SCHEDA FILM

LEGGE 627

Anno: 1992 Durata: 145 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI KODAKCOLOR

Tratto da:-

Produzione:FREDERIC BOURBOULON PER LA LITTLE BEAR, LES FILMS,ALAIN SARDE, CANAL PLUS, SOFIARP, INVESTIMAGE 3

Distribuzione:BIM - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

TRAMA

A Parigi, il trentacinquenne investigatore di polizia Lucien Marguet, soprannominato Lulu, dopo essere stato trasferito in un commissariato di quartiere, senza giustificazione, con le mansioni di dattilografo, per le sue capacità di "poliziotto di strada" viene integrato nella "brigata stupefacenti" alle dipendenze del commissario Adore. Qui ha modo di conoscere i suoi nuovi colleghi: Dominique Cantoni, chiamato Dodo, il suo capogruppo, più interessato a risolvere tanti casi minori che indagare su quelli di maggiore importanza, ma meno numerosi; Marie, una giovane donna-sbirro spericolata ed efficiente; Manuel, un flemmatico poliziotto appassionato caricaturista; Antoine, un giovane ambizioso assai impegnato nel lavoro; Vincent, un ispettore idealista intenzionato ad applicare con imparzialità la legge. Mentre Kathy, la moglie di Lulu, è disillusa del mestiere del marito, questi trascorre con i suoi compagni la vita quotidiana fra appostamenti, perquisizioni, catture e botte, da dare e da ricevere. Una vita dura, senza respiro, che registra anche sconfitte e delusioni, specie nel constatare che gli organi superiori, pignoli nelle minuzie cartacee, non affrontano il problema con adeguatezza di mezzi e metodi. Lulu è il migliore, è il più rifornito sul piano delle informazioni, il più acuto. Lo aiuta spesso Cécile, giovane prostituta sieropositiva, cui egli - sebbene marito e padre sollecito per quanto può - è legato da un curioso senso di protezione e di affetto. A differenza dei colleghi, Lulu è anche il più insofferente alla routine, poichè l'azione ha finito per renderlo amaro. Lulu comprende che la lotta, se condotta con mezzi risicati e limitata a cogliere sul fatto gli spacciatori (soprattutto di colore) nei quartieri metropolitani, non taglierà mai il male alla radice. Contro norme antiquate, superiori spesso ottusi e strumenti inadeguati, facendo fronte a rischi autentici, la vita stessa degli agenti della brigata appare come una sfida da portare avanti in permanente stato di stress. Le soddisfazioni sono rare ed unica gioia è la notizia che Cécile è uscita dal vortice droga- prostituzione ed ha avuto un bambino, un piccolo bagliore di speranza.

CRITICA

"Senza trama, senza colpi di scena, senza il glamour di 'Miami Vice' né la violenza dei polizieschi d'azione, con il ripetersi monotono del lavoro d'ogni giorno tra tossicomani e piccoli spacciatori (30 grammi, 50 grammi), Tavernier costruisce un mondo, si fa seguire per oltre due ore e conferma coi fatti un sospetto: in realtà la lotta contro la droga, oggetto d'infiniti convegni internazionali, declamazioni, promesse politiche, nel nostro tempo e nei nostri Paesi è ovunque puramente verbale, inefficiente, dato che a chi dovrebbe combatterla non si danno gli strumenti indispensabili, magari non per caso. Eppure, dice il film, nonostante le difficoltà il lavoro ben fatto anche da uno solo non è mai perduto: alcuni colleghi lo imitano, alcune vite vengono salvate dall'autodistruzione. Bertrand Tavernier ha avuto a che fare con la polizia antidroga per via d'un suo figlio, ha provato grande ammirazione per l'eroismo quotidiano di alcuni poliziotti, per raccontarlo ha chiesto la consulenza d'uno di loro, Michel Alexandre, e ha rinunciato ai propri tic visuali e sentimentali: il risultato è ammirevole." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 settembre 1993) "Tavernier intitola alla legge inadeguata e criticatissima del 'Code de la santé publique', che regola l'antidroga, la cronaca notarile della guerra fra spacciatori e sbirri, in un girone infernale dove paradossalmente un residuo sentimento umano si aggancia solo alla figura di una prostituta drogata e sieropositiva, Cécile (Lara Guirao). La stessa a cui nel finale si schiude, ma senza troppo ottimismo, una luce di speranza legata alla nascita di un figlio. Siamo in un cinema fenomenologico, antiromanzesco e antiamericano, nonostante Tavernier sia un gran cultore di Hollywood. Questo è un cinema del 'qui e ora', un supplemento illustrato della cronaca nera, un modo onesto e sapiente per fare i conti con un aspetto terrorizzante della metropoli. Tagliato di mezz'ora, sarebbe stato perfetto, ma anche così vale una visita." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera') "Bertrand Tavernier in una nota che accompagnava il film a Venezia, precisava di non essersi voluto piegare alla dittatura del politicamente corretto. Si può immaginare che si riferisca al fatto che il suo sguardo su Lulu, il poliziotto buono, finisce per spiegare e giustificare intemperanze e devianze. O che i pusher - i Cattivi - del film sono quasi sempre gente di colore. Ma politicamente corretta è certamente la sua denuncia sulla mancanza di idee, strumenti, uomini, umanità, che lascia all'individuo poliziotto, nel bene e nel male, troppa responsabilità e iniziativa personale. E se avesse avuto la forza di tagliare qualche piccola storia privata e qualche ridondanza, si sarebbe confermato anche nel campo del cinema quasi verità il grande regista che è stato nell'invenzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 30 settembre 1992)

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