SCHEDA FILM

Laila la figlia della tempesta

Anno: 1958 Durata: 85 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:35 MM, EASTMANCOLOR

Tratto da:romanzo di Jens Andreas Friis

Produzione:RHOMBUS FILM, SANDREWS

Distribuzione:DE LAURENTIIS (1959)

TRAMA

La piccola Laila, figlia di padre e madre norvegesi, perde i genitori durante una tempesta di neve quando lupi famelici attaccano le slitte su cui la famigliola sta tornando a casa dopo la cerimonia del battesimo della piccola. Laila viene trovata da un pastore lappone che la porta a casa sua, e, insieme alla moglie, la alleva amorevolmente come fosse una figlia vera. Laila cresce felice fra la gente lappone, di cui condivide gli usi e i costumi. Divenuta una bella ragazza, il padre la promette in sposa ad un giovane e ricco pastore lappone. Ma Laila ama, ricambiata, un facoltoso mercante norvegese che ha conosciuto durante una visita al mercato del villaggio più vicino al luogo ove i lapponi hanno eretto le loro tende. Laila si rifiuta di sposare il pastore, ma il padre, credendo di agire nell'interesse della figlia, la costringe a maritarsi con il giovane lappone. Tutto è pronto per la cerimonia, ma Laila riesce a fuggire poco prima dell'arrivo del promesso sposo. Il padre adottivo, di fronte alla situazione che si è venuta creando, rivela al pastore lappone come Laila non sia una di loro, ma una norvegese da lui trovata nella foresta in tenera età e successivamente adottata e tenuta come una figlia. Così ora Laila potrà sposare l'uomo che ama.

CRITICA

"Il film, interamente girato nella zona del circolo polare artico, presenta costumi e usi dei Lapponi, soggetto finora poco trattato dal cinema. Il regista però non si è preoccupato di offrire un quadro completo di vita lappone, limitandosi a presentare bellissimi esterni, fotografati con buon colore, ed un'ingenua storia d'amore. Discreta l'interpretazione." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 46, 1959) "La trama del film può apparire, a prima vista, piuttusto banale, ma, man mano che la vicenda si svolge, ci si accorge che il film è condotto con un certo garbo senza cadere in facili sdolcinature o insistere inutilmente su certe sequenze. Il tutto rende la visione del film assai piacevole. Il film si snoda con un susseguirsi di situazioni che non mancano talvolta di una certa poesia. Notevole lo studio dei sentimenti dei singoli personaggi. Buona la fotografia del paesaggio lappone che ci viene presentato nelle varie stagioni dell'anno con i rigidi inverni carichi di neve, le estati dai colori pallidi, il tempo del disgelo con le acque che scorrono fresche, copiose e limpide. Molto belli i costumi lapponi, costumi non privi di fascino nei loro colori smaglianti; interessanti gli usi, talvolta rudi, di quella popolazione nomade che tuttora usa le tende come case e sci e slitte come mezzi di trasporto. In conclusione un film che ha il merito di lasciare lo spettatore appagato." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 95, 1983)

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