omonimo di Giuseppe Ferrandino, che gira tra le mani di registi e produttori da molti anni prima che la camorra diventasse una moda. Via Napoli dunque, siamo fra camorristi emigrati in Belgio, intuizione che il film sfrutta soprattutto in chiave visiva, circondando Pericle/Scamarcio di cieli grigi, alberi scheletriti, casermoni, come in una versione delinquenziale della Nausea di Sartre. Via quasi del tutto il napoletano e con esso la sintassi libera e fulminante di Pericle, che a modo suo è un pensatore (il libro di Ferrandino, tutto in prima persona, è straordinario, qui Napoli vive quasi solo sulle labbra di Gigio Morra/Don Luigi e di Maria Luisa Santella/Signorinella, personaggio chiave, ma resta come rumore di fondo). E via almeno in parte anche il grigiore, lo squallore totale di questo sodomizzatore per conto terzi senza memoria e senza identità. (...) sullo schermo ha il volto di Riccardo Scamarcio, eroicamente disposto a opacizzarsi e imbruttirsi, ma sempre troppo carismatico per il ruolo. Anche se il vero problema del film non è certo questo ma il rapporto irrisolto di Pericle (del film stesso) col suo passato, in cui si nasconde quel poco di anima che gli è rimasta. (...) la chiave di tutto (...) sta in un passato - l'infanzia a Napoli appunto - che il film stenta a mettere a fuoco, rendendo tutto un po' astratto malgrado l'eleganza molto 'europea' e un po' anonima della confezione. Brutta bestia Napoli. È dura metterle il guinzaglio. Anche tenendola a distanza." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 maggio 2016) "La forza del film, che la regista ha dedicato a suo marito Alfonso e ad Agnese Borsellino, entrambi scomparsi, sta (...) nella scelta di mettere in scena le vite quotidiane dei due protagonisti, il loro rigore morale, la voglia di vivere e scherzare, la paura e il coraggio di non arrendersi. E nella capacità di trasformare una storia italiana in un apologo sulla condizione umana che va ben oltre i fatti di cronaca. E seppure la fine di questa vicenda sia nota, il film, intriso di gioia di vivere e lottare, riesce a farci dimenticare il triste destino che colpì Falcone e Borsellino nel 1992, e a sperare in un esito diverso." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 11 maggio 2016) "II debutto narrativo di Giuseppe Ferrandino (...) passò nel 1993 sotto silenzio e solo cinque anni dopo sarebbe rimbalzato dalla Francia, dove lo aveva pubblicato Gallimard nella sua 'série noir', per diventare un caso letterario grazie ad Adelphi. L'autore, affermato sceneggiatore di fumetti, crea un mondo e un linguaggio (...) che alle suggestioni del racconto dark disegnato unisce sensibilità pulp e memoria del noir tanto letterario che cinematografico soprattutto americano. Tutto candidava 'Pericle il nero' al cinema (...). La regia di Stefano Mordini (...) valorizza ogni elemento, a partire dalla recitazione di Scamarcio (cupo, desolato, animalesco nelle reazioni, infinitamente solo), giustificando a pieno un cambiamento di sfondi e location dalle origini puramente strumentali." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 12 maggio 2016) "(...) il film sposta la cornice dall'Italia al Nord Europa belga-francese, cogliendo con felice occhio luoghi e atmosfere; e del resto il regista Stefano Mordini aveva già dimostrato con i precedenti 'Provincia meccanica' e 'Acciaio' di aver propensione per gli outsider e i plumbei nowhere periferici. Nel tradurre sullo schermo il flusso in soggettiva della pagina, non sempre trova il giusto tono, ma a rimanere coerente è la presenza di un interiorizzato Scamarcio che, sguardo liquido e straniata passività, fa di Pericle una sorta di dostoevskiano 'Idiota' dei gironi criminali, in bilico fra anima nera, ambigua innocenza e voglia di redenzione." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 12 maggio 2016) "Rincarando lontano da Napoli la solitudine di Pericle, Mordini cerca la terza via del mafia movie nostrano: non il pop di 'Gomorra', non l'antropologia di 'Anime nere', bensì un polar (il noir transalpino) a voltaggio esistenzialista. Efficace Scamarcio, alcune sequenze (pianto in spiaggia e casa sicura dei tunisini) da ricordare, peccato per il macchiettismo di Luigi e Signorinella e il finale doppiamente verboso, ma una terza via c'è." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 12 maggio 2016) "Piacerà più del previsto. Il romanzo di Ferrandino è stato messo in belle immagini da una regia attenta e tutt'altro che avara di trovate. Scamarcio e Marina Fois molto al di sopra delle aspettative. Convocazione per Cannes dunque decisamente meritata." (Giorgio Carbone, 'Libero', 12 maggio 2016) "Scamarcio è bravo, nonostante la regia non faccia nulla per aiutarlo." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 12 maggio 2016) "Mordini ha manovrato i personaggi e le fosche situazioni che li avevano al centro con un piglio molto sicuro evocandovi attorno, in modo duramente realistico, le atmosfere in cui erano immersi, senza far mai sentire quei napoletani spesso truci estranei alle loro origini, segnalandovi anzi ciascuno con accenti molto veri, a cominciare da Riccardo Scamarcio che, come torvo protagonista sta ancora una volta dimostrando di aver preso la direzione giusta quando ha abbandonato, a favore dei drammi seri, le sue interpretazioni patinate di una volta." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 13 maggio 2016) "Parte nerissimo questo bel film (...), ma quando Pericle (...) fa un errore per molti fatale e scappa a Calais, la storia ha un flash internazionale. Passa dal neorealismo da bassifondi sudisti di «Gomorra» a una parentesi rosa pallido che si apre nel viso dolce, mesto e intelligente di Marina Foïs: diventa più Melville che Sollima, pur non prenotando la catarsi. Non stupisce l'interesse dei Dardenne producer, e Riccardo Scamarcio ha una straordinaria dimensione espressiva, esibendo una fortissima fragilità dietro l'infernale inconscio, verso un finale macchinoso che contiene la razionalità algida di uno sguardo scandaloso di cinema non banale." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 maggio 2016)

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