Last Action Hero - L'ultimo grande eroe1993

SCHEDA FILM

Last Action Hero - L'ultimo grande eroe

Anno: 1993 Durata: 122 Origine: USA Colore: C

Genere:AZIONE

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:COLUMBIA PICTURES - OAK PRODUCTIONS

Distribuzione:COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO (WINNERS, SCREENCINEMA)

TRAMA

Danny è un ragazzo che idolatra Jack Slater, invincibile poliziotto di un serial cinematografico. Dopo aver rivisto per la sesta volta il terzo episodio, in cui l'eroe combatte il perfido "Squartatore", un maniaco fornito di ascia. Il vecchio proiezionista Nick, suo amico, gli promette un'anteprima esclusiva del quarto episodio e gli dà anche un magico biglietto avuto da suo padre dal grande illusionista Houdini. Durante la proiezione, Danny assiste al complotto del boss mafioso Vivaldi ai danni di Slater, cui ha fatto rapire e torturare il cugino affinchè gli dia la falsa informazione che egli si sta alleando con la gang rivale, che in realtà vuole sterminare. Trovato il cugino moribondo a casa, Slater scampa ad un attentato dinamitardo ed inoltre deve sfuggire in automobile ad un furgone pieno di mafiosi che gli sparano all'impazzata. Improvvisamente il biglietto si anima e trasporta il ragazzo nel film, sulla automobile di Slater, a godersi lo spettacolare inseguimento e le scene di acrobazia. La conoscenza che il ragazzo ha di particolari dovuti alla previa visione del film incuriosisce Dekker, il nevrotico capo di Jack, che decide di affiancare Danny a Jack, e insospettisce Benedict, perfido killer di Vivaldi, che irrompe a casa Slater, sottrae il biglietto e riesce a sfuggire al detective, rientrato nel frattempo. Benedict organizza un funerale molto speciale ad un mafioso ucciso al posto del suo capo, Leo la Scorreggia, che in omaggio alle passate qualità viene riempito di gas nervino che dovrebbe annientare tutta la gang rivale di Vivaldi. Jack, con l'aiuto di Danny, che si arrangia a manovrare una grossa gru, riesce a far cadere Leo in uno stagno di catrame che frena la diffusione del gas. Benedict fa fuori Vivaldi e braccato da Slater, usa il biglietto e si trasferisce nel mondo reale, seguito da Jack e Danny. Mentre Benedict scopre che nella realtà di New York i delitti restano impuniti, Jack vede le sue doti acrobatiche e atletiche molto ridotte rispetto alla finzione cinematografica. Per giustificare la scomparsa da casa di Danny, Slater si finge un poliziotto con la madre di lui, che lo trova simpatico. Alla prima del nuovo film di Slater, Benedict tenta di uccidere l'attore, Schwarzenegger, servendosi dello Squartatore, fatto "uscire" dal relativo film. Jack e Danny vengono salvati in extremis da un gatto-cartoon dal tradimento di John Practice, agente FBI: Slater riesce a uccidere lo Squartatore, a salvare Danny gettato dal tetto da quest'ultimo e ad eliminare Benedict ma rimane ferito. Grazie al consiglio della Morte, "uscita" dal film il "Settimo Sigillo", Danny riesce a far rientrare Jack nel suo mondo immaginario prima che muoia dissanguato. Sia pur a malincuore, l'eroe ed il suo piccolo ammiratore-amico rientrano nei rispettivi ruoli, anche se ora, dallo schermo, Slater sa di avere uno spettatore del tutto particolare che lo segue.

CRITICA

"L'idea di entrare e uscire dallo schermo non è di prima mano, era di Gore Vidal prima ancora che del Woody Allen della "Rosa purpurea". Ma il meccanismo misto tra commedia, azione e fantasy funzionerebbe comunque se non appesantito da un'ora e mezzo di fracasso inutile, dove il teenager (Austin O'Brien), coperto dall'immunità cinematografica, ci dà dentro e "ruba" spesso il film al suo partner. Al quale, eroe di fiction risucchiato nella vita, capitano anche battute gustose come "la cosa più folle è che io sopravvivo", cui il piccolo risponde con saggezza tutta hollywoodiana: "Tu non puoi morire finchè gli incassi non caleranno" (per la completezza dell'informazione, il libro dal film l'ha pubblicato la Longanesi)." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 10 ottobre 1993) "Come in "La rosa purpurea del Cairo", di cui "L'ultimo grande eroe" è la versione poliziesca, nel finale ognuno torna arricchito nella propria dimensione: Slater sul set californiano delle sue mirabolanti gesta, Danny a New York ad abbellire la quotidianità con la fantasia. Però al film bizzarro e sovraccarico fabbricato dal regista John McTiernan intorno a un divo già di per sè iperbolico come Schwarzenegger manca il dono della poetica comicità di Woody Allen. E se Danny non crede alla realtà dell'avventura meravigliosa in cui si trova coinvolto perchè dovrebbe crederci lo spettatore?" (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 10 ottobre 1993) "Non è molto, e l'idea, appunto, non è nuova, ma il risultato sul piano di uno spettacolo ora concitato ora vagamente demenziale non stenta troppo a convincere, anche perchè ce n'è sia per quanti al cinema vogliono palpitare sia per quanti vogliono sorridere. Schwarzenegger come "duro" della celluloide rifà con spirito il verso a sè stesso, è plausibile però anche quando, finito tra di noi, si arrabatta per trovare i ritmi giusti. Il cattivo è Charles Dance, segaligno come sempre, il traditore di turno è F. Murray Abraham (non a caso il ragazzino dice al suo eroe: "Bada che ha già ucciso Mozart"), il padrino mafioso, con accento siciliano, è Anthony Quinn. Quando si gioca al cinema dentro al film si intravedono anche Jim Belushi, Sharon Stone, Jean-Claude Van Damme e Melvin Van Peebles. Mezza Hollywood, insomma, per far corona a Schwarzenegger." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 09 ottobre 1993) "Disastro immeritato. L'ultimo grande eroe è sicuramente un film pieno di difetti visibili da chiunque a occhio nudo (primo di tutti una regia tirata giù con l'accetta, cosa doppiamente grave in un film fatto con tanti mezzi e giocato sul filo dell'ironia e della parodia dei film avventurosi... tirati giù con l'accetta). E questo difetto di base lo rende a tratti ripetitivo, qualche volta noiosetto, e sicuramente non riuscito come avrebbe potuto. Ma è anche un film intelligente, gentile, spiritoso. Un delirio cinefilo da cento milioni di dollari tradotto in un simpatico giocattolo per ragazzini, e per adulti in vena di giocare". (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 10/11 ottobre 1993)

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