L'ultimo imperatore1987

SCHEDA FILM

L'ultimo imperatore

Anno: 1987 Durata: 160 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Bernardo Bertolucci

Specifiche tecniche:SCOPE EASTMANCOLOR 35 MM

Tratto da:autobiografia "From Emperor to Citizen: The Autobiography of Aisin-Gioro Pu Yi" di Henry Pu-yi

Produzione:FRANCO GIOVALE', JEREMY THOMAS E JOYCE HERLIHY PER TAO FILM (ROMA) - YANCO FILMS LIMITED (HONG KONG), RECORDED PICTURE COMPANY, SCREENFRAME, AAA PRODUCTIONS, SOPROFILMS

Distribuzione:COLUMBIA PICTURES ITALIA (1987); VIDEA (2013) - VIVIVIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, TECNEDIT (LANTERNA MAGICA, GLI ORI) - BLU-RAY: EAGLE PICTURES

ATTORI

John Lone nel ruolo di Pu-Yi
Joan Chen nel ruolo di Wan Jung
Peter O'Toole nel ruolo di Reginald Johnston, "R.J."
Ying Ruocheng nel ruolo di Jin Yuan, direttore del carcere
Victor Wong nel ruolo di Chen Pao Shen
Alvin Riley III nel ruolo di Pu Chieh a 14 anni
Basil Pao nel ruolo di Principe Chun
Cary-Hiroyuki Tagawa nel ruolo di Chang
Chen Kaige nel ruolo di Capitano della guardia imperiale
Dennis Dun nel ruolo di Grande Li
Fan Guang nel ruolo di Pu Chieh
Fumihiko Ikeda nel ruolo di Yoshioka
Hajime Tachibana nel ruolo di Traduttore giapponese
Henry Kyi nel ruolo di Pu Chieh a 7 anni
Hideo Takamatsu nel ruolo di Generale Ishikari
Jade Go nel ruolo di Ar Mo
Jian Xireng nel ruolo di Lord Chamberlain
Liang Dong nel ruolo di Madre di Pu-Yi
Lisa Lu nel ruolo di Tzu Hsi Cixi, imperatrice madre
Maggie Han nel ruolo di Gioiello d'Oriente
Ric Young nel ruolo di Primo inquirente
Richard Vuu nel ruolo di Pu-Yi a 3 anni
Ryûichi Sakamoto nel ruolo di Amakasu
Soong Huaikuei nel ruolo di Imper. Lung Yu
Tijer Tsou nel ruolo di Pu-Yi a 8 anni
Wu Jun Mei nel ruolo di Wen Hsiu
Wu Tao nel ruolo di Pu-Yi a 15 anni
 

SOGGETTO

Pu-Yi, Henry
 
 

TRAMA

Nel 1908 a Pechino nella città proibita, l'anziana Imperatrice vedova, prossima a morire, si fa portare Pu-Yi, un fanciullo di tre anni, strappandolo alla madre e lo designa suo successore. Ultimo della dinastia Ching passerà la sua infanzia nella mitica Città, signore e padrone assoluto di uno sterminato Impero. Nel 1912, Sun-Yat-Sen proclama la Repubblica, ma il fanciullo resta là come un simbolo, prigioniero ma onorato (e inoffensivo). Successivamente, divenuto adulto va a vivere in un'altra città del Paese con le due mogli, l'istitutore scozzese Sir Reginald Johnston e alcuni fedeli, in un esilio dorato, che lo vede anche in Occidente. Poi la volontà di governare prende il sopravvento e lo spinge a compromessi: avendo nel frattempo il Giappone, spinto da mire espansionistiche, invaso e occupato la Manciuria, terra natia di Pu-Yi, questi sale sul trono di tale regione, ribattezzata Manciukuo, destinato al ruolo di re fantoccio, collaborando con Tokio, che ne condiziona a fini bellici l'effettivo potere. Finita la guerra e caduto in mano sovietica Pu-Yi trascorre, dopo la seconda guerra mondiale cinque anni in Siberia; poi nel 1949 la Cina di Mao ne chiede il rimpatrio come criminale di guerra. Dopo un decennio di rieducazione politica, l'ex Imperatore viene rilasciato dal campo in cui, con molti altri, è stato confinato: ora è un uomo comune, ha riconosciuto le sue colpe (reali o presunte) e lavora da umile giardiniere nell'orto botanico di Pechino. E nel 1967, nel momento in cui coloro che lo hanno rieducato proveranno gli insulti e le vessazioni della rivoluzione culturale, Pu-Yi muore.

CRITICA

"Storia di una solitudine, quella di un uomo eternamente prigioniero, tra mura prestigiose prima, in un esilio dorato dopo, fino al suo approdo tra crisantemi coltivati con amore, nella illusione di una improbabile 'libertà'. Incapace e ambizioso, colpevole, ma anche sfortunato e vittima ad un tempo, testimone sempre di quegli eventi medesimi, fino a una morte ignorata, da uomo comune, non lontano dalle mura di quella splendida Città proibita, dove ogni suo capriccio di bambino Figlio del Cielo era legge per una Corte fastosa e corrotta. La vicenda di Pu-Yi risulta uno sterminato affresco, dove sono raffigurate varie mutazioni di un popolo. Di questi eventi e di una siffatta metamorfosi il film di Bernardo Bertolucci ci da forti e sontuose immagini, atmosfere affascinanti ed attendibili impressioni. E la narrazione puntuale e partecipe di una solitudine sposata alla inefficienza e all'ambizione, che nasce e cresce nei rituali pietrificati di tradizioni millenarie, si spreca e svilisce nei compromessi e nelle colpe, per finire, punita ed umiliata dal lavaggio del cervello, in un angolo oscuro di un ex-Impero. Il senso della Storia è sempre vivo e pungente, anche se la carica narrativa mira ovviamente a privilegiare la psicologia del personaggio, che nella sua triste parabola è del tutto emblematico. L'interpretazione di John Lone è eccezionale per acume, espressioni e silenzi. Un grande spettacolo, senza mai pesantezze né banalità e con una regia eccellente. Con un particolare apprezzamento per la colonna sonora, alla quale hanno posto mano in tre: Cong-Su per le musiche di scena destinate alla Corte Imperiale; il giapponese Ryuichi Sakamoto, per la eleganza dello stile, curiosamente autore delle pagine più occidentali e, soprattutto David Byrne per la parte più orientaleggiante della composita partitura, quella forse più riuscita nel sottolineare tensioni e atmosfere." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 103, 1987)

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