L'ARTE DELLA GUERRA2000

SCHEDA FILM

L'ARTE DELLA GUERRA

Anno: 2000 Durata: 113 Origine: CANADA Colore: C

Genere:AZIONE, THRILLER

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:AMEN RA FILMS, CANADIAN FILM AND VIDEO PROD. TAX CREDIT, FILMLINE INT. INC., FRANCHISE PICT., IMPERIAL ENT. GROUP, MORGAN CREEK PROD., QUEBECK FILM AND TELEVISION TAX CREDIT, WARNER BROS.

Distribuzione:20TH CENTURY FOX

TRAMA

TRAMA BREVE A New York, all??ombra del Palazzo di Vetro dell??ONU si consuma un atroce omicidio. La vittima eccellente è l??ambasciatore cinese alle Nazioni Unite. Il delitto avviene poche ore prima della firma di un importante protocollo d??intesa fra cinesi e paesi occidentali per cui forte è il sospetto di un sabotaggio. Dell??omicidio viene accusato ingiustamente l??agente segreto americano Neil Shaw. Con l??aiuto di un??impiegata, Shaw decide di scoprire esecutori e mandanti del complotto. TRAMA LUNGA In un futuro non molto lontano, la giovane Fry, pilota di navi spaziali, è costretta ad un atterraggio di fortuna su un pianeta lontano. Nel corso della collisione l'equipaggio dell'astronave pilotata da Fry resta ucciso e, oltre a lei, solo alcuni passeggeri riescono ad evitare la morte: il cacciatore di taglie Johns e il suo prigioniero, il pericoloso omicida Riddick. I superstiti avanzano nel pianeta, arido e senza vita. Incontrano geologi che si spostano da un pianeta all'altro, e, mentre alcuni restano per cercare di riparare la nave spaziale, gli altri proseguono il cammino. Appena il sole tramonta, e il pianeta cala nell'oscurità, emergono altri, imprevisti abitanti: sono uccelli che si materializzano e colpiscono mortalmente. Dopo che altri hanno perso la vita, c'è la necessità di trasportare le batterie alla nave per poter ripartire. Uno solo può andare. Riddick e Johns lottano e Riddick ha la meglio. Torna indietro di corsa e, alla fine, fa luce forte sugli uccelli che, colpiti, muoiono. A chi parte, Riddick dice di riferire che lui è morto su quel pianeta.

CRITICA

"Ci sono film d'azione americani che quando li hai visti una volta, non te li ricordi mai più. E' il caso dell' 'Arte della guerra', diretto dal canadese Christian Duguay e con Wesley Snipes in una parte in cui ti aspetteresti di trovare Jean-Claude Van Damme. (..) Dispiace vedere coinvolto nella missione impossibile il veterano Donald Sutherland, sempre più spesso relegato in ruoli al di sotto delle sue possibilità. Non sarà, anche lui, vittima di una cospirazione?". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 novembre 2000) "Titolo pretenzioso, film simpatico ma delirante. Action movie? Serie B riveduta e (s)corretta? Centone di schegge rubate a 360 gradi? Come che sia, questo techno-thriller accumula sottotrame, controscene e inverosimiglianze fino al parossismo, ma anziché appassionare sfianca. Qua e là affiorano ironia e un sano divertimento senza pretese. Ma quasi due ore sono davvero troppe per un film così". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 novembre 2000) "Il film deriva il titolo da quello di un antico libretto del generale Sun Tsu, studiato attentamente da grandi strateghi tra cui Napoleone. Dedito da bravo orientale alla meditazione piuttosto che all'azione, il militare aveva teorizzato come le guerre potessero essere vinte senza venir combattute. In questo spirito la sceneggiatura di Wayne Beach e Simon Davis Barry è basata su un continuo ribaltamento di ruoli: quello che sembra il cattivo di turno diventa la vittima, chi spia è spiato e così via. Mentre Wesley dal canto suo procede sulla strada della verità a colpi di intuizioni (a volte imperscrutabili per lo spettatore) e abili mosse di karatè. Approdato alla regia da una decennale esperienza di direttore di fotografia, il canadese Christian Duguay, che si è conquistato una certa notorietà televisiva con la miniserie 'Giovanna d'Arco', dirige il film con professionalità, priva di inventiva. Nei panni del protagonista il nero Snipes è atletico e convincente quanto basta. Duole constatare che l'ex star Sutherland, il cui nome figura in testa ai titoli, è relegato in un cammeo fugace e per niente significativo". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 18 novembre 2000)

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