SOGGETTO

SCENEGGIATORE

MUSICHE

MONTAGGIO

SCENOGRAFIA

COSTUMISTA

EFFETTI

TRAMA

La giovane Joanna Mills, brillante rappresentante alle vendite di una società di trasporti, ha una vita privata molto tormentata ed è oppressa da terrificanti visioni soprannaturali. Dopo l'ennesimo incubo, in cui ha la premonizione del barbaro assassinio di un donna per mano di un killer che potrebbe scegliere lei come prossima vittima, Joanne decide di far luce sulla causa dei suoi tormenti. Si reca quindi a La Salle, in Texas, città di origine della donna uccisa nella sua visione, e qui entra in contatto con Terry, un personaggio molto particolare che le farà scoprire una serie di segreti e misteri. Nel frattempo, però, dovrà stare in guardia per non finire nelle mani dello spietato assassino.

CRITICA

"La povera Sarah Michelle Gellar ('Buffy') votata al peggio del paranormale, prossima al remake Usa di 'Possession' e a una 'Alice' che qui prova orrende meraviglie, tenta la convivenza con le sanguinose nevrosi, mentre alla radio Patsy Cline canta 'Sweet dreams', in ricordo di Jessica Lange. Buio dell'inconscio, strade deserte, urla, ma si gira a vuoto, emozioni molto frenate. Nel ruolo del papà l'ex rude post cow boy Sam Shepard." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 gennaio 2008) "Commediola a misura scoiattolina ben fatta, con dovute irrisioni al facile successo rock' n roll, basata sulla serie famosa in tv '80, vista pure qui, con la band dei Chipmunks inventata da Ross Bagdasarian negli anni 60, che oggi sfrutta i miracoli digitali. Tutto scorre svelto, piacevole, gradito ai piccoli: il soggetto è di John Vitti, quello dei 'Simpson', la regia è di Tim Hill, l'amico del felino 'Garfield'". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 gennaio 2008) "'L'incubo di Joanna Mills' è l'ennesimo psycho-thriller paranormale sulla scia orientale. Dopo essere stata la star di 'Buffy L'ammazzavampiri', d'altronde, il destino di Sarah Michelle Gellar è più segnato di quello di 'Nosferatu'. Qui però l'attrice è diretta da Asif Kapadia ('The Warrior') che aggiunge una certa cupezza e le atmosfere dei vecchi thriller. Ma, nel tentativo di aggiungere psicologia, autolesionismo e amati edipici, finisce con l'annacquare il sovrannaturale. Magari è un horror discreto, ma non bisognerebbe mai tornare troppe volte nei luoghi dove si è stati felici." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 18 gennaio 2008)