SCHEDA FILM

Nuit de chien

Anno: 2008 Durata: 110 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Werner Schroeter

Specifiche tecniche:(1:1.85)

Tratto da:romanzo "Per questa notte " di Juan Carlos Onetti (Ed. Feltrinelli, 2004)

Produzione:PAULO BRANCO E FRIEDER SCHLAICH PER ALFAMA FILMS, FILMGALERIE 451, CLAP FILMES

Distribuzione:-

ATTORI

Pascal Greggory nel ruolo di Ossorio
Bruno Todeschini nel ruolo di Morasan
Amira Casar nel ruolo di Irene
Éric Caravaca nel ruolo di Villar
Nathalie Delon nel ruolo di Risso
Marc Barbé nel ruolo di Vargas
Jean-François Stévenin nel ruolo di Martins
Jean-François Stevenin nel ruolo di Martins
Bulle Ogier nel ruolo di Donna Inês
Laura Martin nel ruolo di Victoria
Mostefa Djadjam nel ruolo di Granovsky
Lena Schwarz nel ruolo di Rosaria
João Baptista nel ruolo di Juan
Pascale Schiller nel ruolo di Agnes
Oleg Zhukov nel ruolo di Max
Filipe Duarte nel ruolo di Julio
Sami Frey nel ruolo di Barcala
Elsa Zylberstein nel ruolo di Maria
 
 

MUSICHE

Kloke, Eberhard
 

SCENOGRAFIA

Barsacq, Alberte
 

COSTUMISTA

Branco, Isabel

TRAMA

Un uomo di 40 anni, Ossorio, arriva esausto, di notte, alla stazione di Santa Maria insieme a una folla di soldati sconfitti e di rifugiati. E' tornato per incontrare la donna che ama, ma tutto è cambiato ormai. Infatti, la città è sconvolta da una brutale e feroce milizia e opposte fazioni si danno violenta battaglia.

CRITICA

"Dio ne scampi dal ritorno di Werner Schroeter, uno dei protagonisti della rinascita del cinema tedesco eclissatosi per lunghi anni e ora attratto da un romanzo dell'uruguaiano Onetti ispirato alla guerra civile spagnola. La trasposizione intitolata 'Nuit de chien' vorrebbe rappresentare l'ennesima parabola apocalittica sul Potere, ma l'itinerario notturno di un protagonista alla Che Guevara si risolve in una strampalata ballata scandita a casaccio da Wagner, Verdi e l'inevitabile fado. Girato a Porto e Lisbona, il film vorrebbe parlare di fedeltà e tradimento, violenza e ossessione, fantasmi rivoluzionari e amorosi, insomma di troppe cose: con l'aggravante di uno Schroeter che ha trasformato il genio compositivo in una sorta di tardo sperimentalismo tra l'istrionico e il parodico". (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 settembre 2008) "Un film contro la paura della morte. Perché la morte arriva quando arriva. E qui è in primo piano, nel fuori campo, ai bordi dell'immagine. Mai la morte è stata ripresa così in diretta, e mai stata tanto ingannata". (Roberto Silvestri, 'Il manifesto', 3 settembre 2008) "Volutamente antimoderna è la riduzione che Werner Schroeter ha fatto del romanzo 'Per questa notte' di Juan Carlos Onetti, che l'italiano Carlo Di Carlo aveva già portato sullo schermo nel 1977. Visionario e antirealista, affascinato dalla epicità lirica e dalla maestosità teatrale, Schroeter racconta la notte del dottor Ossorio (Pascal Greggory) in una misteriosa città assediata (in realtà, Oporto) con i toni distaccati del racconto morale, dove solo la sete di potere e la fame di sesso guidano gli uomini. Ritmo lento, giochi cromatici e qualche guizzo visionario non aggiungono però niente all'opera di un regista che qui sembra in crisi d'ispirazione". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 3 settembre 2008) "Lo schema, come impostazione narrativa, non è molto diverso da quello pensato a suo tempo da Di Carlo: nessun riferimento a veri luoghi e citazioni solo astratte della situazione politica che pesa sull'azione. Sempre comunque un rivoluzionario che tenta di sottrarsi al crollo di un potere cui aveva inizialmente aderito con passione, sempre, attorno, controrivoluzionari, doppiogiochisti, prevaricatori che quando danno la morte a uomini e donne sembrano sospinti soprattutto dal sadismo. Per rappresentarceli, Schroeter si è affidato ad una ambientazione antinaturalistica e addirittura stilizzata, come se rifatta in palcoscenico, immergendola in un arcobaleno insistito di colori forti, spinti in più momenti fino d'eccesso. Come, del resto, tutto quello che vi si muove al centro; tra personaggi allucinati e situazioni all'estremo. Ritrovando, nella rappresentazione, molti di quegli elementi che, in passato, avevano potuto essere considerati la firma dell'autore: immagini barocche, musiche di sfondo affidate spesso a voci della lirica o a composizioni di classici in scoperto contrasto con una recitazione, in tutti, invece aspramente realistica. Stentando molto, però, a risolvere il contrasto". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 3 settembre 2008)

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