Non aprite quella porta - Parte 21986

SCHEDA FILM

Non aprite quella porta - Parte 2

Anno: 1986 Durata: 97 Origine: USA Colore: C

Genere:HORROR

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85) - TVC

Tratto da:-

Produzione:MENAHEM GOLAN, YORAM GLOBUS E TOBE HOOPER PER CANNON GROUP

Distribuzione:IIF, WARNER BROS ITALIA (1987) - WARNER HOME VIDEO

TRAMA

Nel Texas (siamo nel 1973) varie persone sono misteriosamente sparite nel nulla, tra gli altri il giovane congiunto dello sceriffo Lefty che ha giurato vendetta e che un giorno viene chiamato via radio presso una macchina, letteralmente insanguinata e tagliata in due da una gigantesca motosega. Stretch, una ragazza che lavora presso una trasmittente locale, è in possesso della registrazione di una conversazione svoltasi la sera prima tra la stazione in parola e due ragazzi occupanti la vettura, ad un certo momento terrorizzati da eventi inesplicabili. Scomparsi i suddetti, Stretch pensa bene di consegnare il nastro allo sceriffo, però due specie di mostri umani le piombano in ufficio, distruggendo tutto con una motosega, quasi massacrando il suo compagno di lavoro e recando il corpo di quest'ultimo in una loro spaventosa dimora sotterranea in aperta campagna. E' là che i due, Testa di latta e Faccia di pelle, vivono insieme ad un terzo uomo un'abietta esistenza squartando i corpi della gente rapita o sequestrata, per farne alimenti destinati ai consumi cittadini. Individuato l'allucinante covo, Stretch vi rimane intrappolata, per trascorrervi ore di angoscia e paure senza fino all'arrivo dello sceriffo che, armato anche lui di alcune motoseghe, duella coraggiosamente contro la banda.

CRITICA

Gli amanti del genere 'horror', gli 'aficionados' del terrore sugli schermi (voluto e cercato, spesso per esorcizzarlo) sanno bene che si possono fare molte distinzioni: non tutto ciò che incute paura è necessariamente truculento, né tutto ciò che è di per sé mostruoso esige bave verdastre e vischiose o cervelli che esplodono. C'è il malsano, il repellente, ci sono il disgustoso come l'agghiacciante. Un regista può condurre un film con equilibrio tra zombi e porte che si aprono, tra urla spaventose e lacerti sanguinolenti, o lame sinistre che piombano giù come ghigliottine, creando atmosfere di una angoscia anche intensa, ma evitando le secche dell'idiozia e del risibile. Questo film è quanto di più stupido, repellente e delirante si sia mai visto in materia sia nella scala degli effettacci più truci sia nel più autentico cattivo gusto formale (poiché anche nel filone 'horror' può regnare il 'kitch' che tutto sa invadendo). E' un pastrocchio immondo, un deposito di carcasse umane e di reperti di macelleria, una sequela di cunicoli assurdamente illuminati da lampadari permanentemente accesi, zeppi di scheletri e ragnatele, un campionario di epidermidi martoriate, di tavole imbandite con spezzatini di glutei, rognoni gratinati e piramidi di polmoni al vapore. Nella caverna abitata dai tre individui si celebrano i riti di mostruosi squartamenti e banchetti, nonché i duelli con gigantesche motoseghe: il tutto mentre il più farneticante dell'amabile famiglia ci delizia con sproloqui sul consumismo della nostra epoca e sulla assoluta priorità della macellazione (umana) artigianale, nei confronti dell'anonimato insapore della "buona carne in scatola". Ovviamente nella caverna-trappola cade una bionda ragazza, impiegata presso una stazione- radio locale e rea solo di aver registrato una sera via etere una conversazione tra due ragazzi in viaggio su strada ed il mostro che li ha uccisi. Poi altrettanto ovviamente, c'è uno sceriffo che arriva in tempo (deve vendicare la scomparsa di un congiunto, ridotto, è chiaro, in salsicce), brandeggiando pure lui una motosega. Una storia ripugnante, dialoghi allucinanti e maniacali ed urla belluine di vittime e carnefici caratterizzano un prodotto sgangheratamente condotto sui binari dell'insania. ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 102, 1987)

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