Menocchio2018

SCHEDA FILM

Menocchio

Anno: 2018 Durata: 104 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, STORICO

Regia:Alberto Fasulo

Specifiche tecniche:(1:2.35), | DCP

Tratto da:-

Produzione:NADIA TREVISAN PER NEFERTITI FILM IN CO PRODUZIONE CON RAI CINEMA, BOGDAN CR?CIUN PER HAI-HUI ENTERTAINMENT

Distribuzione:NEFERTITI FILM

ATTORI

Marcello Martini nel ruolo di Menocchio
Maurizio Fanìn nel ruolo di Inquisitore
Carlo Baldracchi nel ruolo di Carceriere Parvis
Nilla Patrizio nel ruolo di Moglie
Emanuele Bertossi nel ruolo di Zanutto
Agnese Fior nel ruolo di Figlia
Mirko Artuso nel ruolo di Pre Melchiorri
Giuseppe Scarfì nel ruolo di Vicario generale
David Wilkinson nel ruolo di Cancelliere inquisitore
Roberto Dellai nel ruolo di Vescovo Maro
Gino Segatti nel ruolo di Pre Vorai
Roberta Potrich nel ruolo di Strega torturata dall'Inquisizione
 
 

MUSICHE

Forte, Paolo
 

MONTAGGIO

Nakajima, Johannes
 

SCENOGRAFIA

Spazzapan, Anton
 

COSTUMISTA

Petrovici, Viorica

TRAMA

Domenico Scandella detto Menocchio, il 28 aprile 1584 subisce un interrogatorio da parte dell'Inquisizione. Mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli viene accusato di eresia; non da? ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo. Non e? solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio e? genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di poverta? e amore.

CRITICA

"(...) A renderlo celebre era stato, nel 1976, un libro di Carlo Ginzburg, 'Il formaggio e i vermi', dove si sottolineavano l'originalità e la forza della sua visione del mondo, che sembravano rimettere in discussione la tradizionale visione della cultura popolare e del suo rapporto con le istituzioni dominanti. Il documentarista Alberto Fasulo (vincitore anni fa del Festival di Roma con 'Tir'), per il suo esordio nel cinema di finzione, presentato all'ultimo Festival di Locarno, non si è rifatto al libro di Ginzburg ma ai documenti e alle ricerche successive di Andrea Del Col. La figura che ne emerge è comunque quella di un uomo del popolo che elabora una visione alternativa a quella della Chiesa, dal punto di vista teologico (Dio è dovunque, dice) e politico ('I peccati li avete inventati voi'). (...) Ne emerge una visione che si concentra non solo sulla dinamica tra inquisito e inquisitori, ma tra un uomo e il proprio mondo: Menocchio è parte di una comunità, ne è espressione piena e consapevole, i dialoghi si ispirano, ma alla lontana, ai verbali, restituendo un personaggio meno 'mugnaio' e più 'eretico'. Ma l'attenzione del regista, coerente con il suo percorso, è volta a rendere la presenza fisica dei personaggi e dei luoghi, scegliendo volti che incarnino credibilmente personaggi lontani 500 anni (impressionante la scelta delle facce, a cominciare dal protagonista Marcello Martini). La frontalità, i primissimi piani, spesso senza controcampi, stringono i personaggi in una morsa. Il senso fisico della presenza dei personaggi è filtrato però attraverso una ricerca formale tendente al pittorico, che esalta la luce, secondo una linea riconoscibile e collaudata, quasi un genere, che unisce al gusto della ricerca storica quello del confronto con la pittura, e la ricerca di modelli di rappresentazione stilizzati, insomma carnali ma non realistici. Il modello più vicino sembrano essere certi film di Paolo Benvenuti, come Confortorio o Gostanza daLibbiano. E, sullo sfondo, le vie opposte ma non inconciliabili del Rossellini televisivo e della Passione di Giovanna d'Arco di Dreyer." (Emiliano Morreale, 'la Repubblica', 08 novembre 2018)

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