SCHEDA FILM

L'ambizione di James Penfield

Anno: 1983 Durata: 109 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, PSICOLOGICO

Regia:Richard Eyre

Specifiche tecniche:PANORAMICO

Tratto da:-

Produzione:GREEN POINT, GOLDCREST FILMS INTERNATIONAL

Distribuzione:BIM DISTRIBUZIONE (1985) - GENERAL VIDEO, CECCHI GORI VIDEO

ATTORI

Jonathan Pryce nel ruolo di James Penfield
Tim Curry nel ruolo di Jeremy Hancock
Rosemary Harris nel ruolo di Ann Barrington
Frank Finlay nel ruolo di Matthew Fox
Charlie Dore nel ruolo di Susan Barrington
Nat Jackley nel ruolo di Sig. Penfield
David de Keyser nel ruolo di Gold
Pearl Hackney nel ruolo di Signora Penfield
Peter Walmsley nel ruolo di Bob Tuckett
Simon Stokes nel ruolo di Edward
Orlando Wells nel ruolo di Tom Fox
Libba Davies nel ruolo di Betty
Sandra Voe nel ruolo di Carmen
Andrew Norton nel ruolo di Pete
Cecily Hobbs nel ruolo di Carol
Clare Sutcliffe nel ruolo di Jill
Robert Cartland nel ruolo di Editore
 

SOGGETTO

McEwan, Ian
 

SCENEGGIATORE

McEwan, Ian
 
 

MONTAGGIO

Martin, David
 

SCENOGRAFIA

Arrighi, Luciana
 

COSTUMISTA

Arrighi, Luciana

TRAMA

Penfield, redattore della BBC, è un giovane profondamente ambizioso e carrierista che, per un editore di destra, si impegna a scrivere un libro rivisitando l'epoca dell'affare di Suez (1956), proprio mentre l'Inghilterra si trova davanti al problema delle isole Falklands. James, stimolato da Jeremy, un suo ambiguo amico, prende contatto con una giornalista televisiva a cui chiede di essere presentato alla madre, una donna di mezza età che vive con il marito regista pubblicitario in campagna. e che, di schietta fede socialista, in qualità di storico di professione, scrisse ai tempi di Suez un libro severamente critico. Ma il giovane Penfield (che, tra parentesi, socialista non lo è affatto), finisce per essere sedotto dalla matrona, più proclive alle qualità fisiche del giovanotto, che non alla consulenza richiesta. James presenterà il libro nella sua interpretazione dell'epoca di Nasser e della politica inglese di trent'anni prima, vista nell'ottica degli eventi delle Falklands considerati come un ricorrente rigurgito nazionalista della vecchia politica inglese di intervento armato in affari extraeuropei. Avrà successo poiché, in sostanza, è uno che si adegua, ma si accorgerà anche che Susan non lo ama affatto, che l'amico Jeremy si fa in sostanza beffe di lui e che la stagionata madre di Susan lo ha tempestivamente mollato. Penfield continuerà imperterrito la sua arrampicata, circondato tuttavia da una stima labile ed occasionale, senza calore di affetti autentici, cinico qual è, in una società in fondo anche più sprezzante e cinica di lui.

CRITICA

"Il film (che è stato il primo dell'eccellente regista inglese Richard Eyre, già noto per il finissimo e delicato 'Giorno delle oche') è tutto affidato alla interpretazione, sul solido telaio di una calibratissima sceneggiatura, nonché al gioco delle allusioni e perfino delle occhiate e dei silenzi. E' uno studio sottile e spietato, profondamente amaro, che non fa una piega stilistica; la storia di un uomo sotto il profilo morale camaleontico (e anche ripugnante), un moderno Bel Ami, un carrierista deciso e cinico (quanto accattivante è, malgrado tutto, il suo aspetto fisico). Ogni situazione, sol che accennata o lasciata intuire allo spettatore, fa pensare e riflettere; a volte, un gesto, appunto una semplice occhiata o il 'non detto' bastano e avanzano. La durezza di Penfield, abbacinato dalla meta cui aspira, è perfino incredibile (vedi i suoi rapporti con i vecchi genitori, di cui arriva a negare - forse per la modesta estrazione - la stessa esistenza, e l'atteggiamento verso la madre morente e poi, morta, durante il funerale, di cui Penfield, sbirciando l'orologio, sembra indecentemente insofferente). Di quest'uomo (uno straordinario Jonathan Pryce, già assai apprezzato in 'Brazil', un attore tanto semplice, quanto smagliante) il film di Eyre ci consegna un ritratto asciutto e completo: come di uno che sa evitare ogni insidia e che appare sempre ciò che non è, falso da un punto di vista autenticamente umano e plausibilmente vero nelle maniere mistificatorie e nella inesauribile sua capacità di adattamento. Non è un nuotatore di classe, ma sa ben galleggiare: quanto basta in certi ambienti per vellicarlo e strumentalizzarlo. (...) Nel film, dunque, politica e psicologia sono intimamente legate. La non perfetta conoscenza da parte del pubblico (specie di quello più giovane) di tutti i connotati e i retroscena politici dell'affare di Suez e delle sue gravissime implicazioni, nel film appena alluse (forse perché alla memoria degli inglesi tutto ciò è più vicino in ogni senso), è l'unico aspetto che può renderne meno agevole la immediata fruizione. (...). Per gente non frettolosa, né superficiale, sensibile alle sfumature di un gioco finissimo, il film, che è per di più arricchito da una ricostruzione ambientale esatta e splendida, è tutto da vedere." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 99, 1985)

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