Anno: 2007 Durata: 110 Origine: CANADA Colore: C
Genere:COMMEDIA
Regia:Denys Arcand
Specifiche tecniche:ARRIFLEX
Tratto da:-
Produzione:CINÉMAGINAIRE INC.
Distribuzione:BIM, DVD: 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO
Marc Labrèche | nel ruolo di | Jean-Marc Leblanc |
Diane Kruger | nel ruolo di | Véronica Star |
Sylvie Léonard | nel ruolo di | Sylvie Cormier-LeBlanc |
Caroline Néron | nel ruolo di | Carole Bigras-Bourque |
Rufus Wainwright | nel ruolo di | Poeta cantante/giovane principe |
Macha Grenon | nel ruolo di | Béatrice di Savoia |
Emma de Caunes | nel ruolo di | Karine Tendance |
Didier Lucien | nel ruolo di | William Chérubin |
Rosalie Julien | nel ruolo di | Laurence Métivier |
Jean-René Ouellet | nel ruolo di | San Bernardo di Chiaravalle |
André Robitaille | nel ruolo di | Gilles Sansregret |
Hugo Giroux | nel ruolo di | Thorvald il Vichingo |
Elizabeth Lesieur | nel ruolo di | Nicole Pâquet-Plourde |
Chantal Lacroix | nel ruolo di | Lucie |
Pauline Martin | nel ruolo di | Sig.ra Sigouin-Wong |
Bernard Pivot | nel ruolo di | Se stesso |
Gilles Pelletier | nel ruolo di | Raymond Leclerc |
Johanne-Marie Tremblay | nel ruolo di | Constance Lazure |
Laurent Baffie | nel ruolo di | Se stesso |
Pierre Curzi | nel ruolo di | Pierre |
Thierry Ardisson | nel ruolo di | Se stesso |
Véronique Cloutier | nel ruolo di | Line |
Un impiegato solo e frustrato, per evadere dalla sua triste realtà, inizia ad immaginare di essere un eroe alle prese con una serie di rocambolesche avventure.
"Fedelissimo al festival di Cannes, dal 'Declino dell'impero americano' a 'Le invasioni barbariche', il canadese Denys Arcand quest'anno è di cattivo umore. E ce lo fa sapere portando fuori concorso uno sfacciato remake del vecchio 'Sogni proibiti' con Danny Kaye ironicamente (si spera) intitolato 'L'age des ténèbres', 'L'età delle tenebre'. (...) Si capisce che questo signor Nessuno con lavoro frustrante e moglie e figlie distratte si consoli fantasticando di essere un grande scrittore, un politico di successo o un imperatore romano. Nella fantasia migliore si vede ospite di un talk show culturale francese... soppresso da qualche anno (frustrato pure in sogno!). Ed è molto divertente, perché reale, anche la parentesi in cui lo imbarca un'invasata che vive in un finto medioevo con tornei, dame e cavalli. Ma Arcand si prende sempre troppo sul serio, oltre che divertire vuole ammonire e ricattare (quella madre malata...). E malgrado le molte trovate brillanti lascia il retrogusto amarognolo dell'ovvietà." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 maggio 2007) "Mancano stavolta la malinconia e la politica di altri film: il soggetto (scritto dallo stesso Arcand) pare al confronto debole, debole." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 29 maggio 2007) "Sbarazzarsi della routine è facile; accettare che la vita libera sia prossima a mondi non meno folli di quelli dettati dall'immaginazione è più difficile: specie quando in odio agli arabi immigrati i tuoi vicini di casa si travestono da crociati e praticano tornei cavallereschi. Arcand col suo gusto euroamericano, tipico della cultura di Montreal, costruisce un facile apologo dell'uomo mediocre destinato a piacere a mezzo mondo. Infatti anche se gli ingredienti non sono raffinati il piatto è saporoso." (Andrea Martini, 'Quotidiano Nazionale', 29 maggio 2007) "Titolo che funziona non si cambia. Dopo 'Le invasioni barbariche' e 'Il declino dell' impero americano', la trilogia medioevale del 66enne Denys Arcand, canadese più pessimista di Von Trier, chiude con 'L'età barbarica', in originale 'L'età delle tenebre'. Non si scherza col Medioevo che per lo scrittore Roberto Vacca qualche anno fa era prossimo venturo ma in cui ora siamo dentro. (...) Ovvio che si concorda sulle cause della crisi che ci ha portato nel Medioevo, ma i cine-rimedi espressi sono privi di emozioni e il richiamo alla salvezza dell' Arte - alla fine le mele reali diventano quelle di Cézanne - è di comodo. Ai confini della fantascienza sociale e dell'horror quotidiano, quest'uomo è vittima e preda dei peggiori istinti collettivi, la corsa all'auto, la furberia idiota, lo squillo del telefonino, l'incubo dei media. Certo, per fantasticare è meglio Diane Kruger che entra in doccia: nel mondo immaginario è facile diventare pre-potente ma è ancora più doloroso ricadere nella first life dove dominano disinteresse morale, disperazione e un'incomunicabilità che pervade ogni gesto, e pure ogni coito" (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 dicembre 2007) "Dal declino dell'impero americano alla caduta del mito canadese. Denys Arcand, signorotto alto borghese della macchina da presa, ama giocare con stereotipi e cliché, sconfinando nel politicamente scorretto con garbo e raffinatezza, ridendo di difetti e pregiudizi di cui di solito ci si vergogna. O meglio, questo è quello che vorrebbe farci credere. 'L'età barbarica' chiude la trilogia cominciata ventun anni fa con 'Il declino dell'impero americano', unica vera perla del tris in mano ad Arcand. Da allora si è pigramente assopito sulla ripetizione di se stesso, in più o meno riusciti esercizi di stile. (...) Arcand si conferma mediocre censore dei suoi tempi, dotato di una certa dose di ironia, ma sempre più appesantita. 'L'età barbarica' diverte (e molto) quando ci svela un Canada razzista e assistenzialista solo a parole, ma che, in ossequio alla sua immagine, vieta il fumo nel raggio di 1 m da ogni edificio governativo e impone ai suoi impiegati frustrati feng shui e sedute di risate motivazionali. Irrita, invece, Jean-Marc, malinconico maschilista che incolpa solo gli altri, soprattutto le donne, dei suoi insuccessi. Per una di esse (Macha Grenon) c'è persino un duello medievale, involontaria (?) metafora della mentalità dell'autore. Arcand rimette in piedi il suo teatrino malin-comico di macchiette, sempre più sbiadite e di maniera. Tanti spunti intelligenti per nulla. O quasi.." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 7 dicembre 2007)
Incasso in euro