Latin Lover2014

SCHEDA FILM

Latin Lover

Anno: 2014 Durata: 104 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Cristina Comencini

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LIONELLO CERRI PER LUMIÈRE & CO. CON RAI CINEMA

Distribuzione:01 DISTRIBUTION (2015)

ATTORI

Virna Lisi nel ruolo di Rita, madre
Marisa Paredes nel ruolo di Ramona, madre
Angela Finocchiaro nel ruolo di Susanna, figlia
Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo di Stephanie, figlia
Candela Peña nel ruolo di Segunda, figlia
Pihla Viitala nel ruolo di Solveig, figlia
Nadeah Miranda nel ruolo di Shelley, figlia
Cecilia Zingaro nel ruolo di Saveria, figlia
Francesco Scianna nel ruolo di Saverio, latin lover
Lluís Homar nel ruolo di Pedro, stunt
Neri Marcorè nel ruolo di Walter, montatore
Claudio Gioè nel ruolo di Marco Serra, giornalista
Toni Bertorelli nel ruolo di Picci, critico
Jordi Mollà nel ruolo di Alfonso
Osiris Perez Cantador nel ruolo di Cristobal
Julian Donat Cattin nel ruolo di Saverió
Pablo Nanni Ausin nel ruolo di Saverio
Ippolito Chiarello nel ruolo di Sindaco
Vittorio Continelli nel ruolo di Fotografo
Isabella Ragno nel ruolo di Ragazza organizzazione
Franco Miccoli nel ruolo di Giornalista
Maurizio Pellegrini nel ruolo di Giornalista
 
 

MUSICHE

Farri, Andrea
 
 

SCENOGRAFIA

Comencini, Paola
 

COSTUMISTA

Lai, Alessandro

TRAMA

In occasione del decimo anniversario della morte di Saverio Crispo, un attore simbolo del cinema italiano ed eterno latin lover, in un paesino della Puglia viene organizzata una cerimonia a cui prendono parte le cinque figlie e due ex mogli, una italiana e una spagnola. Segreti, rivalità e nuove passioni faranno scoprire a tutte loro un passato inaspettato che le porterà a rivedere anche le rispettive vite.

CRITICA

"Per 'Matrimoni' erano le feste di Natale; per 'Il più bel giorno della mia vita' era la prima comunione della nipotina; ora, per 'Latin lover', sono le celebrazioni per il decimo anniversario della morte di un grande attore: in tutte e tre queste commedie (le più riuscite nella carriera di Cristina Comencini) l'occasione per una riunione di famiglia «allargata» è il campo di forze ideale per dare forma alle tensioni e alle passioni che covano sotto la cenere. (...) In mezzo a questo teatrino, Cristina Comencini (che firma anche la sceneggiatura con Giuliana Calenda) si muove a proprio agio (...). Perché a differenza dei precedenti film (con la parziale eccezione di 'La bestia nel cuore'), qui accanto al gioco delle passioni c'è forte un côté cinefilo che ci mostra Saverio ora come il protagonista del 'Sorpasso' ora della 'CIasse operaia va in paradiso', ora di 'Brancaleone' ora di 'Divorzio all'italiana', metafora della tradizione mattatoriale italiana. (...) Questo lato cinematografico, cui è legata anche una «rivelazione» che cambia un po' le carte in tavola, finisce comunque per passare in secondo piano di fronte al percorso di «liberazione» che la riunione di famiglia innesca in ognuna delle donne. È il terreno su cui la Comencini si muove con maggior disinvoltura, a suo agio nel giocare con rivelazioni e sottintesi, nevrosi o paure, lacrima e sorrisi. Non tanto un percorso «femminista» di liberazione militante ma piuttosto la ricerca di un autonomia che aiuti a liberarsi da un ideale maschile ...) che non corrisponde alla realtà. (...) il film preferisce invitare le sue tante donne a ritrovare una leggerezza e una libertà che permetta a tutti di accettarsi con un sorriso. Alla ricerca di un'autoassoluzione che aiuti a vivere meglio e a smontare i monumenti che il passato ci ha lasciato in eredità. Cinematografici e psicologici insieme." (Paolo Mareghetti, 'Corriere della Sera', 17 marzo 2015) "(...) un film leggero e un poco discontinuo ma più ambizioso di quanto sembri. Una commedia tentata qua e là dalla farsa, ma sotto sotto venata di mélo (commedia e melodramma sono i generi chiave a casa Comencini), che non domina sempre fino in fondo la folla di personaggi e sentimenti evocati, ma azzecca gli snodi decisivi. E finisce per risolvere tutti i conflitti e i conti in sospeso accumulati dalla vicenda, come accadeva nei bei film di una volta. La nostalgia (per il cinema, per le famiglie, per i padri di un'altra epoca) è del resto uno dei temi, anzi dei sentimenti fondamentali di 'Latin Lover'. Che sbandiera la necessità, sacrosanta, di costruire una nuova identità femminile cambiando le regole del gioco tra i due sessi. (...) la regista (...) orchestra con divertimento, anche se alcune situazioni sono 'telefonate' e qua e là il passo è un po' televisivo, le scaramucce, i dispetti e gli affronti con cui madri e figlie festeggiano la loro riunione prima del gran finale. Curiosità: come nel rimpianto cinema 'di papà', 'Latin Lover' riunisce personaggi e talenti di nazionalità diverse (è bello sentirli nella loro lingua). Nell'inevitabile gara di bravura vincono ai punti gli spagnoli, anche se la chiave di volta del film è la doppia scena madre di Virna Lisi e Marisa Paredes. Mentre il momento più divertente vede la Bruni Tedeschi, disperata, strapazzare un microfono pigro con involontaria (o maliziosa?) oscenità." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 marzo 2015) "Una commedia per Cristina Comencini da definirsi, però, anche drammatica perché l'azione si svolge per intero attorno a un divo defunto. (...) Il film, però, (...) non intende far scaturire un ritratto del divo da tutti quei ricordi spesso o contraddittori o confusi, ma al contrario arrivare a proporci una immagine precisa di quella famiglia con i suoi segreti piccoli e grandi, con rivalità, incomprensioni, controversie che forse, grazie a quel raduno, arriveranno, se non proprio ad appianarsi, almeno a risolvere al loro interno qualche nodo. Senza un lieto fine programmato, ma con soluzioni che riusciranno a mettere in risalto dei personaggi finalmente pacificati. Il merito del testo è la vitalità, anche con segni forti, con cui questi personaggi vengono costruiti e il merito della regia è quello di saper dominare con scioltezza e rapidità quel via vai di figure, specialmente femminili, che finiscono, con i loro colori e i loro sapori, a trasformarsi nel movente dell'azione, spesso con dei primi piani che si fondono felicemente nel ritratto in campo lungo dell'intera vicenda, suscitando con toni e semitoni, se non proprio la beffa, certo l'ironia, con ritmi sempre agili e sciolti. Naturalmente in un simile 'coro' era opportuno che avessero spazi degli 'a solo' indirizzati a dar significati all'insieme." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 17 marzo 2015) "(...) un gineceo affettuoso e nostalgico, cui Cristina Comencini che ha inventato il soggetto, scritto la sceneggiatura (con Giulia Calenda ) e diretto 'Latin Lover', il suo 11° film, dona la serenità e il piacere di stare tra donne, senza l'ingombro di una presenza maschile che non sia il fantasma sognato, rimpianto, forse troppo esaltato del grande Saverio. Ma gli uomini veri, che impiccio! (...) Comencini racconta una storia che in mano ad altri registi italiani poteva essere volgarotta, invece nelle sue è ironica e addirittura casta (...) e senza nessuna retorica o pesantezza sa creare scene di complicità serena, di confessioni, di bevute e di risate tra le donne di Crispo, un modo femminile di stare insieme che gli uomini ignorano e che nelle confidenze ridimensiona il loro potere." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 17 marzo 2015) "(...) splendida Virna Lisi, qui alla sua ultima apparizione sul grande schermo (...). 'Latin Lover' (...) è (...) una riunione di famiglia, confronto/scontro al femminile come accadeva già in 'Due partite', la commedia teatrale della stessa Comencini divenuta poi film con la regia di Enzo Monteleone. Ma soprattutto attraverso liti, rivalità, competizioni, dolori sepolti e Edipo mai guarito delle sue otto donne è una sorta di storia del cinema italiano, quello dell'epoca d'oro, che la regista conosce da vicino, visto che il padre Luigi ne è stato uno dei protagonisti, di cui il personaggio di Saverio Crispi - Francesco Scianna non proprio sintonizzato col ruolo - incarna le variazioni e le avventure. La sua immagine infatti riassume quella dei tanti grandi attori che lo hanno attraversato (...). E per una sorta di «proprietà transitiva» dei suoi sceneggiatori o dei registi di cui cogliamo tracce e riferimenti anche nei dialoghi delle protagoniste. Pure se poi è inutile cercare una precisa corrispondenza (in certi momenti si pensa a Marcello Mastroianni): Saverio è tutto questo e le «sue» donne, alcune attrici a loro volta ne sono lo specchio, il pubblico più vicino e insieme coloro che ne conoscono l'intimità egocentrica e persino crudele. (...) Non è però questo il punto di vista che adotta Comencini, non è Saverio il vero protagonista del film pure se tutto ruota intorno a lui. La sua «magnifica presenza» - e Ozpetek aleggia più di una volta - è un pretesto che serve a dare vita a ciò che interessa davvero la regista: le figure femminili, appunto, e il loro rapporto col maschile, e soprattutto col genitore (più che marito) ingombrante pure se amatissimo (autobiografia compresa). (...) Questa è però anche la debolezza del film, e se spostare nel privato, mischiando così le carte, la relazione poteva essere una bella scommessa, ecco che le figure che la punteggiano cadono negli ammiccamenti «di genere» più facili: commozione, lacrime, risate, toni sopra le righe, tradimenti, complicità tra donne come prove da attrici, tutto rimanda ai modelli più rassicuranti (compresa un po' di fiction da prima serata), persino la «sorpresa» (ampiamente annunciata) del latin lover che come tanti altri grandi è condannato da sé stesso alla virilità. E delle invenzioni di quel cinema italiano, peso amatissimo, poco sembra esserci nella nuova conquistata libertà." (Cristina Piccino, 'Il manifesto', 17 marzo 2015) "Cristina Comencini è molto più portata alle tonalità della commedia agrodolce che a quelle drammatico-impegnate,. Dopo alcuni titoli alquanto malriusciti, infatti, la regista e scrittrice prova a riesibire il côté sorridente e rilassato facendo ruotare una galassia di caratteri muliebri attorno al pianeta-uomo (...). Nel segno della nota sensibilità alle condizioni e/o rivendicazioni «al femminile», la primogenita dell'ottimo Luigi - peraltro svillaneggiato a suo tempo dallo stesso canone critico che oggi tratta lei con un occhio di riguardo - insiste sulle tematiche care alla propria biografia di buona borghesia romana, ma nel contempo si concede il lusso di riprodurre un compendio delle stagioni più fortunate di Cinelandia. Eccoci, dunque, alle prese con un film che tira un po' la corda di questo doppio registro, scontando qualche intoppo (citazioni, ostentazioni, ironie blande) e giocandosi il piacere del pubblico con la raffica di singole performance attoriali estraibili dal quadro d'insieme. (...) Monicelli ha già condotto queste danze con più sarcasmo e concisione, ma si può anche ipotizzare che «Latin lover» gli renda un omaggio non seriale. (...) le donne secondo CC sarebbero i soggetti più trascurati dall'imprinting tradizionale della società, eppure gli unici in grado di guardare agli avvenimenti della vita con sano pragmatismo e intelligenza non facilmente addomesticabile. In quest' ottica, non è per banale nostalgia o commozione da lutto recente che Virna Lisi sembra risaltare una spanna al di sopra delle compagne di cast, figurine dall'alterno rendimento accomunate, peraltro, da una misteriosa, peculiare vitalità votata a duellare con i traumi e gli intrecci del passato come gli uomini non vorrebbero e potrebbero mai fare." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 19 marzo 2015) "Cristina Comencini torna alla commedia e fa centro. (...) Sullo sfondo di un teatrino di scontri ed equivoci popolato anche da discrete presenze maschili, il film ripercorre la carriera del defunto attraverso un montaggio di finte pellicole che diventa un excursus sul nostro cinema e su storici «latin lover» quali Mastroianni e Gassman. Ma l'omaggio è lungi dall'avere carattere retrò o cinefilo: figlia del grande Luigi, la Comencini quel mondo l'ha respirato fin dall'infanzia e lo ripropone con affetto come un modo per invitarci (in ogni senso) in seno alla «famiglia»." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 19 marzo 2015) "Piacerà. A chi di Cristina Comencini ha magari una stima a corrente alternata, ma l'apprezza senza riserve quando sceglie la commedia corale. Il film è apprezzabile su due piani. Come ritratto di donne borghesi in un interno. E come evocazione del cinema che fu (quando i film italiani erano i migliori del mondo e i loro mattatori pure)." (Giorgio Carbone, 'Libero, 19 marzo 2015)

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