La trattativa2014

SCHEDA FILM

La trattativa

Anno: 2014 Durata: 104 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:DOCUMENTARIO

Regia:Sabina Guzzanti

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:VALERIO DE PAOLIS, SABINA GUZZANTI PER SECOL SUPERBO, SCIOCCO PRODUZIONI S.R.L., CINEMA S.R.L.

Distribuzione:BIM

ATTORI

Enzo Lombardo nel ruolo di Gaspare Sptuzza/giudice/barbiere
Sabina Guzzanti nel ruolo di Narratrice/Prof.ssa di Teologia/giornalista/Berlusconi
Sabino Civilleri nel ruolo di Enzo Scarantino/Massimo Ciancimino giovane
Filippo Luna nel ruolo di Massimo Ciancimino adulto/magistrato
Franz Cantalupo nel ruolo di Vito Ciancimino/poliziotto/magistrato
Michele Franco nel ruolo di Giancarlo Caselli/massone/magistrato/Enzo Cartotto/agente servizi
Nicola Pannelli nel ruolo di Colonnello Riccio/magistrato
Claudio Castrogiovanni nel ruolo di Luigi Ilardo/calciatore del Bacigalupo
Sergio Pierattini nel ruolo di Colonnello Mori
Maurizio Bologna nel ruolo di Marcello dell'Utri/magistrato
Ninni Bruschetta nel ruolo di Prof. di Teologia/PM processo dell'Utri
 

SOGGETTO

Guzzanti, Sabina
 

MUSICHE

Piovani, Nicola
 

SCENOGRAFIA

Lupo, Fabrizio
 
 

EFFETTI

Chromatica

TRAMA

Di cosa si parla quando si parla di trattativa? Delle concessioni dello stato alla mafia in cambio della cessazione delle stragi? Di chi ha assassinato Falcone e Borsellino? Dell'eterna convivenza fra mafia e politica? Fra mafia e chiesa? Fra mafia e forze dell'ordine? O c'è anche dell'altro? Un gruppo di attori mette in scena gli episodi più rilevanti della vicenda nota come trattativa stato mafia, impersonando mafiosi, agenti dei servizi segreti, alti ufficiali, magistrati, vittime e assassini, massoni, persone oneste e coraggiose e persone coraggiose fino a un certo punto. Così una delle vicende più intricate della nostra storia diventa un racconto appassionante.

CRITICA

"Malgrado le ambizioni e l'impegno di messa in scena è riduttivo vedere in 'La trattativa' un film nel senso artistico e narrativo e anche di intrattenimento, e tantomeno un documentario. Perché, senza poterne mettere in dubbio l'interesse, è soprattutto un pamphlet, genere cui l'autrice non è nuova. Sui dati raccolti e sullo sguardo comico-satirico al quale Sabina Guzzanti non rinuncia mai prevale l'esposizione unilaterale di una tesi. Si tratta nientemeno della 'trattativa Stato-mafia'. Attraverso lo stratagemma drammaturgico di 'un gruppo di lavoratori dello spettacolo' che su un palcoscenico fa vivere i 'personaggi' di una vicenda sulla quale non esistono conclusioni certe, si va allo snodo dei primi anni 90 italiani per stabilire che dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino lo stragismo mafioso si è interrotto in seguito a un patto, di cui farebbe parte la controversa dinamica che portò nel '93 all'arresto di Riina." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 2 ottobre 2014) "Coraggiosa Sabina Guzzanti che, ispirandosi al cinema di Petri e di Rosi, parte dai documenti (intercettazioni, testimonianze di pentiti, atti processuali) - e deve averne studiati una marea - e li mette in scena assegnando ai suoi attori le varie parti in commedia, senza pretendere di fare operazione realista; anzi denunciando la natura brechtiana della ricostruzione. In questo modo la Guzzanti si assume piena responsabilità del punto di vista attraverso cui racconta l'ambiguo iter della Trattativa Stato-mafia al centro del film: e nello stesso tempo gli conferisce maggior forza di verità. Vero che in alcuni momenti il rigore e l'incisività sono indeboliti dall'affiorare di un'indignazione pasionaria; e da certe personificazioni grottesco-macchiettistiche che, pur riuscite, portano più dalle parti del cabaret televisivo che del teatro del grande Bertolt. Ma nell'insieme, 'La trattativa' è un excursus su un travagliato ventennio di storia italiana, che mettendo uno accanto all'altro diversi frammenti crea un quadro inquietante, confermando dietrologie e sospetti sui soliti noti e anche su illustri ignoti. E riproponendo il dilemma di sempre: qual è il confine fra trattativa e collusione nei rapporti Stato/mafia?" (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 2 ottobre 2014) "(...) se 'La trattativa', in sala dopo il passaggio alla Mostra di Venezia rivendica apertamente un legame con la realtà - e la Storia - del nostro paese, dall'altra parte pone anche delle questioni su cosa significa oggi fare un cinema «impegnato» come si diceva un tempo, o di denuncia. Nei giorni veneziani 'La trattativa' è stato spesso unito a 'Belluscone - Una storia siciliana' per il tema, ovviamente, e per alcune figure che tornano in entrambi i film. (...) I due film però sono davvero all'opposto per stile, scelte narrative, riflessioni sul cinema. Sabina Guzzanti rimane nei luoghi della politica, e costruisce la sua narrazione su coloro che hanno manovrato le cose o ne sono stati esecutori. Nella politica cerca le cause e gli effetti, è la politica che deve fare chiarezza, e scegliere dove collocarsi, e i tribunali non possono essere la soluzione, non la sola almeno. (...) la «finzione» è dichiarata da subito, è la stessa Guzzanti a dirci cosa sta facendo insieme a un gruppo di lavoratori dello spettacolo. Lei sa come funziona, come molti altri disturbatori della quiete pubblica, venne bandita dalla televisione dell'era berlusconiana, e però proprio perché comica degli effetti mediatici conosce dosaggi e equilibri sottili. Sa anche come tutto si può digerire, omologare, l'intervista a un pentito o una fiction sulla mafia. Alla fin troppo semplicistica retorica del complotto oppone perciò l'indagine lineare, quasi- ossessiva e fa di noi, il pubblico, il controcampo della politica a cui chiedere la risposta che evita. Il rebus rimane senza soluzione, e anzi lei ci lascia con una domanda: quando è che il nostro paese entrerà in uno stato di grazia? La risposta è appunto ancora tutta da scrivere." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 2 ottobre 2014) "Spiacerà a chi non è d'accordo con quei critici che ritengono i film della Guzzanti «belli, importanti e necessari». (...) E (...) a chi non sopporta i pamphlet quando sono pure noiosi (il copione è composto dai vari minishow travaglieschi «montati» senza inventiva)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 2 ottobre 2014) "La chicca, purtroppo l'unica, è Nicola Mancino, allora ministro dell'Interno, che confessa di non conoscere Borsellino. Per il resto il documentario della maestrina Sabina Guzzanti sulla (presunta?) trattativa Stato-mafia degli anni Novanta ondeggia tra realtà e fiction, senza aggiungere nulla di nuovo e facendo sempre prevalere il livore sullo sdegno. Che barba." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 2 ottobre 2014)

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