SCHEDA FILM

L'inglese che salì la collina e scese da una montagna

Anno: 1995 Durata: 96 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:METAFORA

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE A COLORI

Tratto da:Dal racconto omonimo di Christopher Monger

Produzione:SARAH CURTIS

Distribuzione:BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (1995) - TOUCHSTONE HOME VIDEO

TRAMA

Nel 1917 durante la prima guerra mondiale, nel villaggio gallese di Ffynnon Garw, arrivano due cartografi inglesi, il giovane Reginald Anson e il più maturo George Garrad. Costoro devono misurare l'altezza del rilievo che domina il borgo, poiché esso può comparire sulle carte solo se supera i 1000 piedi. Il villaggio è costernato quando la misurazione rivela che mancano 20 piedi perché Ffynnon Garw possa essere definito monte. Il locandiere Morgan, e il reverendo Jones, solitamente accerrimi nemici si trovano per la prima volta alleati per risolvere in modo originale il problema. Siccome i due cartografi devono partire l'indomani, il benzinaio Williams riempie di zucchero il serbatoio dell'automobile, il reverendo ne fora una ruota, mentre si organizza un febbrile trasporto di secchi e e carrette di terra per alzare una piramide terminale. Purtroppo la pioggia interrompe i lavori. Finalmente torna il sole, ma è domenica. Ispirandosi ad un salmo del giorno, però, il reverendo Jones invita la popolazione a compiere l'opera. Così la mattina dopo il villaggio avrà il suo monte.

CRITICA

"Parte come una satira del formalismo inglese, prosegue a guisa di pochade sentimentale e si conclude come una storia epica il film di Monger. Se il tono generale rifà il verso un po' a Un uomo tranquillo di Ford, un clima quasi goldoniano si impone nella love-story che sboccia tra il timido cartografo Hugh Grant e la sfacciata cameriera Tara Fitzgerald ingaggiata per ritardare la partenza dei due. Si ride vedendo The englishman who went up a hill but came down a mountain, specialmente nelle scene in cui il barista peccatore (è Colm Meaney, il padre di The snapper) finge di redimersi per conquistarsi la fiducia del prete. Ma tutto il film è attraversato da un tocco gentile che accende la simpatia. Compreso il finale ambientato ai giorni nostri." (L'Unità, Michele Anselmi, 28/5/95) "Nel ruolo del titolo, ecco Hugh Grant impersonare ancora una volta il personaggio a lui congeniale del giovanotto ritroso, romantico e buffonesco in un film corale e ben recitato che è tutto un amabile anacronismo. Chissà! Forse il divo passerà alla storia come l'attore che ebbe il coraggio sul finire del secolo di ispirarsi a modelli superati, da David Niven a Rex Harrison, dimostrando a sorpresa che erano tuttora validi." (La Stampa, Alessandra Levantesi, 26/11/95) "L'inglese che salì la collina e scese da una montagna, che piacque molto a Cannes, è una commedia di brio campagnolo nostalgico, con un bel ritmo d'insieme, che difende la causa del federalismo meglio della Lega. La dirige Christoper Monger e la si rivede volentieri, dopo l'escalation divistico-scandalistica del protagonista, uno Hugh Grant gentile, timido, espressivo. Al centro però di un irresistibile cast campagnolo fra John Ford e Goldoni, dove si parla un inglese che sta a quello ufficiale come il bergamasco stretto all'italiano. E in cui si fanno molto notare, oltre a Tara Fitzgerald, Colm Meaney (The snapper), il birraio, e Kenneth Griffith, il prete, come in una perfetta riedizione di Don Camillo e Peppone." (Corriere della Sera, Maurizio Porro, 29/11/95) "Uno scherzo e, in qualche momento, persino un giochetto, condotto però dal regista Christopher Monger (sulla base di certi suoi racconti di ispirazione familiare e gallese) con un umorismo sano e rurale che pervade ogni cosa: i ritmi narrativi, i climi, le cornici e gli stessi personaggi disegnati ciascuno con i suoi tic e le sue fisionomie colorate, evitando di indulgere alla caratterizzazione contadina ma trovando, per ogni figurina, anche per quelle di contorno, i segni giusti, senza mai nè eccessi nè difetti. Con l'aiuto di interpreti che si ingegnano, tra quelle atmosfere agresti, ad essere il più possibile genuini, a cominciare da Hugh Grant, uno dei cartografi, di nuovo a suo agio in panni inglesi e tutti ben costruiti impacci e timidezze. Fra gli altri, la bella Tara Fitzgerald, cui sarà affidato il compito di sedurlo (impresa facile...), il torvo Colm Meaney nei panni del locandiere e l'anziano Kenneth Griffith, un intraprendente prevosto. "(Il Tempo, Gian Luigi Rondi, 8/12/95)

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