LUCE DEI MIEI OCCHI2001

SCHEDA FILM

LUCE DEI MIEI OCCHI

Anno: 2001 Durata: 112 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:SUPER35 MM (1:2,35); DOLBY SR

Tratto da:-

Produzione:LIONELLO CERRI E LUIGI MUSINI PER ALBACHIARA, RAI CINEMA, PARTECIPAZIONE DI TELE+ IN ASSOCIAZIONE CON MEDUSA VIDEO

Distribuzione:01 DISTRIBUTION & STUDIO CANAL DISTRIBUTION SRL - DVD MEDUSA (2002)

TRAMA

TRAMA BREVE Antonio fa l'autista a Roma ed è così appassionato di fantascienza che vive in un mondo tutto suo. Ciò nonostante è una persona responsabile e capace, su cui si può contare. E' anche un bel ragazzo che piace alle donne ma va ad innamorarsi proprio di Maria, una ragazza con una figlia di dieci anni, un passato difficile e un carattere instabile. Lei ha comprato un negozio di surgelati che non va tanto bene, ha perso la testa per un altro uomo e corre il rischio che il tribunale le tolga la figlia. Antonio la aiuta in mille modi e prende anche il suo posto in negozio quando Maria ottiene un appuntamento fugace con il suo uomo durante le ore di lavoro. Un giorno Antonio conosce Saverio con il quale Maria ha contratto un ingente debito per l'acquisto del negozio. Per aiutarla a pagare le rate, senza dire nulla a Maria, Antonio offre le sue prestazioni a Saverio, un cattivo maestro che gli farà conoscere la realtà del mondo, ben diversa dall'idea che ne aveva Antonio. E intanto Maria è ignara di tutto... TRAMA LUNGA In Italia, oggi. Antonio fa l'autista, ed è appassionato di fantascienza: la sua giornata è scandita dalle pagine di un libro dove si parla di un certo Morgan, arrivato in missione sulla Terra e incapace di orientarsi. Maria ha comprato un negozio di surgelati dove lavora, ma si è indebitata molto e corre il grosso rischio di perdere la figlia adolescente Lisa, di cui i nonni paterni hanno chiesto l'affidamento. Antonio incontra Maria, se ne innamora e vuole aiutarla a risolvere i suoi problemi. Quando scopre che ogni mese la donna deve versare la rata del forte debito contratto ad un certo Saverio, Antonio avvicina quest'ultimo e si mette al suo servizio in cambio dell'annullamento del debito. Tra le sue tante attività illegali, Saverio si occupa anche del traffico clandestino di immigrati cui offre a pagamento alloggio e passaporti falsi. Antonio per un po' si adatta, ma dopo aver assistito ad un regolamento di conti si ribella: restituisce i soldi agli immigrati e denuncia Saverio. Intanto il Tribunale dei minori ha deciso di togliere Lisa alla madre e di affidarla ai nonni. Antonio viene licenziato dal posto di lavoro. Un giorno Maria e Antonio vanno insieme a trovare Lisa. Quando tornano verso la città, in macchina con loro c'è anche Lisa.

CRITICA

"Spesso i critici, a rischio di apparire sussiegosi, si lamentano per la sciattezza con cui un film è stato prodotto. E allora perché un film come quello di Piccioni, tutto fuorché sciatto, ci fa arrabbiare? E' ben diretto, ben fotografato, interpretato con dedizione e bravura: eppure non convince. (...) I 'caratteri' dei protagonisti stavolta, sono scritti in modo troppo programmatico, così com'è tutta di testa l'esibita mestizia del film, piccola epopea di vinti decisa a risultare struggente costi quel che costi". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 5 settembre 2001) "Melodramma insistito sì, ma anche insolita ed originale storia di anime marginali votate allo scontro delle rispettive solitudini. Come ha nobilmente chiesto il suo regista Giuseppe Piccioni, potete non amarle, ma tentate di capirle". (Alessio Guzzano, 'City', 18 settembre 2002) "Come in 'Fuori dal mondo', Piccioni definisce ogni figura per piccoli tocchi progressivi, aggirandosi in una Roma che non sembra Roma e inseguendo sui bei volti dei due protagonisti emozioni contraddittorie. Ma quello sguardo caldo e profondo che scavava nei sogni di tutti i personaggi, anche minori, come un Frank Capra italiano e malinconico, qui risulta astratto, volontaristico". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 settembre 2001) "Passando di sfumatura in sfumatura Piccioni giunge a descrivere un fenomeno che, affrontato a colpi d'accetta, si banalizza: l'espandersi delle connivenze e delle prepotenze che accompagnano l'emigrazione clandestina e l'incapacità a capirla di coloro che, presi dalle cento e cento difficoltà quotidiane, non sanno bene dove appoggiare i piedi. Come fai a capire il 'diverso' se non sai chi sei tu? Alla definizione dei personaggi Piccioni giunge con una continua operazione di aggiunte e di sottrazioni psicologiche. Soluzione, questa, dovuta a una scelta narrativa più che a un difetto di regia e che rende affascinante e insieme sfuggente 'Luce dei miei occhi'". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 5 settembre 2001) "Se questi confusi personaggi riusciranno a toccare il cuore del pubblico, lo si desumerà dagli incassi del weekend. Per ora 'Luce dei miei occhi', pur non privo di saltuarie illuminazioni, ci sembra un prodotto che dovrebbe tornare in moviola". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 5 settembre 2001) "'Luce dei miei occhi' prende l'infelicità media del vivere comune e ce le sbatte in faccia per 114 minuti. Esperienza dolorosa e deprimente, non priva di umorismo quando i due protagonisti, in fondo, si sfidano (...) E se ripartissimo dal donare senza contropartita, non solo senza interessi maggiorati?". (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 5 settembre 2001) "Regista aggraziato, Giuseppe Piccioni sbaglia il copione, eccede in metafore e naufraga con gli inerti protagonisti (Lo Cascio e Ceccarelli), per altro premiati entrambi. Dopo il dibattito e le coppe (Volpi), anche gli incassi stanno andando bene. Le opinioni, insomma, divergono. E allora, dov'è il vile assalto, cos'è questa strana voglia di consenso collettivo?". (Claudio Carabba, 'Sette', 20 settembre 2001)

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