Men In Black 32012

SCHEDA FILM

Men In Black 3

Anno: 2012 Durata: 105 Origine: USA Colore: C

Genere:AZIONE, COMMEDIA, FANTASCIENZA

Regia:Barry Sonnenfeld

Specifiche tecniche:ARRI ALEXA/ARRICAM ST/LT, 2K/SUPER 35 STAMPATO A 35 MM/D-CINEMA

Tratto da:fumetti di Lowell Cunningham

Produzione:AMBLIN ENTERTAINMENT, IN ASSOCIAZIONE CON PARKES+MACDONALD IMAGE NATIION

Distribuzione:WARNER BROS. PICTURES ITALIA - SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT

ATTORI

Will Smith nel ruolo di Agente J
Tommy Lee Jones nel ruolo di Agente K
Josh Brolin nel ruolo di Agente K giovane
Jemaine Clement nel ruolo di Boris
Michael Stuhlbarg nel ruolo di Griffin
Emma Thompson nel ruolo di Agente O
Bill Hader nel ruolo di Andy Warhol
Alice Eve nel ruolo di Agente Oh giovane
Nicole Scherzinger nel ruolo di Lilly
Rip Torn nel ruolo di Zed
Michael Chernus nel ruolo di Jeffrey
Tony Joe nel ruolo di Tommy Agee
Keone Young nel ruolo di Sig. Wu
Lenny Venito nel ruolo di Dom
 
 

MUSICHE

Elfman, Danny
 

SCENOGRAFIA

Welch, Bo
 

COSTUMISTA

Vogt, Mary E.

TRAMA

L'Agente Jay si ritroverà a viaggiare indietro nel tempo fino al 1969, dove farà coppia con la versione giovanile dell'Agente Kay per combattere gli alieni e salvare il mondo.

CRITICA

"Siamo quasi alle solite con i due agenti, il silenzioso e il logorroico, che per conoscersi meglio tornano al passato (nuova, questa...) sempre con orribili alieni di mezzo e breviari psicologici alla mano. Tommy Lee Jones, che nel '69 diventa Josh Brolin, e il redivivo Will Smith, fanno il loro ironico dovere, ma dire che l'attenzione sia spasmodica sarebbe mentire, nonostante inutili 3D. Due cose belle: la sequenza del salto nel passato (vero volo con vertigine) e i 127 nuovi mostri del maestro Rick Baker." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 25 maggio 2012) "Il tempo. Il tempo è il vero protagonista di 'Men in Black 3', il tempo che ha fatto lievitare i costi della superproduzione fino a superare i 200 milioni di dollari, il tempo che è costato soprattutto due anni di riscritture del copione che non tornava mai. Difficile ripescare dopo dieci anni un 'franchise' di successo (600 milioni incassati dal primo film nel 1997, 450 dal secondo nel 2002) cercando di non scadere nella sindrome della minestra riscaldata. Per di più ci si è messa di mezzo anche la Amblin di Steven Spielberg, che figura come produttore esecutivo. Per il resto, come si dice, squadra che vince non si cambia. (...) Nel filone fantascientifico, letterario e cinematografico, l'umorismo è merce rarissima, il futuro in genere è considerata cosa troppo seria. Con belle eccezioni come Douglas Adams sulla pagina scritta e 'Mars Attacks!' di Tim Burton sullo schermo. 'Men in Black', invece, dello humour ha fatto un punto di forza, grazie soprattutto alla simpatia di Will Smith in perfetta sintonia con la faccia di legno del partner Tommy Lee Jones. Il problema era riportare in vita la coppia di agenti anti-alieni cattivi, utilizzando gli stessi ingredienti, ma senza rimestare in un calderone che in questi ultimi anni hanno utilizzato in molti. (...) Meno azione rispetto ai capitoli precedenti, ma si può apprezzare il consueto splendido lavoro di Rick Baker, mago del make-up, che anche in questo terzo episodio sbriglia la fantasia inventando un campionario di macchine e creature aliene da lasciare a bocca aperta. Di nuovo c'è il 3D, ormai elemento irrinunciabile per questo genere di film. Aggiunge qualcosa? No. Qualche bella panoramica di Manhattan, un paio di trovate nelle sequenze d'azione, ma sostanzialmente il 3D resta un gadget. Molto lontano dalla sua funzione narrativa pensata da Scorsese in 'Hugo Cabret'." (Aldo Lastella, 'La Repubblica', 25 maggio 2012) "Il numero uno era stato un successo planetario, il secondo aveva registrato un incasso più deludente. E adesso? Quale sarà l'impatto del terzo 'Men in Black', basato sul popolare comic di Lowell Cunningham? (...) Perché questo sequel è senz'altro meglio riuscito del precedente; e non essendo affatto cupo - anzi è buffo e colorato - si direbbe particolarmente indicato per il pubblico pop-corn dei ragazzini. Pur sfruttando il risaputo meccanismo del viaggio nel tempo, la storia è abbastanza ben congegnata. (...) Per la terza volta al comando di regia, Barry Sonnenfeld conferma la sua solida professionalità (prima di esordire con 'La famiglia Addams' era stato direttore di fotografia dei Coen) e la sua vena umoristica; Smith e Jones sono la coppia indovinata che sappiamo, ma la vera sorpresa è Josh Brolin, che impersonando K giovane con sorniona ironia ruba la scena a tutti." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 25 maggio 2012) "Cosa ci fa l'agente Jay (alias Will Smith) in vetta al Chrysler Building di New York in completo nero con in mano uno strano amuleto d'argento e di pietre forgiato e sugli occhi degli occhiali da moto per difendersi dal vento? Si sta per lanciare nel vuoto sottostante cercando di infilare - secondo le indicazioni di un improbabile negoziante di televisori - una porta temporale che lo conduca direttamente al luglio 1969, il giorno prima del primo lancio sulla luna. (...) Il terzo episodio di 'Men in Black', come si sarà capito, è una sorta di prequel dei precedenti con un'idea di sceneggiatura (abbozzata da Ethan Cohen) non certo originale, ma molto efficace per il suo immaginario, capace di immettere nuovi tasselli nella storia di amicizia tra Jay e K. D'altronde non si viaggia nel tempo per nulla, e oltre a salvare il mondo si cerca sapere qualcosa di più della propria storia, del dove veniamo e chi siamo. L'agente Jay, orfanello, vedrà in faccia la sua storia e il mistero di K. I fan della serie rimarranno affascinati perché, oltre alla forza della storia, c'è anche l'uso mirabolante degli effetti speciali. Il 3D è anche in questo caso inutile, costa solo più della metà del biglietto normale." (Dario Zonta, 'L'Unità', 25 maggio 2012) "II primo 'Men in Black', uscito nel 1997, riscrisse, in un certo senso, il genere fantascientifico. La novità, rara di quei tempi, fu quella di abbinare al classico schema sci-fi i toni da commedia dimostrando anche ai puristi che il fantasy poteva andare di pari passo con la risata. La scommessa, al botteghino e nei giudizi del pubblico, fu vinta con più di 550 milioni di dollari incassati nel mondo. Cinque anni dopo si provò a ripetere l'operazione con il secondo 'Men in Black' ma i risultati, sia qualitativi, sia di box office, furono ampiamente sotto alle attese. Adesso, con l'originale terzo capitolo, si prova a rivitalizzare una serie, comunque intrigante, alla quale tutti noi dobbiamo qualcosa e non solo per i motivi sopra citati. Per dare un senso di novità, cosa hanno pensato alla Sony? Di unire sequel a prequel spedendo i due agenti, J e K, nel passato. (...) Non potendo ringiovanire Tommy Lee Jones, ecco che viene arruolato, nel cast, Josh Brolin che ne incarna perfettamente la dimensione in formato 'young'. Qui, addirittura, risulta anche più socievole di come siamo abituati a vedere K negli altri episodi, pur lasciando intravedere lati di quel carattere resi famosi dal magnifico Lee Jones. Per fortuna, il viaggio retrò non ha intaccato l'essenza ironica della serie, regalandoci anzi alcune chicche come, ad esempio, la strepitosa performance di un «particolare» Andy Warhol. Will Smith, dal canto suo, si limita a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero esibire la sua incessante loquacità. Il 3D, spesso inutile in analoghi prodotti, risulta qui un'arma in più per attirare pubblico in sala, soprattutto per l'incredibile scena della sequenza del salto nel tempo, dalla resa notevole. Un film per la famiglia, che diverte, regalando ai fan anche insospettabili colpi di scena." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 25 maggio 2012) "Lunga vita ai Men in Black! Gli agenti J (Will Smith) e K (Tommy Lee Jones) devono salvare ancora il Pianeta Terra, ma qualcosa è cambiato: a preoccupare J non sono più gli alieni quanto un K irascibile e musone. La cura? Back in the days, anno 'lunare' 1969: i destini sono reversibili, e il 69 aiuta. (...) E piovono chicche: Tim Burton in video-cammeo, e qualcosa a proposito di Andy Warhol e Mick Jagger. Il primo è un MIB sotto copertura, e non ne può più di happening e modelle che sono tutte aliene, mentre il folletto degli Stones è sorvegliato per sospetta natura extraterrestre. Ironia, 3D d'ordinanza e tanta nostalgia per quel «piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l'umanità», l'ucronìa regna e l'isolazionismo Usa (ma meno che in 'The Avengers') sventola. E l'alieno? Lo si tiene in due staffe: c'è quello cattivo, da fronteggiare dietro uno scudo di reganiana memoria, e c'è quello buono, così come ci sono Romney e Obama. Appunto, chi vincerà 'MIB3' non lo sa." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 24 maggio 2012)

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