Anno: 2012 Durata: 95 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C
Genere:BIOGRAFICO, DOCUMENTARIO
Regia:Bart Layton
Specifiche tecniche:-
Tratto da:-
Produzione:RAW PRODUCTION IN ASSOCIAZIONE CON RED BOX FILMS, PASSION PICTURES
Distribuzione:FELTRINELLI REAL CINEMA (2014)
Frédéric Bourdin | nel ruolo di | Se stesso |
Carey Gibson | nel ruolo di | Se stessa |
Beverly Dollarhide | nel ruolo di | Se stessa |
Charlie Parker (II) | nel ruolo di | Se stesso |
Nancy Fisher (II) | nel ruolo di | Se stessa |
Bryan Gibson | nel ruolo di | Se stesso |
Codey Gibson | nel ruolo di | Se stesso |
Bruce Perry | nel ruolo di | Se stesso |
Philip French | nel ruolo di | Se stesso |
Adam O'Brian | nel ruolo di | Frédéric Bourdin |
Anna Ruben | nel ruolo di | Carey Gibson |
Cathy Dresbach | nel ruolo di | Nancy Fisher |
Alan Teichman | nel ruolo di | Charlie Parker |
Ivan Villanueva | nel ruolo di | Assistente sociale |
María Jesús Hoyos | nel ruolo di | Giudice |
Anton Marti | nel ruolo di | Poliziotto |
Amparo Fontanet | nel ruolo di | Poliziotta |
Ken Appledorn | nel ruolo di | Vice Console |
Partendo dalla scomparsa del tredicenne texano Nicholas Barclay, il documentario racconta la storia di una famiglia che contro ogni apparenza ha un bisogno disperato di credere al ritorno del proprio figlio, e quella di un ladro solitario, ricercato dalle polizie di tutta Europa, il cui unico bottino sono le identità altrui...
"Il premiatissimo documentario di Bart Layton, della specie che si mescola alla fiction, racconta la storia allarmante d'un disturbo della personalità, mescolato alla scomparsa d'un ragazzino nel Texas e finisce che davvero nessuno sembra innocente. Vanno a pezzi famiglia, Fbi e anche la Verità in un racconto in cui l'artificio massimo dovrebbe dare una mossa all'inchiesta: «Mi interessa solo di me stesso» è l'amorale conclusione." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 marzo 2014) "Migliore esordio ai Bafta 2013 e altri premi, 'L'impostore' frulla archivio, interviste e ricostruzione fiction per raccontare la vera storia del ladro d'identità Frédéric Bourdin, che per cinque mesi si spacciò per Nicholas: un camaleonte alla disperata ricerca d'affetto, lui, ma i Barclay che cercavano? Film ibrido nei materiali, thrilling nella scansione narrativa, disturbante nella poetica, fa tornare in mente 'Capturing the Friedmans' e lascia una domanda: mente di più chi si spaccia per un altro o chi ci crede? Da vedere." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 20 marzo 2014) "L'impostore è un francese che fin da piccolo ha cercato una famiglia che gli volesse veramente bene. Per questo si è intrufolato nelle vite altrui rubando l'identità a ben 500 persone. Ogni volta che veniva scoperto si dileguava, ricominciando da capo, con un'altra vittima, la sua simulazione. Ma il 'capolavoro' lo ha realizzato in America, quando si è sostituito a Nicholas Barclay, un tredicenne scomparso tre anni prima dalla sua casa di San Antonio, nel Texas, senza lasciare tracce. Riuscì a mimetizzarsi così bene nel 'personaggio' da ingannare l'FBI e, forse, la mamma e i fratelli del ragazzo che lo hanno accolto tra loro amorevolmente. Fino a quando un investigatore privato non si è accorto di un particolare e, indagando, ha scoperto la verità: non si trattava della stessa persona. I familiari avrebbero accettato l'impostura per coprire l'omicidio di Nicholas, compiuto da suo fratello. Ma è andata proprio così? Il corpo del ragazzo non è stato mai trovato, e di prove, nemmeno uno straccio. L'incredibile storia di Frédéric Bourdin viene raccontata in 'The Imposter', opera prima del britannico Bart Layton, uscita negli Usa due anni fa (...). Il docu-film è stato presentato in anteprima al Bergamo Film Meeting. E' lo stesso Bourdin, detto 'il camaleonte' a narrare la vicenda, accaduta nel 1994 ed efficacemente ricostruita da attori e dalle interviste con i protagonisti. 'L'impostore' oggi ha 38 anni e vive in Francia, a Le Mans, con la moglie e i tre figli. Ha trovato finalmente il contesto giusto per essere amato e per amare. Perché questo è il nodo di tutta la sua vita. (...) «Quando chi dovrebbe volerti bene ti fa provare vergogna per ciò che sei, quando ti fanno sentire una nullità, allora provi a diventare qualcuno che sia fonte di orgoglio, qualcuno da amare» spiega Bourdin nel film. «Sogni, cioè, di essere qualcun altro». «Il mio unico obiettivo - racconta - consisteva nel fare in modo che nel mondo qualcuno si prendesse cura di me»." (Fulvio Fulvi, 'Avvenire', 20 marzo 2014) "Spiacerà a coloro che ormai ritengono quella del docufiction una formula spettacolare fasulla, messa in circolo da registi che la fiction non la sanno fare. Che senso ha fare il 'docu' quando da almeno 20 anni la fiction sullo stesso tema fa opere bellissime (tra tutte 'Olivier Olivier' della Holland)?" (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 marzo 2014)
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