Voyager - Passioni violente1991

SCHEDA FILM

Voyager - Passioni violente

Anno: 1991 Durata: 116 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Volker Schlöndorff

Specifiche tecniche:PANORAMICA, 35 MM (1:1.85)

Tratto da:romanzo "Homo Faber" di Max Frisch

Produzione:BIOSKOP FILM, ACTION FILM, STEFI 2

Distribuzione:CDI (1992) - MFD HOME VIDEO, CDI HOME VIDEO

ATTORI

Sam Shepard nel ruolo di Walter Faber
Julie Delphy nel ruolo di Sabeth
Barbara Sukowa nel ruolo di Hannah
Dieter Kirchlechner nel ruolo di Herbert Hencke
Tracy Lind nel ruolo di Charlent
Deborra-Lee Furness nel ruolo di Ivy
August Zirner nel ruolo di Joachim Hencke
Thomas Heinze nel ruolo di Kurt
Bill Dunn nel ruolo di Lewin
Peter Berling nel ruolo di Baptist
Lorna Farrar nel ruolo di Arlette
Charley Hayward nel ruolo di Joe
Irwin Wynn nel ruolo di Dick
Brigitte Catillon nel ruolo di Marianne
Philippe Morier-Genoud nel ruolo di Guillaume
Erica Lawson nel ruolo di Judith
Jacques Martial
Lou Cutell
Perla Walter
 

SOGGETTO

Frisch, Max
 

MUSICHE

Myers, Stanley
 

MONTAGGIO

Hirtz, Dagmar
 

SCENOGRAFIA

Perakis, Nicos
 

COSTUMISTA

Baum, Barbara
 

EFFETTI

Knott, Robbie

TRAMA

Walter Faber è un ingegnere dell'UNESCO sempre in viaggio. Sono passati molti anni da quando ha lasciato la sua compagna incinta ed ora ha perso le tracce. Adesso, tornato a New York, decide di partire per Parigi via mare dove è stato invitato per un congresso. Sulla nave, Faber incontra Sabeth una ventenne della quale s'innamora. Partono insieme allora per un lungo viaggio che li porterà fino in Grecia dove vive la madre di lei. Lì Faber avrà una spiacevole sorpresa.

CRITICA

"Il racconto è asciutto e drammatico ad un tempo e mostra i danni provocati dalla paura della verità e della fuga dalle responsabilità. Gli attori hanno ruoli difficili: Sam Shepard è troppo impenetrabile, nella spesso ignota parte di Faber; Julie Delpy è una Sabeth dolce, trepidante e struggente, mentre barbara Sukowa dà il suo tragico volto ad Hannah." ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 115, 1993) "Un film, forse, non del tutto compiuto, per quella prima parte priva, psicologicamente e drammaticamente, di una autentica concentrazione, ma con un linguaggio, al momento di tirare le somme, che ricorda lo Schloendorff migliore, quello delle pagine ghiacce del 'Caso Catharina Blum'. Vi concorre l'interpretazione intensissima di Sam Shepard, attore e commediografo, nei panni di Faber: prima dura e distaccata, poi coinvolta fino alle lacerazioni più aspre, conservando sempre però una rigida misura grazie ad una mimica intagliata nel legno (come certi personaggi anni Cinquanta del nostro Pietro Germi). La ragazza è Julie Delpy, già vista in 'Passion Béatrice': un visino un po' oleografico per un tormento più grande di lei. Salda come si conviene, invece, in mezzo a loro, Barbara Sukowa, la madre: una maschera ferita." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 Luglio 1992) "Volker Schloendorff è un bravissimo regista che da anni lavora a cavallo di due mondi: la grande invenzione del suo film ci sembra quella di aver collocato un tipo all'americana come il commediografo Sam Shepard (che ha l'aria di essersi ispirato alla figura e al modo di vestire del collega Arthur Miller) su uno sfondo di antiche vestigia mediterranee. Girato qua e là per il mondo, seguendo l'errabondo itinerario dell'ingegnere, il film mima con perfetta aderenza culturale lo stile spigoloso, sorprendente, affascinante dello scrittore. La ragazza amata è una squisita Julie Delpy, il messaggero del destino è una stupenda Barbara Sukowa." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 24 Luglio 1992) "Non è tanto il colpo di scena edipico-incestuoso, peraltro orchestrato con apprezzabile pudore, a fare di 'Passioni violente' un film inconsueto e raccomandabile, quanto la finezza con cui Schloendorff precisa il senso di fallimento esistenziale-culturale di questo homo faber: molto più contemporaneo di quanto non suggerisca l'inconsueta ambientazione anni Cinquanta. Di Sam Shepard s'è già detto, mentre il versante femminile è coperto dalla fresca Julie Delphy e dalla nervosa Barbara Sukowa (che peccato sentirle doppiate)." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 25 Luglio 1992)

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