L'ultima ruota del carro2013

SCHEDA FILM

L'ultima ruota del carro

Anno: 2013 Durata: 113 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Giovanni Veronesi

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO, WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA, IN ASSOCIAZIONE CON OGI FILM

Distribuzione:WARNER BROS. PICTURES ITALIA

ATTORI

Elio Germano nel ruolo di Ernesto
Ricky Memphis nel ruolo di Giacinto
Alessandra Mastronardi nel ruolo di Angela
Virginia Raffaele nel ruolo di Mara
Ubaldo Pantani nel ruolo di Il toscano
Massimo Wertmüller nel ruolo di Padre di Ernesto
Maurizio Battista nel ruolo di Zio Alberto
Francesca Antonelli nel ruolo di Agnese
Francesca D'Aloja nel ruolo di Donna Giulia
Matilda Anna Ingrid Lutz nel ruolo di Francesca
Elena Di Cioccio nel ruolo di Giuliana
Dalila Di Lazzaro nel ruolo di Signora veneta
Alessandro Haber nel ruolo di Maestro
Sergio Rubini nel ruolo di Fabrizio Del Monte
Enrico Antognelli nel ruolo di ARMANDO
Luis Molteni nel ruolo di Cocco
 

MUSICHE

, Elisa
 

MONTAGGIO

Marone, Patrizio
 

SCENOGRAFIA

Zera, Tonino
 

COSTUMISTA

Mascagni, Gemma

TRAMA

Ernesto è un semplice autotrasportatore che, tra case e traslochi, per quarant'anni ha girato tutta l'Italia. Dal finestrino del camion, il suo sguardo semplice si è posato sullo scorrere del tempo come sul ciglio di una strada: tra scandali e malaffare, speranze e delusioni, burrasche e schiarite, Ernesto è uno dei tanti eroi del quotidiano che, nonostante tutto, sono riusciti a schivare gli ostacoli più insidiosi restando fedeli alla famiglia, agli amici e ai propri ideali.

CRITICA

"La commedia di Veronesi è di gran lunga il suo miglior film, lontanissimo dalla faciloneria un po' sciatta di certe opere precedenti: merito probabilmente del soggetto, la storia vera di Ernesto Fioretti (che nel film diventa Ernesto Marchetti ed è interpretato ottimamente da Elio Germano), ex tappezziere, cuoco scolastico, traslocatore, attualmente autista di Verdone e all'occorrenza dello stesso Veronesi, che ha attraversato l'Italia degli ultimi quarant'anni - con i suoi innamoramenti politici e le sue illusioni di facile benessere - conservando tutta la sua genuinità e un invidiabile rigore morale. La commedia, sceneggiata dal regista con Filippo Bologna, Ugo Chiti e lo stesso Fioretti, non è il film sugli anni del craxismo e del berlusconismo che stiamo ancora aspettando ma possiede una sua gradevole cifra «civile», che evita le trappole del rimpianto e del sarcasmo e che raccontando la cronaca nazionale dalla parte dell'«ultima ruota del carro» ci restituisce un ritratto partecipe e gentilmente affettuoso." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 9 novembre 2013) "Il tono è da commedia ultralight, com'è di moda oggi, per cui sullo sfondo passano con pari leggerezza e noncuranza i mondiali di calcio e il sequestro Moro, Craxi bersagliato dalle monetine e la nascita di Canale 5, con battute e allusioni anche azzeccate ma inoffensive (il 'Gianni' che va per feste sarà De Michelis?). Più un momento di commozione per l'amicizia con un pittore generoso e sregolato che è l'innominato ma riconoscibilissimo Schifano (Alessandro Haber). La cifra invece è nostalgica e autoassolutoria. Come in quei film girati dopo il fascismo in cui i fascisti erano sempre gli altri. Certo è più facile mettere in burletta i socialisti ladri (Sergio Rubini) o i sorrisi del Cavaliere, ma allora ci si poteva concedere qualche spigolo in più. Veronesi non sarà Scola né Risi (che cita largamente), ma anche Checco Zalone quanto a mordente gli dà una pista" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 novembre 2013) "La via di un uomo semplice, normale, come tanti, con una famiglia unita, come se ne vedono poche al cinema. Il protagonista del film di Giovanni Veronesi, 'L'ultima ruota del carro', che ha aperto (...) il Festival di Roma dopo la cerimonia di inaugurazione con Sabrina Ferilli nei panni di madrina, è Ernesto Fioretti (Marchetti nella finzione). Sono in pochi a conoscerlo, nella vita ha fatto tanti lavori, da tappezziere a traslocatore, da cuoco di asilo a comparsa cinematografica, e ora è autista di produzione durante la lavorazione dei film. È stato durante un viaggio di ritorno da Fabriano che Ernesto ha raccontato la sua storia a Veronesi, il quale ha deciso di farne un film (prima che suo fratello Sandro, scrittore, la trasformasse in un romanzo) per rendere affettuoso omaggio a chi nella vita ha il vizio dell'onestà e crede nel valore del lavoro. Seguiamo le vicende di Ernesto, che nel film (...) ha il volto di Elio Germano, dall'infanzia fino ai giorni nostri, lo vedremo innamorarsi, sposarsi, diventare padre, ribellarsi agli inganni, lottare per realizzare le proprie ambizioni e mantenersi integro, gioire per uno scampato pericolo e disperarsi per la fortuna perduta, mentre l'Italia intorno a lui cambia. Se c è un difetto nel film sta nella frettolosità di certi passaggi cruciali per il nostro paese come il terrorismo, l'omicidio di Moro, tangentopoli, la discesa in campo di Berlusconi. Ma spesso la forza della tragicomica vita di Ernesto, la sua dolcezza e la sua determinazione, fanno dimenticare il resto, complice anche un azzeccato cast di attori che conta Alessandro Haber, RickyMemphis Alessandra Mastronardi Massimo Wertmuller, Sergio Rubini. «L'ambizione era quella di realizzare una commedia all'italiana - dice Veronesi - sulla scia di grandi maestri come Risi, Monicelli, Scola. Non un film comico, ma una storia dove, come nella vita, si mescolassero dramma e ironia, dolore e leggerezza. Per la prima volta non ho inventato quasi nulla: Ernesto raccontava e noi scrivevamo e le vicende politiche le abbiamo messe in scena come le ha viste lui, compreso il sorriso di Berlusconi stampato sui manifesti elettorali, che dopo Tangentopoli aveva realmente conquistato il cuore degli italiani»." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 9 novembre 2013) "Svolta di Giovanni Veronesi dopo i fortunati 'Manuali d'amore'. Con un conto aperto con l'ambizione di porsi continuità con la zampata comica toscana alla Monicelli di 'Amici miei', contraddetta da una vena più prossima alla schietta evasione vanziniana. 'L'ultima ruota del carro' è un bel film dal sapore classico, nutrito di devozione - simile al corregionale Virzì - verso alcuni esempi di commedia italiana generazionale, sociale, ideologica. (...) L'immagine che rende lo spirito del film - piccola e grande storia si sfiorano - è quella della malmessa 127 del papà tappezziere (Massimo Wertmuller) casualmente parcheggiata proprio dietro la Renault rossa di quel maledetto 9 maggio '78 in via Caetani. Riuscito ma datato." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 14 novembre 2013) "Se 'Italians' o 'Manuale d'amore' non l'avevano avvicinato a Risi o Monicelli, l'atto di contrizione effettuato da Giovanni Veronesi per essere ammesso nei piani alti del cosiddetto cinema d'autore ha finito col peggiorarne lo status. Gli ultimi cinquant'anni nostrani ricostruiti in ottica di commedia agrodolce in 'L'ultima ruota del carro' appaiono un mix di siparietti e battute impregnati di qualunquismo moralista da autobus e gettati sulle spalle di protagonisti, tranne il magnifico Haber, un po' sconfortanti e gigioni. Il film arranca senza divertire granché sulle piste di un italiano perbene, buono, umile costantemente circondato, minacciato, tentato dagli «altri» italiani opportunisti, ladri, goderecci e sporcati dalla brutta politica (nessuna ghiotta new entry, peccato, siamo ancora al cinghialone Bettino come male assoluto). Una sorta di manuale di disamore civico che ha bisogno della liliale resistenza dell'«idiota» (magari in senso dostoevskiano) Ernesto e della stia popolana e chiassosa famigliola per tagliare la cronaca in due come con le cesoie. L'impettita ma zoppicante commedia soffre anche di sciatterie tecniche come, per esempio, le imbarazzanti parrucche che scandiscono le età di Germano e consorte." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 14 novembre 2013) "Verifica interessante, quella che attende 'L'ultima ruota del carro': si vedrà se la partecipazione al festival di Roma può giovare a un film, e si vedrà se Giovanni Veronesi (regista della serie di Manuale d'amore) «chiama» il pubblico al botteghino anche senza la Filmauro di Aurelio De Laurentiis. Il nuovo film è prodotto dalla Fandango e distribuito dalla Warner: le premesse per non sparire nel nulla ci sono, ma soprattutto «c'è» il film, una storia solida che percorre più di 40 anni di memoria italiana. (...) Il film è una commedia che punta a modelli alti, da 'C'eravamo tanto amati' (là il socialista era Gassman) a 'Una vita difficile'. I 113 minuti scorrono senza alcun inciampo. Nel cast Ricky Memphis, Alessandra Mastronardi, Sergio Rubini, Massimo Wertmuller e un brillante ritorno di Dalla Di Lazzaro, ma chi ruba la scena a tutti è Alessandro Haber nei panni - senza nominarlo - di Mario Schifano." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 14 novembre 2013) "Ispirato alla storia vera di Ernesto Fioretti, amico e autista di Veronesi, è senza dubbio il miglior film del regista toscano, che genuinamente si mette a servizio dell'Uomo Qualunque. La commedia di una 'storia-nella-Storia' stagna però su una superficie ove galleggia priva di un auspicabile mordente, ponendosi anni luce dalla (nostra) nostalgia della grande commedia all'Italiana. Peccato." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 14 novembre 2013) "Piacevole, dolceamara commedia, che racconta trentasei anni di storia italiana, dal '77 a oggi, attraverso gli occhi di un uomo semplice e onesto. Il timido tappezziere Ernesto, marito della dolce Angela (Alessandra Mastronardi), non ha ambizioni, gli basta quel poco che ha, anche se cambia spesso mestiere. I grandi eventi lo sfiorano soltanto: voglio vivere così, col sole in fronte. Esemplare il misurato Elio Germano; Ricky Memphis avrebbe bisogno dei sottotitoli." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 14 novembre 2013)

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