Lady Henderson presenta2005

SCHEDA FILM

Lady Henderson presenta

Anno: 2005 Durata: 103 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:ispirato a una storia vera

Produzione:PATHE' PICTURE, BBC FILMS, FUTURE FILM LIMITED, MICRO-FUSION, THE WEINSTEIN COMPANY, UK FILM COUNCIL, HEYMAN HOSKINS

Distribuzione:BIM (2006)

TRAMA

Londra, 1937. Laura Henderson, una ricca vedova di 69 anni dinamica e vitale, è in cerca di un passatempo per riempire le sue giornate. Destando l'indignazione e lo scandalo nel circolo dei suoi amici aristocratici e benpensanti, lady Henderson decide di acquistare il Windmill Theatre, nel cuore di Soho, e non avendo alcuna esperienza nella gestione di un teatro, ne affida la direzione ad un vero professionista dello spettacolo, Vivian Van Damm. I due ingaggiano una vivace sfida a colpi di inganni e travestimenti attraverso cui nasce un rapporto di reciproco amore e odio che provoca scintille ma anche fondamentali innovazioni nella storia del teatro britannico: l'idea di un revue-de-ville - una rivista senza interruzioni creata dallo stesso Vivian Van Damm - che porta un enorme successo al Windmill Theatre, sempre esaurito e ben presto imitato. Ma l'idea più originale nasce dalla vivace mente di Laura: mettere sul palcoscenico ragazze nude! Il problema più grande è riuscire ad ottenere il permesso da Lord Chamberlain, il responsabile della censura, che però, grazie alle arti persuasive di Lady Henderson, decide di concedere il suo permesso a condizione che le ragazze restino immobili sulla scena così da imitare le forme dell'arte. I 'tableaux vivants' del Windmill, riscuotono un successo sensazionale messo però purtroppo in pericolo dallo scoppio della II Guerra Mondiale...

CRITICA

"Consenso pieno alla gentile signora che in fine proiezione ce lo definiva 'un film elegante', anche se la qualifica si assegna in genere ai belli senz'anima. Proprio perché 'Lady Henderson presenta' assomiglia a un capo d'abbigliamento old fashion, affidabile nella sua stoffa di qualità e confortevole nella sua linea senza guizzi appariscenti. Un copione fluido e moderato, la regia di mestiere di Stephen Frears, due interpreti bravissimi, la giusta atmosfera londinese (sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale), una stoccata a favore dell'orgoglio patriottico britannico e un'altra contro la stupidità di ogni censura repressiva: schivando quasi sempre la melensaggine dei sottomotivi sentimentali, la vicenda ispirata - con le libertà del caso - alla vera storia di un celebre teatro di Soho è un gradevole esempio di cinema anacronistico che non smuoverà la folle, ma neppure farà rimpiangere agli utenti il prezzo del biglietto. (...) Ovviamente i caratteri di Judi Dench e Bob Hoskins rubano la scena, col duplice risultato di impreziosire i crepitanti dialoghi e le divertenti scaramucce e rendere un po' goffi e stereotipati i personaggi di contorno e gli svolazzi poetici disseminati in sottotesto. Lo stile di Frears non fa alcuna fatica a destreggiarsi tra realismo documentario (con tanto di filmati d'epoca) e messinscena classica, ma il suo difetto più vistoso sta nell'implausibile passaggio tra ironie libertine e lacrimucce da melò bellico." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 7 gennaio 2006) "Se gli attori troppo bravi possono dare ai nervi, non questo è il caso della sublime Judi Dench. Bisogna vederla duettare con Bob Hoskins animando una coppia di personaggi agli antipodi, ma di pari testardaggine, che battibeccano, s'insultano, si provocano, si ammirano e che, dopo un po', ti sembra di conoscere personalmente. Come vorresti conoscere la bionda Kelly Reilly, e non solo per le morbide grazie che offre allo sguardo. Da quell'eclettico snob che è, Stephen Frears lascia agli attori tutto lo spazio di cui necessitano. Poi, quasi senza parere, ne ritaglia uno per se stesso: spolvera via lo strano manierismo retrò che tende a depositarsi sulle storie d'epoca, imprime al succedersi delle sequenza un ritmo vivace, si lascia andare con naturalezza sia all'istinto ludico, sia alla voglia di commuovere. E gioca beffardo col voyeurismo dello spettatore: il che, al cinema, non è mai casuale."(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 6 gennaio 2006). "La commedia parte alla grande in deliziosa sintonia con l'humour british, si diverte da matti nel curiosare dietro le quinte del vaudeville col manager Bob Hoskins, che si leva le mutande per amor d'arte. Purtroppo poi Stephen Frears, amante del teatro (vedi il film su Joe Orton) quando entra in scena Hitler non rinuncia a una dose doppia di retorica che tramuta il ritmo brillante del modernariato teatrale in una sfacciata 'Mrs. Miniver'. Divertente la nascita del nudo e la lotta col Ciambellano: la frase 'the show must go on' nacque allora? Il battibecco romantico è affidato alla sovrumana abilità e al glorioso birignao di Judi Dench fra topless e comprimari di classe." (Porro Maurizio, 'Corriere della Sera', 13 gennaio 2006)

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