L'AMORE IMPERFETTO2001

SCHEDA FILM

L'AMORE IMPERFETTO

Anno: 2001 Durata: 92 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM, (1:1,85)

Tratto da:-

Produzione:EYESCREEN - KUBLA KHAN - RAICINEMA

Distribuzione:LUCKY RED

TRAMA

Sergio e Angela, lui italiano lei spagnola, attendono un figlio al quale è stata diagnosticata una grave malformazione. I genitori si oppongono all'interruzione di gravidanza e al bambino danno il nome di Miguel Juan, che ricorda il nome di un abitante di un villaggio dell'Aragona nel XVII secolo, cui la Vergine del Pilar di Saragozza operò un miracolo strabiliante...... TRAMA LUNGA A Genova Sergio, trent'anni, lavora in un supermercato. La moglie Angela, spagnola, va da sola in ospedale e partorisce un bambino, cui i medici già in precedenza avevano diagnosticato una grave malformazione che poteva portarlo alla morte. I genitori tuttavia hanno voluto farlo nascere per contrarietà all'aborto, e lo hanno chiamato Miguel Juan in onore di un abitante del villaggio natale di Angela che nel 17° secolo sarebbe stato miracolato dalla Vergine del Pilar di Saragozza. Dopo aver deciso di donare al momento opportuno gli organi del bambino, Sergio, che non ha a sorreggerlo la fede della moglie, si lascia andare alla disperazione. Intanto nel supermercato una giovane dipendente si è suicidata, dopo aver subito uno stupro. Il commissario Sironi, incaricato delle indagini, interroga anche Sergio, che la sera prima aveva accompagnato a casa la ragazza, e finisce per restare coinvolto nella situazione relativa al piccolo Miguel. Sergio si dà al bere e viene sospeso dal lavoro. Così i genitori trascorrono tutto il giorno al capezzale del figlioletto. Quando il neonato muore, Sergio racconta i dettagli della sera trascorsa con la ragazza del supermercato. "Hai mai pensato al suicido?" le aveva chiesto tra l'altro. Ora Sergio, in preda al nervosismo, si ferisce con un coltello. Poi lui e Angela, d'intesa, rubano il corpicino morto e lo portano a casa. Qui li raggiunge la polizia.

CRITICA

"In effetti Maderna, anche se dirige benissimo i suoi attori e centellina con sapienza le informazioni, si impantana in una tale massa di problemi - etici e cinematografici - che non ne viene fuori. Se non scivolando su dialoghi impossibili, proprio lui così bravo nei silenzi. Del resto, succede spesso: al secondo film i problemi non mancano". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 settembre 2001) "Non era facile cavarsela. In bilico tra ordinario e straordinario, tra bassezza e fanatismo, senza dissipare il dubbio se i due siano santi o irresponsabili. Maderna fa una scelta di distacco che rende possibile ogni interpretazione e non ci obbliga a impietosirsi. Ma servivano (Enrico Lo Verso) interpretazioni più forti". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 8 settembre 2001) "Il tema assolutamente inconsueto, occasione di riflessione e di tenerezza, viene affrontato dal regista Maderna, milanese neppure trentenne; Francesco Carnelutti interpreta con bravura il medico neonatologo". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 12 aprile 2002) "I silenzi su cui era costruito il bell'esordio del regista ('Questo è il giardino', premio opera prima a Venezia nel '99) cedono il passo a dialoghi quasi non recitati, in un teatro morale costruito intorno alla intensa coppia Belaustegui/ Lo Verso. E pur con i classici difetti dell'opera seconda, è il film di un regista vero, con un sorprendente controllo della messinscena, rispettoso dei personaggi e dello spettatore". (Emiliano Morreale, 'Film tv', 16 aprile 2002) "In un cinema e in una cultura come i nostri, più portati alla superficialità che alla riflessione, e alla recita del sentimento più che al sentimento, il film di Maderna può sconcertare e perfino disturbare, privo com'è delle abituali e abili protezioni consolatorie, cioè ipocrite. Ma è questo il suo pregio maggiore: la sua durezza, la sua ricerca che può anche talvolta vacillare di fronte alla radicalità dei problemi che affronta, senza riuscire a trovar sempre un equilibrio tra tensione morale e tensione estetica, ma determinato e sempre da questa ricerca, sincera e rigorosa, bruciante. La fotografia, bellissima, è di Yves Cape, che lavorò al durissimo capolavoro di Bruno Dumont 'L'umanità', che per Maderna dev'essere stato di stimolo e modello". (Goffredo Fofi', Panorama', 18 aprile 2002)

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