Mary2005

SCHEDA FILM

Mary

Anno: 2005 Durata: 83 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Abel Ferrara

Specifiche tecniche:35 MM

Tratto da:-

Produzione:DE NIGRIS - CENTRAL FILM IN COPRODUZIONE CON WILD BUNCH AND ASSOCIATED FILMAKERS

Distribuzione:MIKADO

ATTORI

Juliette Binoche nel ruolo di Marie Palesi
Forest Whitaker nel ruolo di Ted Younger
Matthew Modine nel ruolo di Tony Childress
Heather Graham nel ruolo di Elizabeth Younger
Marion Cotillard nel ruolo di Gretchen
Stefania Rocca nel ruolo di Brenda Sax
Marco Leonardi nel ruolo di Pietro
Luca Lionello nel ruolo di Tommaso
Mario Opinato nel ruolo di Giacomo
Elio Germano nel ruolo di Matteo
Emanuela Iovannitti nel ruolo di Johanna
Chiara Picchi nel ruolo di Salomè
Angelica di Majo nel ruolo di Marta
Ettore D'Alessandro nel ruolo di Andrew
Aza Benyatov nel ruolo di Assistente Studio Tv
Francine Berting nel ruolo di Infermiera
Giovanni Capalbo nel ruolo di Sergente Di Polizia Joe Capalbo
Roy-Oronzo Casalini nel ruolo di John
Massimo Cortesi nel ruolo di Prete
Frank DeCurtis nel ruolo di Giuseppe d'Arimatea
Alex Grazioli nel ruolo di Levi
Jamil Hammoudi nel ruolo di Capobanda
Giampiero Iudica nel ruolo di Capitano di Polizia
Dennis Kuipers nel ruolo di 2° Angelo
Shanyn Leigh nel ruolo di Uomo di Gerusalemme
Gisella Marengo nel ruolo di Capo infermiera
Ada Perotti nel ruolo di Reporter
Francesco Serina nel ruolo di Dottore
Gabriella Wright nel ruolo di Manager studio TV
Cherif nel ruolo di Super
Dominot nel ruolo di 1° Angelo
 
 

SCENOGRAFIA

DeCurtis, Frank
 

TRAMA

Tony è un regista e un attore di successo che si attribuisce il ruolo di Gesù Cristo nel controverso film "This Is my Blood" che sta per girare. L'altra protagonista, Marie, che interpreta Maria Maddalena, alla fine delle riprese non riesce ad uscire dal suo personaggio e, mentre tutti gli altri fanno ritorno a New York, rimane a Gerusalemme dove inizia un viaggio tra i luoghi del Vangelo, rimanendo sconvolta dalla crudeltà della guerra tra Israele e Palestina. Un terzo personaggio, Ted Younger, un giornalista televisivo che ha ideato e condotto un programma sulla Passione e la vita di Cristo, deve affrontare una burrascosa crisi coniugale e spirituale.

CRITICA

"'Mary' di Abel Ferrara è un bell'esempio di cinema autenticamente religioso in tempi di patacche come 'Passion'. Anche qui tutto ruota intorno a un film su Cristo (girato dalla parte di Maddalena) che rischia di suscitare polemiche e attentati. (...) Ferrara sa mixare come nessun altro, attualità e misticismo, Cristo e TG, Vangeli apocrifi e talk show, e qui ritrova lo slancio e la convinzione delle sue cose migliori." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 settembre 2005) "Tanto per allertare la suspense festivaliera, era noto che l'autore dei notevoli 'Il cattivo tenente' e 'Fratelli' e dei detestabili 'The Blackout' e 'New Rose Hotel', affrontava il filone cristologico recentemente esploso a causa di 'The Passion'. Visto il film, si può dire che Ferrara conferma l'abilità tecnica in senso stretto e sembra sinceramente ispirato dai temi che nutrono sia i Vangeli tradizionali che quelli apocrifi. In quanto alla trama, però, si perde continuamente il filo logico dei fatti e un sintetico resoconto non rende giustizia al film e ne rende ardua una fruizione non specialistica. (...) Un coacervo d'immagini febbrili dal leitmotiv vagamente espiatorio e penitenziale che non fornisce, però, risposte spirituali prêt-à-porter." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 settembre 2005) "L'irruente e viscerale Abel Ferrara spezza una lancia a favore dell'anima femminile mettendo in campo un suo alter ego che fa un film su Maria Maddalena restituendole un ruolo di primo piano accanto a Gesù. Tutte le questioni capitali investite - responsabilità, amore, fede e fiducia - accusano la pochezza maschile, smascherano un'ambizione senza principi. Disturbante, Ferrara non lascia mai indifferenti." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 7 settembre 2005) "Ci si annoia per un'ora e ventitré minuti con 'Mary' di Abel Ferrara'. Forse irritato che qualcuno gli abbia strappato il monopolio nel mostrare crocifissi, se non di raccontare tentazioni volentieri accolte e pentimenti malvolentieri maturati, Ferrara irride 'La passione di Cristo' di Mel Gibson (...) Se il film di Ferrara è breve, è perché il regista, ormai stabilitosi a Roma da qualche anno, aveva finito il denaro, 'lo sterco del diavolo'. Meglio così, per Ferrara e soprattutto per lo spettatore." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 7 settembre 2005) "Il cattolico Ferrara narra per ellissi, incolla frammenti di pensieri, silenzi, e suppliche di un non credente convinto ormai che "la luce divina è in ognuno di noi". Cinema benedetto di un regista "maledetto". Le croci d'ombra di "The Addiction" ('95) con il suo seguito di presenze demoniache, allucinazioni, stupefacenti, viaggi infernali e redenzione si converte a una spiritualità minimalista. Una Mary errante a Gerusalemme mette in relazione la tragedia medio-orientale, le bombe e la morte con la sofferenza di altri uomioni agnostici che neppure il confort della modernità può salvare." (Mariuccia Ciotta, "Il Manifesto, 18 novembre 2005) "Dimenticate Mel Gibson e il tonitruante 'The Passion', lasciate perdere Dan Brown e il 'Codice da Vinci', se ne avete modo rispolverate piuttosto i vangeli apocrifi e i testi gnostici. Ma anche se non siete mai stati sfiorati dal dibattito millennario sul ruolo di Maria Maddalena nella vita e nel messaggio di Cristo, niente paura. A rinfrescarvi le idee basta 'Mary' di Abel Ferrara, che con mossa semplice quanto astuta riassume la discussione in due grandi sezioni giustapposte. Da una parte un immaginario film-nel-film intitolato 'This Is My Blood', diretto nonché interpretato nel ruolo di Gesù da un regista metà ispirato metà businessman (Matthew Modine). Dall'altra i dibattiti trasmessi nel talk show condotto da Forest Whitaker a New York. Talk show fittizio naturalmente, ma dibattiti veri, con veri studiosi (da Amos Luzzatto a Jean-Yves Leloup, da Ivan Nicoletto a Elaine Pagels) che analizzano, commentano, illustrano le tesi più accreditate sul peso di Maddalena e del mondo femminile nell'insegnamento cristiano. E la povera Mary, alias Maria Maddalena? C'è anche lei naturalmente, come promette il titolo. Ferrara però altra mossa del cavallo se ne sbarazza quasi subito, salvo riscoprirla in sottofinale per imprimere la svolta decisiva al racconto. (...) Riassunto così può suonare schematico (oltre che melodrammatico), e a forza di voltafaccia i due personaggi maschili risultano a tratti contraddittori. Ma inoltrandosi con decisione in quel groviglio di slanci religiosi e inconfessabili interessi privati, di voglia di spiritualità e di degenerazioni violente, Ferrara finisce per cogliere con dolente acutezza la materia di cui è impastato il nostro sempre più incerto presente." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 novembre 2005) "Insignito del Premio Speciale della Giuria all'ultima Mostra di Venezia, l'arruffato regista newyorkese Abel Ferrara sembrava non credere ai suoi occhi. Abituato a rivolgersi quasi solo ai cinéfili, è salito sul podio grazie a 'Mary', che segna un capitolo interessante della sua indecifrabile carriera: il film girato e coprodotto in Italia rilegge a modo suo il momento costitutivo della storia del cristianesimo, ritornando peraltro al tema perdizione-redenzione che è un po' il cavallo di battaglia dell'autore. (...) Ermetico, svariante e angoscioso, 'Mary' non manca di tirare in ballo il sanguinoso conflitto tra israeliani e palestinesi e la sindrome dell'attentato post 11 settembre: l'elemento più riuscito non è, però, quello politico bensì l'implicita riflessione esistenziale che insiste sulla debolezza dell'uomo scosso da un impellente bisogno di salvezza." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 19 novembre 2005) "Si è discusso molto su questo primo film della carriera made in Italy di Abel Ferrara che si interroga, senza crisi mistica, sul bisogno religioso oggi. (...) Viaggiando e ipotecando la spiritualità (ma basta la buona fede), Ferrara firma un' opera spesso affascinante e sempre interessante, soprattutto quando, confusamente ma sinceramente, fa affiorare dall'inconscio sensazioni e atmosfere, specialità di un autore abile in impercettibili incastri di cinismi & catarsi. La Binoche quando c'è si vede; Whitaker è un corposo reporter in lotta con se stesso e speriamo anche con la tv; Modine è un perfetto kolossal man." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 novembre 2005)

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