L'estate d'inverno2007

SCHEDA FILM

L'estate d'inverno

Anno: 2007 Durata: 70 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Davide Sibaldi

Specifiche tecniche:SONY DV CAM

Tratto da:-

Produzione:EGIDIO ARTARIA, ENZO COLUCCIO, FRANCO BOCCA GELSI PER ARDACO (MILANO)

Distribuzione:IRIS FILM (2010)

ATTORI

Fausto Cabra nel ruolo di Christian
Pia Lanciotti nel ruolo di La prostituta
 

SOGGETTO

Sibaldi, Davide
 

SCENEGGIATORE

Sibaldi, Davide
 

MUSICHE

Fusco, Davide
 

MONTAGGIO

Rossi, Rita
 

SCENOGRAFIA

Albanese, Federico
 

COSTUMISTA

Grguric, Ana

TRAMA

Christian e Lulù sono in una camera di un motel alla periferia di Copenaghen. E' notte e hanno appena avuto un rapporto sessuale. Lui ha diciannove anni e lei trentotto. Lei è una prostituta ma lui sente anche la necessità di parlare con lei e le chiede di concedergli almeno un'ora. Dopo le prime resistenze, Lulù accetta. E ognuno scambierà con l'altro il racconto delle sofferenze e degli abbandoni che hanno segnato le loro vite. Il passato non si può cancellare.

CRITICA

Dalle note di regia: "Volevo un film sull'abbandono e sulla paura di vivere fino in fondo le proprie emozioni, i propri sentimenti, la propria felicità, ma anche un film sul coraggio di affrontare e capire i propri errori, un film sul coraggio di crescere. (...) Il tempo reale era necessario per rendere il film il più "realistico-tridimensionale" possibile. Grazie al tempo reale lo spettatore viene immerso fin dall'inizio nel flusso della storia, nei suoi dialoghi, nei suoi ambienti, tanto che può quasi sentire l'odore che aleggia nella camera, il calore dei personaggi, il profumo dei loro corpi. Per fare ciò occorrevano attori di formazione rigorosamente teatrale: Pia Lanciotti e Fausto Cabra, tutti e due diplomati alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano e da anni sulle scene nazionali ed internazionali. Attori che riuscissero a reggere un impatto "spietato" con il pubblico, basandosi solamente sulle loro figure e capacità." "Davide Sibaldi, regista di 'L'estate d'inverno', ha 23 anni ed è figlio di Igor Sibaldi, studioso di letteratura russa e di religioni che qualche lettore dell'Unità over 40 ricorderà bene. Siamo quindi doppiamente contenti del suo arrivo nella variopinta famiglia del cinema italiano; e anche se abbiamo qualche riserva sul film, lo accogliamo idealmente con un abbraccio. I difetti del film andrebbero ulteriormente perdonati sapendo che 'L'estate d'inverno' è stato girato addirittura nel 2007, quando Davide, di anni, ne totalizzava solo 20! È quindi uno degli esordi più 'anticipati' del nostro cinema. Saggiamente, Sibaldi l'ha costruito su una struttura narrativa molto semplice: due personaggi in una stanza d'albergo per 70 minuti (una prostituta e il suo giovanissimo cliente), unità di tempo e di luogo, dialoghi serrati, lavoro sugli attori. Sono gli ultimi due punti ad essere deficitari. I dialoghi sono molto letterari (...). I due attori, Pia Lanciotti e Fausto Cabra, sembrano avere appeso al collo un cartello con la scritta 'ho studiato al Piccolo di Milano'. (...) Purtroppo questa teatralità dilaga ovunque, rendendo i dialoghi ancora più improbabili. Ma passiamo al buono del film: che c'è, eccome. Sibaldi lavora sul tema dell'abbandono: entrambi i personaggi sono anime perse, che nascondono forti traumi nel proprio passato e non riescono a rielaborarli. Si rinfacciano a vicenda le rispettive rimozioni, per usare un termine freudiano. Il tema, fin troppo sottolineato nei dialoghi, viene esaltato dall'ambientazione: una camera anonima in una città straniera, Copenhagen, in un Nord gelido dove entrambi i personaggi sono di passaggio. E quando la macchina da presa esce per strada - durante i titoli di testa, e qua e là nel corso della trama - il film prende il volo, perché Sibaldi e il suo operatore Luca Fantini dimostrano un talento visivo davvero rimarchevole. Insomma, è nato un regista, che ha molta strada davanti a sé: e se lungo questa strada incontrerà uno sceneggiatore, ne vedremo delle belle." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 15 ottobre 2010) "Fuori il temporale, dentro un confronto sempre più drammatico. Teatro filmato (il mondo fuori è ripreso come uno sgraziato videoclip) per 'L'estate d'inverno' di Davide Sibaldi, giovane esordiente che filma tutto al presente (tranne tre flashforward nel finale) ma è ossessionato dal passato: famiglia, amore, sbagli, rimorsi, abbandoni, responsabilità. Bella prova d'attori per Pia Lanciotti e Fausto Cabra. E' soprattutto la Lanciotti a emergere e stupirci grazie a una folgorante trasformazione fisica al fotofinish. Nel volto e nell'anima. Non male, vedremo se Sibaldi, in futuro, uscirà dalla sua cameretta." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 15 ottobre 2010) "Testa a testa, corpo a corpo di ispirazione psicanalitica e dal pathos sostenuto, 'L'estate d'inverno' di Davide Sibaldi che dopo aver partecipato a 16 festival arriva nelle sale (distribuisce Iris). (...) La polvere del palcoscenico al cinema offusca un po' il racconto, straripa sullo schermo, l'italiano è lingua da strapazzare un po' se non si è sul palcoscenico, meglio sarebbe non parlare affatto: invece, sovvertendo i canoni, in quella stanza del motel l'accordo con il ragazzo è che la prostituta resti un'ora a parlare con lui. Il fatto di essere stato girato in soli cinque giorni rende sicuramente meno patinato il confronto, gli regala un'urgenza (che la musica d'altra parte enfatizza). Insomma un film che ti fa stare con il fiato sospeso non tanto per lo scambio di idee che gli attori si rilanciano crudelmente quanto per il bilanciamento dello stile. La sindrome da abbandono, l'incapacità di amare, l'istinto alla fuga 'la paura di vivere fino in fondo i propri sentimenti' non sono nulla in confronto all'idea che si insinua costantemente: quel sospetto di violenza, di dramma che sta per esplodere come riuscirà a tenerlo a freno?" (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 15 ottobre 2010) "C'è del marcio in un motel in Danimarca. (...) Traumi in 70', tempo real-teatrale come un dramma di Albee, film action dove sparano le coscienze. Il 23enne Sibaldi, filmaker milanese, va coraggioso controtendenza, ha il gusto del passo a due del martirio a porte chiuse, usa al meglio i bravi ronconiani Lanciotti e Cabra." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 18 ottobre 2010)

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