LAISSEZ-PASSER2002

SCHEDA FILM

LAISSEZ-PASSER

Anno: 2002 Durata: 170 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, GUERRA

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM, CINEMASCOPE

Tratto da:ISPIRATO AL LIBRO DI MEMORIE DI JEAN DEVAIVRE "LA SUITE A L'ECRAN"

Produzione:LES FILMS ALAIN SARDE, LITTLE BEAR, FRANCE 2 CINEMA, FRANCE 3 CINEMA (PARIGI) - KC MEDIEN (MONACO) - VERTIGO FILMS (MADRID)

Distribuzione:01 DISTRIBUTION

TRAMA

Tratto da una storia vera, il film racconta come a Parigi, e in tutta la Francia, nel 1942, il dilemma era se si doveva far finta di nulla o se ci si doveva rifiutare di lavorare con i nazisti occupanti. TRAMA LUNGA A Parigi, nel 1942, la società di produzione cinematografica tedesca Continental, che sotto la direzione del dottor Greven da due anni produce film francesi, riflette il dilemma che vive tutta la Francia. Arrivati a questo punto si deve continuare a lavorare facendo finta di nulla o bisogna rifiutarsi di collaborare con il nemico? Le vite di due uomini si intrecciano, quella di Jean Devaivre, un aiuto regista entrato alla Continental proprio per poter camuffare le sue attività clandestine nella resistenza, e quella di Jean Aurenche, uno sceneggiatore poeta che si accanisce ad evitare ogni proposta di lavoro che viene dai tedeschi. Intorno a loro decine di personaggi intorno a loro, resistenti o collaborazionisti, sono impegnati soprattutto a sopravvivere al freddo, alla fame e alle restrizioni del tempo di guerra.

CRITICA

"Palesemente affascinato dalla materia, Tavernier ha realizzato una tragicommedia nervosa, brillante nei dialoghi, che perde un po' il ritmo nella seconda parte (l'incontro con servizi segreti inglesi da barzelletta) però contiene sequenze di struggente bellezza, come il viaggio in bicicletta di Devaivre per raggiungere moglie e figlio". (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 9 febbraio 2002) "Diretto con gran brio da un Tavernier in stato di grazia, in patria 'Laissez-passer' ha suscitato polemiche furiose ed esagerate. Tutto perché rievoca fatti e personaggi reali in forma di commedia corale, drammatica e scanzonata insieme. Per i custodi dell'ortodossia, un affronto". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 settembre 2002) "Peccato che Bertrand Tavernier affrontando il tema complesso e spinoso del cinema parigino che collaborò con il tedesco invasore abbia finito per smarrirsi in un contesto di situazioni e allusioni che il pubblico odierno non può apprezzare. Passato senza onori e con qualche sbadiglio all'ultima Berlinale, 'Laissez-Passer' si può insomma considerare un interessante film sbagliato". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 28 settembre 2002) "'Laissez-Passer' è soprattutto un film-romanzo: perché, come recita una battuta, 'c'è chi fabbrica pane e chi fabbrica storie' e Tavernier sa bene qual è il suo proprio compito. Nell'entusiasmo per il tema, magari, si è preso qualche libertà romanzando i fatti, aggiungendovi un'intonazione lirica qui, una situazione umoristica là. E ha centrato l'obiettivo, perché il risultato è uno spettacolo rivolto al pubblico più vasto, che può benissimo goderselo anche se le referenze citate non gli dicono nulla". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 29 settembre 2002) "'Laissez Passer' non vuole essere un declamatorio pamphlet storico ma un affresco corale che trova nel cinema (come linguaggio) la sua forza. Tavernier mescola dramma e commedia e ci rende partecipi dell'avventura di chi lottava (e lotta) per il bene supremo. La vita, e nient'altro". (Mauro Gervasini, 'Film Tv', 6 ottobre 2002) "Tavernier chiama a rapporto la sua cinefilia, profonda, informata, appassionante, per trasformare l'episodio in una spaccato d'epoca sulla lotta e la salvezza, cercando di dare un senso al destino che ciascuno decide quando tutto sembra perduto, ma non lo è. Può disorientare la chiave di commedia, che nasce da una scelta stilistica: raccontare la storia rivisitando il cinema del tempo, ripreso nella vivace riscrittura di Becker, Autant-Lara, Clouzot". (Silvio Danese, 'Il giorno', 27 settembre 2002)

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