Anno: 2009 Durata: 116 Origine: ITALIA Colore: C
Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO
Regia:Ferzan Özpetek
Specifiche tecniche:35 MM
Tratto da:-
Produzione:DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA
Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2010) - DVD E BLU-RAY: 01 DISTRIBUTION (2010)
Riccardo Scamarcio | nel ruolo di | Tommaso |
Nicole Grimaudo | nel ruolo di | Alba |
Alessandro Preziosi | nel ruolo di | Antonio, fratello di Tommaso |
Lunetta Savino | nel ruolo di | Stefania, madre di Tommaso |
Ennio Fantastichini | nel ruolo di | Vincenzo, padre di Tommaso |
Elena Sofia Ricci | nel ruolo di | Zia Luciana |
Ilaria Occhini | nel ruolo di | Nonna di Tommaso |
Bianca Nappi | nel ruolo di | Elena, sorella di Tommaso |
Massimiliano Gallo | nel ruolo di | Salvatore |
Paola Minaccioni | nel ruolo di | Teresa |
Emanuela Gabrieli | nel ruolo di | Giovanna |
Carolina Crescentini | nel ruolo di | La nonna da giovane |
Giorgio Marchese | nel ruolo di | Nicola |
Matteo Taranto | nel ruolo di | Domenico |
Carmine Recano | nel ruolo di | Marco |
Crescenza Guarnieri | nel ruolo di | Antonietta |
Daniele Pecci | nel ruolo di | Andrea |
Gea Martire | nel ruolo di | Patrizia |
Giancarlo Montigelli | nel ruolo di | Brunetti |
Gianluca De Marchi | nel ruolo di | Davide |
Mauro Bonaffini | nel ruolo di | Massimiliano |
Stefania e Vincenzo aspettano con ansia il ritorno del figlio Tommaso. Anche zia Luciana, la nonna, sua sorella Elena e Alba, l'amica di sempre, non vedono l'ora di rivederlo. E tutti coltivano in segreto la speranza che Tommaso accetti di affiancare suo fratello Antonio nella gestione del pastificio di famiglia. Nessuno, però, ha fatto i conti con il destino e anche per questo Tommaso si troverà a rimanere a casa dei suoi genitori più a lungo di quanto aveva previsto...
"«Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre». (...) Ed è anche la filosofia di 'Mine vaganti' ottavo film di Ferzan Ozpetek, che dopo l'incauto corpo a corpo con la letteratura (in 'Un giorno perfetto', il romanzo della Mazzucco risultò più resistente del previsto) torna alla sceneggiatura originale firmata, questa volta, con Ivan Cotroneo. E torna soprattutto alla dimensione a lui congeniale dello schietto dramma familiare che si nutre di sfumature e di leggerezze e che non ha paura né di farciture comiche né di pronunciati sentimentalismi. Un dramma che pone al centro ancora una volta l'omosessualità non tanto come paradigma borghese della sensibilità o della raffinatezza quanto come istanza di libertà, capace ancora di suscitare resistenze e sollevare ribellioni. E, almeno in questo senso, l'ambientazione in una Lecce splendidamente barocca nel paesaggio quanto volgare negli arricchiti cittadini, risulta esemplare. (...) Ed è proprio nel racconto corale della famiglia (...) delle peripezie quotidiane, delle preoccupazioni sociali, dei malintesi grossolani (...) che il film si offre più generosamente allo spettatore. Lo fa senza rete di sicurezza con quella spontaneità di colori che contraddistingue il tocco di Ozpetek. Sicché 'Mine vaganti' oscilla tra le grossolanità della commedia salentina, stile migliore Lino Banfi, e le raffinatezze di Stefhan Elliot al tempo di 'Priscilla la regina del deserto'. Poteva stare in Concorso come molti reclamano? Forse. Intanto si dirà che è piaciuto molto al pubblico berlinese. Non è poco in previsione di una distribuzione internazionale." (Andrea Martini, 'Nazione, Carlino, Giorno', 14 febbraio 2010) "Probabilmente il complimento più appropriato da fare a "Mine vaganti" è che è un film contagioso. E non è un complimento da poco perché sa trasmettere allo spettatore l'entusiasmo e l'energia che hanno guidato Ozpetek nel dirigerlo e sa catturarlo con qualcosa che non è solo una trama intrigante o un cast indovinato, ma una marcia in più, quella che troppe volte i registi italiani 'dimenticano' di ingranare. Non tutto funziona alla perfezione nel film. (...) Per la prima volta, però, Ozpetek lo fa senza preoccuparsi troppo di cadere nell'eccesso (merito del nuovo cosceneggiatore Ivan Cotroneo?): accentua i caratteri, sfiora la farsa, scherza con gli stereotipi (...) per arrivare a recuperare una libertà che mandi a quel paese le preoccupazioni di correttezza e di buon gusto rivendicando così in maniera diretta e 'sfacciata' quello che nei suoi film precedenti affidava più alla testa che alla pancia. In questo modo finiscono per sembrare meno artificiose anche le 'solite' riprese circolari intorno alla tavola mentre l'invito a difendere con orgoglio i propri desideri (sessuali e non) prende forza maggiore proprio dalla minor esemplarità dei personaggi. In fondo, se 'mine vaganti' devono essere, che lo siano soprattutto per forza di stile e di recitazione!" (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Srea', 11 marzo 2010) "Se il cinepanettone seduce anche l'autore, si fa opera buffa adottando gli stereotipi del genere, il cinema italiano resterà fuori dalla sperimentazione planetaria. 'Mine vaganti' senza carica esplosiva; come accade al film di Ferzan Ozpetek, (...) ci presenta una galleria di normalizzati spacciati per 'eccentrici' in una Lecce abbagliante, pronta a ritrarsi di fronte alla commediaccia della gaytudine. Quella che il sensibile regista di 'Le fate ignoranti' traduce in una parodia 'liberatoria' dei due fratelli omosex (...). La borghesia leccese altera e crudele è trasformata in una becera tavolata di caricature, ripresa in carrellate circolari, babele dialettale storpiata. Così che gli elementi di 'disturbo', i due fratelli, risultano totalmente mimetici, e compongono il quadro della famiglia del sud così come ce l'ha presentata la commedia all'italiana. Ma se all'epoca il genere registrava i 'mostri' del belpaese, adesso il pantheon di figurine scomposte è irricevibile, a cominciare dalle donne. (...) Tutto questo dovrebbe aprire nuovi varchi di tolleranza nel pubblico omofobico?" (Marluccia Ciotta, 'Il Manifesto', 12 marzo 2010) "Ferzan Ozpetek, per ambientare il suo 'Mine vaganti', (...) ha scelto la Puglia. (...) Così tra ulivi, masserie da sogno, chiese barocche, si snoda la saga di una stirpe di pastai che non riesce a tenere alto il buon nome del casato, secondo i crismi della tradizione. (...) Si ride molto e non si bada alle sbavature." (Cristina Battocletti, 'Il Sole 24 Ore', 12 marzo 2010) "Esplosivo e adorabile, esce 'Mine vaganti' di Ferzan Ozpetek, commedia a tratti tragica, che mette in scena non solo il tema dell'omosessualità, da dichiarare ai genitori, ma anche i panni sporchi di famiglia. (...) Col solito stile non convenzionale, Ozpetek traccia mirabilmente uno spaccato nazionale, tra modernità e tradizione." (Salvatore Trapani, 'Il Giornale', 12 marzo 2010) "Piacerà anche a chi non è un fan acceso del cinema di Ferzan Ozpetek. Noi, tanto fan non siamo mal stati. Al turco romanizzato abbiamo sempre fatto due rimproveri (solo due ma basilari). Primo, un'insistenza martellante ossessiva per i temi omosessuali (in 'Le fate ignoranti' infilava il dubbio malignetto che nessuna eterosessualità è al di sopra di ogni sospetto ) - Perciò tra le molte cose che avevamo apprezzato nel suo precedente 'Un giorno perfetto', c'era l'assenza di gay nella trama (un personaggio omo nel romanzo era diventato nel film donna etero). Secondo rilievo anti Ferzan, i secondi tempi tutti zoppicanti, tutti inferiori alle prime parti (dalle 'Fate' a 'Saturno contro' ). Bene, il tema di sempre è rimasto, ma stavolta il film corre. Spedito, dalla prima scena all'ultima, zeppo di colpi di scena. Ribaldo e senza tregua come una delle grandi commedie di Pietro Germi ( 'Sedotta e abbandonata', 'Signore e signori' ). E recitato benissimo. Da Fantastichini, naturalmente, ma anche da Scamarcio e da una fantastica Elena Sofia Ricci (l'assatanata zia)." (Maurizio Cabona, 'Libero', 12 marzo 2010) "Segreti di famiglia. Tutti ne hanno, nessuno li vuole. Ma il bello dei segreti è che sono contagiosi. Ogni segreto ne genera un altro, poi un altro e un altro ancora. Che alla lunga, naturalmente, sono sempre meno segreti e sempre più comici (o tragici, ma più di rado). 'Mine vaganti' applica questo principio al clan patriarcale di un industriale della pasta leccese e ci porta di sorpresa in sorpresa con una leggerezza e una verve che il regista de 'Le fate ignoranti' aveva un po' perso per strada dopo tanti film seri o seriosi se non cupi ma poco convincenti (come l'ultimo, 'Un giorno perfetto'). (...) Lasciando a Ozpetelc l'estro, il piacere, la libertà di giocare con quel mondo in cui ognuno recita una parte premendo come mai prima sul pedale del comico. Come nella lunga e irresistibile visita degli amici gay venuti da Roma a trovare Scamarcio. Un gruppo di pazze caricaturali (ma palestrate...) che solo Fantastichini, nel suo perbenismo all'antica può scambiare per virili rubacuori. Con conseguenze assolutamente esilaranti (anche perché la servitù non la beve). A conferma che per dare il meglio prima o poi bisogna buttare a mare convenzioni e preoccupazioni inutili. Anche dietro alla macchina da presa." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero, 12 marzo 2010) "E' questa nonna il centro più autentico di una vicenda scritta da Ozpetek con Ivan Cotroneo e poi rappresentata con modi sempre intensi, tra un via vai di situazioni, spesso attorno a tavole da pranzo, in cui ogni psicologia è sottilmente cesellata alternando i climi ansiosi ad altri ora polemici ora ironici. In una cornice in cui la solarità mediterranea di Lecce e nella Puglia è messa in sapiente contrasto con il buio che pesa su tutti quegli animi feriti da duri contrasti. Con un felice equilibrio sia drammatico sia emotivo tra le cui pieghe stona solo una sequenza che indugia sull'intrusione di una banda di amici omosessuali di Tommaso piovuti giù da Roma con atteggiamenti a dir poco macchiettistici. Ma la si dimentica quasi subito per apprezzare la salda bravura della maggior parte degli interpreti: Riccardo Scamarcio (Tommaso), con una mimica eloquente sempre sospesa tra reticenza e dolore; Alessandro Preziosi (Antonio), con dignità e misura quasi severe; Ennio Fantastichini (il padre), perfetto prima nello sbalordimento furioso poi nel terrore provinciale di possibili scandali; Ilaria Occhini (la nonna), il personaggio più bello e sofferto, espresso con accenti finissimi; da grandissima attrice." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 13 marzo 2010) "Bisogna stare attenti a quel che si dice su Ferzan Ozpetek. L'anno scorso, rispondendo a un'inchiesta di Ciak sullo stato del cinema la domanda precisa era: 'Le tre cose che non vorreste più vedere in un film italiano' - un incauto rispose 'le cucine di Ozpetek, con tanta gente attorno al tavolo'. Non l'avesse mai detto. Il regista si arrabbiò moltissimo e per dispetto promise ancora più gente con il tovagliolo al collo. Promessa mantenuta in 'Mine vaganti', ma trasferendosi in sala da pranzo, perché nel sud dei pastai - tale è l'azienda di famiglia - mangia in cucina solo la servitù. (...) La materia per una commedia degli equivoci c'era, nelle mani di un regista davvero intenzionato a divertire. Non solo a stringere complicità con il suo pubblico di riferimento, o a cercare di allargarlo come capita qui senza scontentare i primi fan. (...) Con il film di Ozpetek abbiamo quasi esaurito 'i gruppi di famiglia in un interno' girati quest'anno dai registi italiani. Resta 'Happy Family' di Gabriele Salvatores." ('Il Foglio', 13 marzo 2010)
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