SCHEDA FILM

L'immagine allo specchio

Anno: 1975 Durata: 135 Origine: SVEZIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM, PANORAMICA, EASTMANCOLOR

Tratto da:-

Produzione:CINEMATOGRAPH AB, FARO

Distribuzione:TITANUS

TRAMA

Jenny Isaksson, sostituta del direttore d'una clinica psichiatrica, durante l'allestimento della sua nuova casa, si trasferisce presso i nonni nella camera che occupava da bambina. Qui č di nuovo preda delle angosce della sua fanciullezza sotto forma di paurosi fantasmi, allucinazioni, rievocazioni della breve infelice convivenza con i genitori morti in un incidente d'auto, con un crescendo di senso di colpa e di tedio della vita che la porta a tentare il suicidio (per la seconda volta). Soccorsa dall'amico Thomas Jacobi, psichiatra anche lui, riceve la visita del marito Erik, sempre in viaggio per conferenze e congressi, e della figlia quindicenne Anna: confessa loro la "debolezza" commessa, chiede perdono, ma non ottiene alcun aiuto. Thomas, che ha dichiarato il totale fallimento della psichiatria, si accomiata, forse definitivamente, per un lungo viaggio. Il marito pronunzia poche frasi convenzionali. La figlia rifiuta di tornare da lei ("me la cavo benissimo da sola"), non crede che la mamma abbia riconquistato la saggezza ("tu sai quello che dici?"), le rinfaccia il disamore ("Io non ti sono mai piaciuta, mamma"). Ricordando l'amore forte, dignitoso, tenerissimo dei nonni al tramonto della loro vita, Jenny ha un'illuminazione: "tutt'a un tratto ho compreso che l'amore abbraccia tutto, anche la morte". La didascalia finale informa che Jenny ha lasciato il marito, la figlia, il paese e si dedica, in USA, alla ricerca scientifica.

CRITICA

"Il film, anche per i suoi valori formali, conferma l'alta reputazione del regista: il ritmo ampio e lento, il fulgore delle immagini, l'abbondanza dei primi piani, i valori allegorici del colore, l'assenza quasi assoluta della musica di commento, soprattutto l'interpretazione sbalorditiva di Liv Ulman, che in un solo quadro riesce a trasformarsi anche fisicamente nei tre personaggi da lei rievocati. (...) Bergman, coerentemente con la missione dell'artista, non offre soluzioni esplicite: coinvolge il pubblico nelle sue meditazioni, e si limita ad una proposizione dell'ideale (l'amore, Dio), in modo apprentemente fuggevole, ma tanto pių drammatico ed efficace in presenza del fallimento dei falsi ideali, dei valori inconsistenti e sterili." ("Segnalazioni cinematografiche, vol. 81, 1976)

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