Nahid2015

SCHEDA FILM

Nahid

Anno: 2015 Durata: 104 Origine: IRAN Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Ida Panahandeh

Specifiche tecniche:2K, 16:9

Tratto da:-

Produzione:DOCUMENTARY AND EXPERIMENTAL FILM CENTER (DEFC)

Distribuzione:ACADEMY TWO (2016)

ATTORI

Sareh Bayat nel ruolo di Nahid
Pejman Bazeghi nel ruolo di Masoud
Navid Mohammad Zadeh nel ruolo di Ahmad
Milad Hassan Pour nel ruolo di Amir Reza
Pouria Rahimi nel ruolo di Naser
Nasrin Babaei nel ruolo di Leila
 
 

MUSICHE

Majid Pousti
 

MONTAGGIO

Arsalan Amiri
 

SCENOGRAFIA

Mehdi Moussavi
 

COSTUMISTA

Mehdi Moussavi

TRAMA

Una giovane donna divorziata si innamora di un uomo e i due vogliono sposarsi. Lei ha un figlio, con cui vive in una piccola città nel nord dell'Iran. Le regole del Paese prevedono che il padre si occupi del figlio, ma l'ex marito le ha concesso l'affido a patto che non si risposi. Per questo Nahid decide di accettare il compromesso del "matrimonio temporaneo" (in farsi: "sigheh", una pratica propria dell'islam sciita che prevede un contratto di matrimonio in cui i contraenti stabiliscono la durata che può variare) affrontando così un'angosciante lotta per non perdere il figlio e allo stesso tempo per non allontanare l'uomo che ama.

CRITICA

"Colorato quel poco che basta, il film è di un realismo che fatica ad essere magico e si scontra con ingiustizie quotidiane culminanti nel «matrimonio temporaneo» e nei ricordi dell'esperienza di famiglia dell'autrice che si rivela coraggiosa con passione non melodrammatica." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 luglio 2016) "(...) non siamo in un mélo italiano anni 50, anche se quell'Italia non è così lontana. Siamo in uno dei più intensi film iraniani di questi anni, diretto con sensibilità molto moderna dall'esordiente Ida Panahandeh, 36 anni, che nelle vicissitudini della sua Nahid riesce a concentrare le mille lacerazioni di una società in divenire. Trovando sempre il taglio, il dettaglio, il punto di vista inatteso che dà a ogni figura e ogni conflitto complessità e verità (strepitosi i tre protagonisti, Nahid/Sareh Bayat la ricorderete in 'Una separazione' ma i due uomini non sono da meno). (...) Un piccolo gioiello, che in patria dev'essere deflagrato come una bomba (...). Sarebbe un peccato perderlo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 luglio 2016) "(...) la regista, autrice anche del testo, ha guardato soprattutto ai suoi personaggi con una fitta trama attorno alle loro psicologie, facendone risaltare i sentimenti dai silenzi, dai tempi, dalle pagine che, anche quelle mute, sono sempre eloquenti con delicatissima grazia mentre le immagini, spesso fortemente decolorate, immergono la vicenda in atmosfere intime raccolte, anche quando in primo piano c'è l'amore; spesso silenzioso. Lo esprime finemente l'attrice protagonista, Sareh Bayat, già vista (e ammirata) nella 'Separazione'." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 30 giugno 2016) "(...) sebbene si tratti di un'opera condotta con stile pulito e assolutamente rispettabile non è propriamente nel suo valore estetico che risiedono le sue principali qualità, la sua rilevanza. Si tratta soprattutto di un termometro - interessante anche fuori dai confini cui ci si riferisce, grazie al preciso disegno delle situazioni e dei personaggi, grazie alla sensibilità degli interpreti tra i quali spicca l'attrice Sareh Bayat che fu protagonista del bellissimo 'Una separazione' di Asghar Farhadi - immerso nell'evoluzione di una società, quella iraniana, evidentemente alle prese con un aspro corpo a corpo fra tradizione e novità, conservazione e innovazione, ieri e domani. Con particolare riferimento allo stato dei costumi nelle relazioni tra i sessi, e alla condizione femminile nella modernità di un grande paese sul quale continuano a pesare condizionamenti pesantissimi. Nella società e nella famiglia. Codificati non solo dal sentire comune ma dalla stessa legge. Presentando infiniti spunti di osservazione e riflessione. (...) Ogni personaggio (...) ha in sé luci e ombre, e si nutre di contraddizioni. (...) Sembra uno di quei film (non va dimenticato che la regista non è un'espatriata) destinati a esercitare una funzione 'epocale' per la comunità di appartenenza. Come, nelle più diverse sfumature, fu per gli americani e per il tema della segregazione razziale 'Indovina chi viene a cena?' o per noi 'Divorzio all'italiana' di Germi." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 30 giugno 2016) "(...) dramma realistico su una donna separata." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 21 giugno 2016)

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