Le aquile non cacciano mosche1995

SCHEDA FILM

Le aquile non cacciano mosche

Anno: 1995 Durata: 106 Origine: CUBA Colore: C

Genere:GROTTESCO

Regia:Sergio Cabrera

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:FOTOGRAMMA LTDA, SANDRO SILVESTRI PER EMME PRODUZIONE, INSTITUTO CUBANO DEL ARTE E INDUSTRIAS CINEMATOGRÁFICOS (ICAIC)

Distribuzione:NEMO DISTRIBUZIONE CINEMATOGRAFICA

ATTORI

Frank Ramírez nel ruolo di Professor Albarracín
Humberto Dorado nel ruolo di Macellaio Oquendo
Florina Lemaitre nel ruolo di Miriam, la moglie di Oquendo
Ángelo Javier Lozano nel ruolo di Vladimir Oquendo
Fausto Cabrera nel ruolo di Padre Troncoso
Vicky Hernández nel ruolo di Encarnación
Fernando Luis Munera nel ruolo di Gustavo Calle
Manuel Pachón nel ruolo di Alcalde
María Fernanda Martínez nel ruolo di Rubiela
Elio Mesa nel ruolo di Il fotografo
Edgardo Román nel ruolo di Il sergente
Antonio Aparicio nel ruolo di Agente Alegría
Julián Román nel ruolo di Franklin Parra
Miguel Ignacio Vanegas nel ruolo di Bobo
Marta Osorio nel ruolo di Suor Margarita
Dario Valdivieso
 
 

SCENOGRAFIA

Floyd, Armando
 

TRAMA

Espulso dall'Accademia Militare colombiana per aver colpito un collega che faceva insinuazioni sull'onestà della madre, Vladimir Oquendo torna al paese per appurare la verità sul duello che coinvolse il padre macellaio col professore Albarracín, stimato insegnante. Ricorda il giorno fatidico in cui il professore annunciò con emozione di doversi battere con il macellaio Oquendo ed i bambini decisero di assoldare un matto, Bobo Masato, per sparare al macellaio qualora questi avesse avuto la meglio. Anche se era stato rinchiuso in casa dalla madre Miriam, Vladimir riuscì ad avvisare l'agente Alegría del duello e del complotto, ma venne ripreso e nuovamente rinchiuso. Dopo aver chiesto invano in municipio gli atti del processo, il sindaco gli ricorda l'amicizia tra i duellanti, entrambi militanti di sinistra e debellatori del fantasma-drago (il parroco padre Troncoso travestito), che terrorizzava i contadini per indurli a svendere i terreni. L'affittuaria Encarnación, segretamente innamorata del macellaio, che l'aveva respinta, afferma che egli saldò i conti, ordinò la bara e la relativa fotografia, si fece confessare e dare l'estrema unzione in anticipo da Padre Troncoso, in cambio di copiose elemosine. All'atto del duello il docente venne insignito di una pergamena dalle sinistre, mentre la locale Confraternita iscrisse nelle sue file il macellaio. Rubiela, "pasionaria" ex amica di Oquendo, ricorda invece il precedente fallito attentato al treno del dittatore: impegnati in una personale tenzone amorosa, lei e Oquendo scordarono di far esplodere la bomba che Albarracin, infuriato, fece brillare in ritardo. Ciò avrebbe causato il duello; ma lei dovette partire e non seppe altro. Miriam ricorda invece le maldicenze perchè lei vendeva erbe e faceva impacchi al professore. Il duello vide i due, in mancanza di una pistola, battersi col machete e poi a mani nude, ignorando di essere oggetto di scommesse e trame politico-religiose. Il loro rappacificarsi spiazzò tutti: oggi sono buoni amici. Malgrado questi tentativi Vladimir non ottiene la verità sul duello neanche dai protagonisti del medesimo.

CRITICA

"Nella sua ruffiana piacevolezza la commedia grottesca non manca di simpatia, ma non è difficile accorgersi che, nella sua contaminazione tra Pirandello e Marquez, è un prodotto poco genuino, all'insegna di un macchiettismo latinoamericano per l'esportazione". (Morando Morandini, 'Il Giorno', 8 maggio 1995) "Dunque, la qualità del film è malgrado, sia detto onestamente e con tutta la simpatia che esso merita, la sua necessità ci sfugga è si riassume in questo andamento caustico e pungente ma cordiale. Anche nel trarre la sua conclusione bonaria e facilmente condivisibile: la sola ragione per cui vale la pena vivere è la stessa. Basta di farci fregare dagli imperativi ideologici, portatori di violenza, intolleranza, sterili versamenti di sangue (...)". (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 12 maggio 1995) "Magari bisogna essere sudamericani per afferrare certi passaggi comici legati alla mimica dei personaggi o certe digressioni grottesche, mentre il versante più metaforico della storia (la verità destinata comunque a restare inafferrabile) stenta un po' a precisarsi nella povertà della messa in scena. Ma è probabile che chi apprezzà 'La strategia della lumaca' si riconoscerà in questa farsa con morale che il quarantaquattrenne Cabrera maneggia senza troppe cadute di tono, specialmente nelle parentesi dedicate al bambino. Che è Angelo Javier Lozano, due occhi all'ingiù che suscitano tenerezza e simpatia anche quando il film fa cilecca". (Michele Anselmi, 'l'Unità', 8 maggio 1995)

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