L'ordine delle cose2017

SCHEDA FILM

L'ordine delle cose

Anno: 2017 Durata: 112 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Andrea Segre

Specifiche tecniche:DCP

Tratto da:-

Produzione:FRANCESCO BONSEMBIANTE, ANTOINE DE CLERMONT-TONNERRE PER JOLEFILM, CON RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON MACT PRODUCTIONS, SOPHIE DULAC PRODUCTIONS

Distribuzione:PARTHÉNOS IN COLLABORAZIONE CON ZALAB

ATTORI

Paolo Pierobon nel ruolo di Corrado Rinaldi
Giuseppe Battiston nel ruolo di Luigi Coiazzi
Valentina Carnelutti nel ruolo di Cristina, moglie di Corrado
Olivier Rabourdin nel ruolo di Gérard
Fabrizio Ferracane nel ruolo di Terranova
Yusra Warsama nel ruolo di Swada
Roberto Citran nel ruolo di Grigoletto
Fausto Russo Alesi nel ruolo di Il Ministro
Hossein Taheri nel ruolo di Mustafa Abdelladib
Ralph Palka
 
 
 

MONTAGGIO

Atria, Benni
 

SCENOGRAFIA

Scarpa, Leonardo
 

COSTUMISTA

Nebiolo, Silvia

TRAMA

Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l'immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l'Italia. La missione di Corrado è molto complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell'immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Come tenere insieme la legge di Stato e l'istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell'ordine delle cose.

CRITICA

"Segre sceglie (...) un (...) registro, più in sintonia con le sue origini da documentarista: uno stile lineare, quasi scabro nella sua essenzialità, ma efficacissimo per spiegare i fatti. (...) Un caso come ce ne sono tanti, che costringe il funzionario italiano a fare i conti con la disumanità delle regole e l'impotenza dei singoli e che il film racconta con una lucidità cartesiana, quella di un regista che cerca con coraggio e onestà di non confondere mai i due piani, quello della politica e quello dell'accoglienza, ma che non vuole neppure privilegiarne uno a scapito dell'altro." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 1 settembre 2017) "Gli avvenimenti delle ultime settimane hanno reso ancor più attuale il film di Andrea Segre, 'recuperato' come evento speciale dalla selezione veneziana. Per fortuna: perché si tratta di un film bello e importante, che parla di migranti, profughi e hotspot in maniera precisa, emozionante, senza retorica e senza colpi bassi, costruendo sapientemente una vicenda ma dimostrando soprattutto che, al di là della cronaca, il cinema di finzione può avere i mezzi per andare in profondità, per cercare il filo di un discorso intrecciando vicende individuali e collettive. (...) Segre aveva già raccontato personaggi di immigrati in due lungometraggi di finzione, 'lo sono Li' e 'La prima neve', ma questo è il suo film migliore. La morale non è consolatoria, i dilemmi e il contesto vengono spiegati in maniera non semplicistica. Il protagonista, ben interpretato da Paolo Pierobon, i suoi andirivieni con la Libia (ricostruita per lo più in Sicilia e in parte in Tunisia ), sono raccontati con credibilità, e la regia rende visibile la sua crisi personale inserendolo in inquadrature eleganti, composte, che vengono poi incrinate leggermente con l'uso della macchina a mano. Come accompagnando il vacillare del protagonista e delle sue certezze." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica' , 1 settembre 2017) "Come tutti i film di questo giovane ma già estremamente rigoroso cineasta anche 'L'ordine delle cose' mescola documentario etnografico (ma attenzione: Segre osserva la vita italiana gelidamente altolocata di Rinaldi con addirittura più intensità rispetto alle sue missioni all'estero). I soldi sono al centro di tutto, nella Padova del poliziotto (dove in passato bastava pagare per avere una statua in città) come in quella nazione africana nostra ex colonia dove Rinaldi percepisce una serpeggiante diffidenza nei nostri confronti (...). Pierobon, reduce da una grande prova come Berlusconi nella serie tv '1993', conferma di essere un attore di grande classe. E il film non è da meno." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 1 settembre 2017)

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