Pap? dice messa1996

SCHEDA FILM

Papà dice messa

Anno: 1996 Durata: 100 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:ALTO VERBANO CON LA COLLABORAZIONE DI MEDIASET

Distribuzione:MEDUSA FILM - MEDUSA VIDEO (PEPITE)

TRAMA

Alla Chiesa di San Crispino, una piccola parrocchia di periferia "gestita" da don Arturo, di sera si presenta Francesco, suo figlio segreto, che chiede ospitalità per sé e per Matilda, la sua giovane fidanzata rimasta incinta. Durante la notte, tuttavia, Francesco si allontana lasciando a don Arturo la responsabilità della giovane. Il giorno seguente il parroco e la giovane si mettono sulle tracce di Francesco: dapprima in uno studio di tatuaggi; poi in un parco, dove il travestito Zobeide, amico di Matilda, si offre di aiutarli. Intanto Mara, la madre di Francesco, si reca a San Crispino per confidare all'antico amante don Arturo la sua preoccupazione per la scomparsa del figlio implicato in un contrabbando di droga. Poco dopo Zobeide si presenta alla parrocchia con un beauty-case datogli dal giovane Francesco nel cui interno don Arturo trova un sacchetto di cocaina. Lasciata la droga al parroco, Zobeide viene scippato. Per riuscire a recuperare il beauty-case il travestito e don Arturo studiano una strategi a di ricerca più difficile e pericolosa, che li porta a trattare con falsari, delinquenti e alti ufficiali. A Zobeide non manca l'arte della seduzione e così gli ostacoli più difficili vengono superati senza grandi problemi. Tornati nella parrocchia di San Crispino don Arturo e Zobeide ricevono la telefonata di Francesco: il giovane confessa di essere terrorizzato e annuncia di voler entrare in seminario. Nel frattempo anche Mara ha ricevuto la notizia e ora implora don Arturo di convincere il figlio ad abbandonare il progetto del seminario. Davanti alla casa della donna, tuttavia, don Arturo e Zobeide riconoscono un'automobile che avevano visto sostare nel covo degli spacciatori e intuiscono che il marito di Mara sia coinvolto nel giro dei malviventi. In realtà Francesco subisce da tempo le minacce del patrigno, che vorrebbe costringerlo allo spaccio della droga. Don Arturo si reca immediatamente al seminario per vedere il figlio, ma qui si trova ad affrontare un'intera banda, il giovane è finalmente libero di continuare in tranquillità la sua vita in seminario. Prima dei voti, tuttavia, Francesco accoglie insieme a Matilda la nascita della piccola Patrizia che viene battezzata a San Crispino dal vescovo.

CRITICA

"Nel '78, all'apice della sua fortuna filmica, quando lavorava in tre o quattro film all'anno, Pozzetto, non ancora quarantenne, si cimentò nella regia con 'Saxofone'. Gli si consigliò allora di trovarsi un regista vero oppure, preso un semestre di vacanza, di andare a vedere due film al giorno, scegliendoli con cura tra le commedie firmate da Lubitsch, Wilder, Blake Edwards, Risi. Che dire oggi, passati quasi vent'anni, davanti a questa lardosa, squallida e stentata farsa, formicolante di buffoneria repellente, con cui è tornato alla regia? Passare novanta minuti in sua compagnia è come mangiare a cucchiaiate un sacco di farina". (Morando Morandini, 'Il Giorno', 16 aprile 1996) "Della regia di Renato Pozzetto c'è poco da dire, è fiacca come la sceneggiatura che ha scritto con Stefano Sudrié: le risate sono scarse e il risvolto 'giallo', dietro la sparizione di Francesco c'è una storia di droga pilotata da un misterioso personaggio, assolutamente pretestuoso. La miglior prova, per quel tanto consentito da un copione che va avanti a sketch, la danno gli attori. Anche se la formula si è ormai appannata, Pozzetto fa di don Arturo uno dei suoi tipici personaggi di inguaiato innocente ed è evidente l'affiatamento con Teo Teocoli, suo partner dai tempi del Derby Club, che impersona con scanzonata disinvoltura l'esuberante Zobeide. C'è anche una divertente partecipazione del vescovo Felice Andreasi e accanto ai veterani se la cava bene la giovane Marta Forghieri, tondetta spiritosa e molto naturale". (Alessandra Levatesi, 'La Stampa', 14 aprile 1996) "Nel film ristagna così un clima casereccio, accentuato dal riciclaggio di battute stile cabaret anni '70 e, soprattutto, dalla presenza nel cast e nei credits di figli d'arte che si chiamano Ponzoni, Jannacci e, naturalmente, Pozzetto." (A. Boccioletti, 'Il Resto del Carlino', 19 aprile 1996)

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