Occhi di serpente1993

SCHEDA FILM

Occhi di serpente

Anno: 1993 Durata: 106 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:MAVERICK - MARY KANE

Distribuzione:PENTA DISTRIBUZIONE - CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

Un regista vuole realizzare un film sul fallimento del matrimonio di una coppia dell'alta borghesia in una New York periferica, ma nessun produttore sembra interessato ad investire nel progetto. La scelta della protagonista femminile del film, la star televisiva Sarah Jennings, è imposta dallo studio di Hollywood che finanzierebbe il progetto. Il regista inizialmente contrariato e maldisposto, è costretto a fare buon viso a cattivo gioco. L'attore protagonista, Francis Burns, amico da sempre del regista, rifiuta brutalmente la sua parte quando viene a sapere che avrà come antagonista una stella della TV. Gli viene dato un ultimatum e, con nessun altro lavoro in vista, non avrà altra scelta che accettare... il cast è completo e le prove hanno inizio. Le tensioni esplodono immediatamente. I tre protagonisti iniziano ad immergersi così profondamente nei loro ruoli che le emozioni dei personaggi iniziano a permeare le loro vite private. Tra Sarah e Burns nasce una relazione, e il regista, lui stesso invischiato in una crisi matrimoniale, si innamora inaspettatamente della sua attrice. In questa confusione la produzione procede e si diffonde la convinzione che il film sarà un successo. Sullo schermo, le violente scene della rottura del matrimonio sono estremamente realistiche e molto convincenti. Il film si avvia alla conclusione precipitando i due interpreti, e il regista stesso, in una crisi che avrà esiti sconvolgenti.

CRITICA

Cinema e sesso à go-go nel film di Abel Ferrara, Snake Eyes (Occhi di serpente), titolo che è un'espressione gergale in puro "slang" per indicare un tiro perdente nel gioco dei dadi. Tre sono i protagonisti della storia: un regista cinematografico (Harvey Keitel), con alle spalle uno stanco matrimonio, e i due attori del film che stanno girando (Madonna e James Russo). Si tratta dunque di un film-nel film sull'interno della vita coniugale in via di esaurimento, una contorta vicenda costruita su due piani: gli eventi che si succedono sul set e nella vita privata del regista e degli attori e le vicende vissute dai protagonisti nel film "immaginario" nel quale sono impegnati, intitolato "Mother of mirrors". Nella costruzione della storia, per altro molto elaborata, i due piani narrativi si intersecano di continuo contaminandosi a vicenda, ovvero due storie parallele con molti aspetti comuni. E, ovviamente, entrambe false. In un intricato intreccio sospeso tra realtà e finzione Madonna, nel ruolo di una popolare attrice di televisione approdata al cinema, è vittima di estremi oltraggi, quasi martire remissiva, con il volto tumefatto e piangente, umiliata di continuo dal marito isterico e manesco (un James Russo un tantino sopra le righe), che non accetta la sua conversione religiosa dopo un'esistenza vissuta tra perverse depravazioni, mentre lui è rimasto quello di sempre e vorrebbe continuare una vita gonfia di eccessi (alcool, cocaina e tanto sesso). Al colmo della collera, la costringe a rivedersi in vecchi video al tempo in cui senza vergogna praticava l'amore promiscuo. Il marito è uno scatenato esaltato che forza con la violenza la distruzione psicologica (e fisica) della moglie con un gioco perverso e torbido (che continua anche fuori dal set), spinto alle estreme conseguenze tanto da risultare indecifrabile, particolarmente nell'ambiguo e brusco finale: il colpo di pistola che spara in fronte a Madonna fa parte della finzione del film-nel-film, o no? Film indubbiamente sgradevole, abilmente mascherato da geniale opera "maledetta" che, a momenti, sfiora perfino il ridicolo, Snake Eyes racconta la crisi coniugale di un regista di Hollywood arrogante ed egoista, impegnato nelle riprese di un film sul fallimento di una coppia della società altoborghese di New York, forzando in maniera ossessiva i protagonisti a identificarsi con i personaggi della storia. La vita sul set crea forti tensioni che vanno a intrecciarsi con quelle narrate nel film. L'edonismo sfrenato del marito cozza violentemente contro l'estremismo mistico della moglie, che sembra rassegnata a subire il martirio come espiazione dei peccati di un tempo. Assistiamo all'acuirsi della crisi che sul set culmina con la fin troppo realistica scena dello stupro e nel film con la confessione del regista alla moglie ("Ti ho sempre ingannata e ora non ce la faccio più a vivere con questa maschera"). E' un film duro, crudele e provocatorio sulla inevitabilità dell'angoscia in una sconcertante confusione tra vita reale e finzione cinematografica; ma è anche un film passionale sul mondo hollywoodiano raccontato con furore iconoclasta, dal quale emerge un moralismo che a ben vedere suona falso e non convince. Senza gli eccessi, Snake Eyes poteva riuscire un inconsueto ritratto critico del gretto mondo hollywoodiano cinico, spietato e senza rimorsi. Unica nota positiva la presenza di Madonna, sempre grintosa ma in versione quasi domestica, che si rivela attrice di forte temperamento drammatico, capace di passare dalla volgarità all'intensità interiore, dalla rabbia al silenzio. Tutto sommato, una buona occasione mancata da un robusto narratore degli inferni urbani. (Rivista del Cinematografo, novembre 93) Attenzione: film nel film. Accanto alle categorie e alle stellette con cui si infiocchettano le recensioni, bisognerebbe trovare un simbolo per il più spericolato sottogenere mai escogitato dal cinema d'autore: il film allo specchio, il cinema che si fa doppio iperbolico e ma

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