Nemmeno il destino2003

SCHEDA FILM

Nemmeno il destino

Anno: 2003 Durata: 110 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Daniele Gaglianone

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:liberamente tratto dal romanzo omonimo di Gianfranco Bettin (Ediz. Feltrinelli)

Produzione:DOMENICO PROCACCI, GIANLUCA ARCOPINTO E PIERPAOLO TREZZINI PER FANDANGO, ARMADILLO CINEMATOGRAFICA

Distribuzione:FANDANGO (2004)

ATTORI

Mauro Cordella nel ruolo di Alessandro Stellin
Fabrizio Nicastro nel ruolo di Ferdi Castronovo
Giuseppe Sanna nel ruolo di Toni
Lalli nel ruolo di Adele Stellin
Gino Lana nel ruolo di Sebastiano Castronovo
Stefano Cassetti nel ruolo di Lorenzo
 
 
 

MONTAGGIO

Gasparini, Luca
 

SCENOGRAFIA

Ferroni, Valentina
 

COSTUMISTA

Roberti, Marina

TRAMA

Alessandro, quindici anni, conduce un'esistenza inquieta: vive con la madre malata, non ha mai conosciuto suo padre, a scuola va male. Ha pochi amici, Toni e Ferdi, con i quali passa il tempo a girare per le strade della periferia. Anche gli amici sono segnati da un triste destino: Toni sparisce nel nulla, Ferdi si suicida in modo spettacolare gettandosi con il motorino dall'ultimo piano di un palazzo in costruzione. Quando Adele, la madre di Alessandro, dà sempre più segni di squilibrio, lui si ritrova solo con la sua rabbia. In un gesto folle, brucia la casa dove avevano vissuto due amici di famiglia prima di essere sfrattati. Lo attende il riformatorio ....

CRITICA

"Inizio robusto; ma tra la prima e la seconda parte c'è una spaccatura, tanto che par di vedere due film attaccati assieme." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 settembre 2004) "Tratto dal romanzo di Gianfranco Bettin (appena riscritto, Feltrinelli), 'Nemmeno il destino' di Daniele Gaglianone è con quello di Vincenzo Marra uno dei migliori italiani visti a Venezia. Curioso che 'la Mostra più bella degli ultimi dieci anni' (parola del presidente Croff) se lo sia fatto sfuggire. Ma per fortuna ci sono le nuove Giornate degli Autori, cornice ideale per le periferie operaie torinesi di questa debordante opera seconda." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 settembre 2004) "Il nuovo cinema italiano guarda in faccia la società con la forza implicita della denuncia, usando i volti di attori non-attori, resuscitando un cinema d'impegno che però non sottovaluta mai la forza del privato. Gaglianone inserisce la storia in un riformatorio, con una forza visiva e un ritmo e una coerenza narrativa corale che ci chiama complici. Affronta l'attualità dei sentimenti mixandoli ai problemi della vita dei giovani, facendo le rimostranze affettive di una società non più a misura d'uomo. Per cui il ragazzo che resterà solo affronterà l'amore della madre e lo capirà solo quando interverrà la follia: per il resto lui e i suoi amici vivono più che emarginati in una specie di limbo esistenziale tra adolescenza e maturità che l' autore indaga con commossa partecipazione." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 11 settembre 2004)

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